Il “Caso Reggina“, da più parti così ribattezzato, finisce anche sulle riviste importanti come L’Espresso nelle pagine riservate ad Economia, Sport e Affari: “Dalle seconde linee del calcio può arrivare una nuova rivoluzione giuridica, come accadde con la sentenza Bosman, che cambiò volto ai transfer dei giocatori nel 1995. Il tema è semplice. Un club salvato dal fallimento può avvalersi del decreto Salva imprese del 2022, senza essere penalizzato dalla Feder- calcio? La risposta, per ora, è no. La probabile penalizzazione colpirà la Reggina di Felice Saladini, proprietario di una società quotata in Borsa sul mercato Euronext Growth che è subentrato alla fine della scorsa stagione dopo l’arresto dell’ex proprietario Luca Gallo.
Con una massa debitoria ereditata di circa 20 milioni di euro, di cui 13 verso l’erario, il club amaranto presieduto dall’ex prefetto
Marcello Cardona ha chiuso un accordo per il concordato con l’autorità giudiziaria senza perdere la continuità aziendale, il che avrebbe imposto una ripartenza dai dilettanti. Il tribunale ha quindi vietato al club qualunque pagamento oltre le spese vive per gli stipendi dei giocatori in rosa. Questo rinvio a fine campionato ha fatto saltare tasse e contributi di febbraio e marzo, con la prospettiva di una penalizzazione almeno nei primi due gradi del giudizio sportivo.
Fra i precedenti c’è Juventus-Napoli dell’ottobre 2020, quando, in piena pandemia, l’Asl vietò agli azzurri la trasferta torinese. I primi due gradi di giudizio sportivo diedero il 3-0 a tavolino alla squadra di casa e un punto di penalizzazione al club di Aurelio De Laurentiis. Il ricorso al collegio di garanzia del Coni, la Cassazione dello sport, si concluse nel dicembre 2020 a favore del Napoli, che poté giocare la partita. E che in quel caso era assistito da Enrico Lubrano, avvocato amministrativo con specializzazione in Diritto sportivo ingaggiato anche dalla società di Saladini. La speranza del club dello Stretto è di ripercorrere le tappe del Napoli, con l’ulteriore elemento di vantaggio che l’ordine di un tribunale vale di più di quello di un’azienda sanitaria. Se il collegio di garanzia dovesse rigettare il re-clamo, si passerebbe alla giustizia ordinaria, dunque al Tar e al Consiglio di Stato, con buone probabilità che il finale di stagione venga bloccato o invalidato dalla magistratura amministrativa. Vent’anni esatti dopo il caso Catania, una vicenda di retrocessioni decise dai tribunali, conclusa con il decreto Salva calcio del governo Berlusconi, il calcio è tutt’altro che salvo”.