Adrian, tutti ne parlano. Ma lo hanno visto?

Adrian sta per andare in onda, con la seconda puntata. Molte sono state le critiche al noto artista milanese. Il cartoon ha fatto il record di commenti negativi con ascolti non entusiasmanti

I misteri che hanno accompagnato la prima, più che l’abbandono della nave da parte di Teo Teocoli e Michelle Hunziker, oltre a un Celentano che, si è persino detto, non sia stato in grado di fare Celentano, riguardano i giornalisti.

Come era scontato e prevedibilissimo, in un Paese che si sta consegnando alla dittatura, Adrian è stato ampiamente stroncato e denigrato.
Senza alcuna critica, perché è evidente che la maggior parte dei critici non lo abbia visto.

In un Paese semiserio, lo zuccherino di Lino Banfi all’Unesco verrebbe visto come un altro zuccherino, molto più pericoloso, rappresentato da Fedez, in tutto e per tutto paragonabile a Johnny Silver, cantante di regime, in Adrian.
Ancora una volta, in modo estremamente preciso, Adriano Celentano ha dato il massimo, oltreché una prova di quanto sia acuta la sua sensibilità, capace di spingerlo ad azioni che appaiono come profezie.

Se è vero, come è vero, che Adrian sia stato oggetto di un lunghissimo lavoro, durato oltre Dieci anni, è allarmante quante cose si siano già avverate, in netto anticipo, rispetto al fatidico 2068, anno in cui è ambientata la serie.
E non in modo casuale: a 100 anni dal 1968, anno simbolo della Libertà, ma anche anno drammatico, per la Libertà stessa.
Basti pensare a Praga.

Quando guarderemo di nuovo Adrian, tra 49 anni, le caratteristiche che lo renderanno antico saranno giusto alcune scelte musicali, come quella di far cantare, a Johnny Silver, “Mentre tutto scorre”. Anche se, il titolo stesso, così come la bellezza sempiterna di una canzone diventata subito evergreen, fa assumere un valore specifico a questa performance anomala, apparentemente distonica.

La speranza è non ritrovarsi Fedez, tra 49 anni, nelle vesti di un Celentano di regime, con sermoni certamente non all’altezza di quelli del Molleggiato, tra l’altro etichettati per quello che non sono.
Perché Adriano Celentano è teatralità pura, più vera del vero, ed è ironia e intelligenza emotiva, alimentata da una curiosità che lo hanno spinto ad evolversi, in continuazione e ad autoincoronarsi Re degli Ignoranti, così come a rifiutare più di una laurea ad honorem. Questo mentre i colleghi sguazzano e si sbracciano, per averne.

Lo stesso Mogol lo ha riconosciuto, collaborando con lui, più di una volta.

Comunque, la pochezza italica di chi stronca a priori, non ha risparmiato nemmeno Milo Manara e Vincenzo Cerami. In Francia, dove Serge Gainsbourg viene venerato come una divinità, Celentano sarebbe pluriidolatrato, da vivo. Per contro, Serge Gainsbourg sarebbe un pedofilo alcolizzato e incestuoso, in Italia, e sarebbe il bersaglio preferito dei benpensanti di ogni fazione.

Ma è inutile parlare di Serge Gainsbourg, quando a malapena si è a conoscenza del fatto che sia esistito Gaber.

Sarebbe curioso leggere le uscite di domani, in merito alla seconda puntata. Ammesso che non si sia deciso addirittura di non parlarne. Ostracismo visto già ai tempi di Joan Lui, ça va sans dire.