Antonino Polimeni, da Reggio ad Oxford, passando per New York: 'Il futuro dell’avvocatura è tra ADR e specializzazione'

Antonino Polimeni, avvocato esperto in diritto di Internet, privacy e copyright, ci racconta la sua visione del sistema giustizia e dell’avvocatura nel futuro mondo post-Covid

Quando chiediamo all’avv. Polimeni come è andato il 2020, anno vessato da lockdown e Covid, risponde:

“So che per molti è stato difficile e non vorrei essere irrispettoso ma – il suo viso si apre in un inaspettato sorriso – personalmente è stato un anno molto bello, e non solo per il business”.

Ottimismo, positività e spunti di riflessione importanti, in un periodo difficile per tutto il mondo, da parte di Antonino Polimeni, avvocato partito da Reggio Calabria, fondatore di Polimeni.Legal finito sulle televisioni nazionali a parlare di diritto di internet già 13 anni fa, conosciuto inizialmente come avvocato dei personaggi dello spettacolo e oggi citato frequentemente dalle testate nazionali sui principali temi del digitale come esperto di settore, anche in virtù delle molte esperienze internazionali come l’aver viaggiato fino New York per registrare un brevetto di software (in Europa non si può registrare un software) o fino a Taiwan per seguire clienti che si occupavano di e-commerce.

“Ma attenzione a non viaggiare solo per lavoro – ammonisce Antonino Polimeni. Anzi è proprio girando per il mondo che vengono le idee migliori. Non perché si è più intelligenti, ma perché viaggiando si vede come funziona il resto, anche il business, fuori dalle nostre quattro mura. Alla fine non siamo altro che copioni: copioni di mondi che abbiamo visto in giro per il mondo”.

L’avv. Polimeni, che nel luglio scorso è stato relatore alla Oxford University per parlare dei risvolti privacy delle app di tracciamento come Immuni, ha di recente aperto uno studio anche a Milano (oltre che a Roma) e oggi racconta la sua visione dell’essere avvocato ai microfoni di CityNow.

L’avvocato oggi è una professione inflazionata, visto il grande numero di iscritti, soprattutto al centro-sud. Come si sopravvive?

“Io ho un’idea tutta mia dell’essere avvocato. L’avvocatura è una professione nobile all’interno della quale vi sono più sfere d’azione, dentro le quali bisogna muoversi.”

Quali sono queste “sfere d’azione”?

“Innanzitutto c’è la sfera dei principi: il decoro, la discrezione, la finezza e la compostezza. Questa sfera spesso viene confusa con la cravatta o la toga (a me capita di andare in cancelleria in scarpe da ginnastica), e io non la vedo proprio così e credo si tratti proprio di altro. Essere avvocato vuol dire avere rispetto per i ruoli, per le controparti, per gli organi giudicanti, per gli altri colleghi. Colleghi che spesso vengono scambiati per competitor e questo, a mio parere, è esattamente il modo peggiore di essere avvocati.

Ve ne racconto una: recentemente ho fatto una call (ma solo audio) con una potenziale cliente. Ma dall’altra parte si erano dimenticati di fare il log-out al servizio di videochiamata che stavamo utilizzando e così è rimasto il nome e cognome del reale utilizzatore di quel PC. Era il nome di un collega che si occupa della mia stessa materia: nascondendosi dietro falsa identità voleva conoscere i costi dei nostri servizi. Che figuraccia. Basterebbe chiamarmi per chiedermeli, per confrontarci e anche per scambiarci i documenti. Questo è il mio modo di fare l’avvocato.

Poi c’è la sfera dell’imprenditore. Siamo pur sempre imprenditori di noi stessi e lo studio legale ormai si avvicina sempre più ad un’azienda vera e propria. È strano a dirsi ma è così. Quindi bisogna investire, non solo il tempo ma anche il denaro, esattamente come qualsiasi impresa, accettandone il rischio. Serve coraggio, fiducia in sé stessi e nei propri collaboratori e intraprendenza.

Infine c’è la sfera del professionista. Ed è questo per me il nodo cruciale: la conoscenza. Bisogna essere davvero competenti e bisogna studiare molto. Aggiornarsi è forse più importante di ricercare i clienti. E il punto focale è che, per conoscere e studiare a fondo, non si può essere avvocati generalisti, ma è necessario specializzarsi in una sola materia. Una sola.

Questo per me è il futuro dell’avvocato. La assoluta verticalizzazione su una materia specifica, senza aver paura di dire di no a potenziali clienti che arrivano in studio con incarichi relativi ad altre cose. La pesca dei clienti a strascico è una cosa che non mi è mai piaciuta, non può funzionare e rischierei di far male il mio lavoro. Né tantomeno mi piacciono gli avvocati da “circolo”.

Essere esperti in un settore particolare, invece, porta enormi vantaggi. Innanzitutto si risparmia moltissimo tempo, poiché non bisogna star lì a studiare una materia che è sempre diversa. Poi si ha un vantaggio anche economico sul mercato: se un cliente cerca uno specialista in una determinata materia il ventaglio di avvocati si riduce e, per la legge del mercato, le parcelle si alzano. Infine, con i nuovi strumenti, posizionandosi bene, si può godere di un notevole ampliamento dell’ambito territoriale. Il mio nome lo cercano su Google: non importa se io mi trovi a Reggio o a Milano, l’importante è che io sappia bene la mia materia.”

Il lockdown ha messo in crisi il mondo intero, eppure voi avete aperto una sede a Milano a fine 2020.

“Siamo stati solo fortunati: in questo caso è solo merito del settore in cui siamo immersi. Il mondo digitale, infatti, non ha risentito della crisi, anzi! Probabilmente è stato l’unico settore in crescita nel mondo nell’ultimo anno. Ma sono molto ottimista: il Covid ci offre sul piatto d’argento un futuro che, se gestito bene ci può davvero cambiare ed in meglio”.

In che senso? Cosa cambierà?

“A mio parere, in prima battuta, il sistema giustizia accuserà il colpo: ci sarà un importante accumulo di procedure, in tribunali già intasati. Ma attenzione, perché il Covid ci ha dato l’opportunità di sperimentare delle migliorie che potrebbero veramente cambiare le procedure, ottimizzandole. Innanzitutto assistiamo ad un’enorme crescita di convinzione verso i metodi alternativi di risoluzione delle dispute, come la mediazione per esempio. In questi mesi i tribunali si sono ingolfati e la gente (e i colleghi) hanno capito che la maggior parte dei contenziosi possono essere risolti con strumenti alternativi, con enormi vantaggi per tutti. Inoltre, tornando nelle corti, oggi a causa del Covid molte udienze si tengono a trattazione scritta, ovvero senza la presenza delle parti che, in effetti, nella maggior parte delle udienze che scandiscono i tempi di una causa, è davvero inutile.

Io impazzisco a volte a pensare di perdere mattinate intere per poi dovermi presentare davanti a un giudice a dire semplicemente “può andare in decisione, grazie”. Sono cose che non possono appartenere ad un mondo moderno e digitalizzato come il nostro.

Finalmente le cose stanno cambiando, si tende ad una razionalizzazione del processo, una migliore organizzazione delle udienze e quando lo scorso mese ho fatto un’udienza da remoto in videocall, a Trieste, ma seduto comodamente in studio alla mia scrivania a Reggio, discutendo il cautelare per oltre un’ora, serenamente e senza dover prendere aerei, taxi, hotel, in effetti si ottengono dei vantaggi incredibili, di risparmio di tempo, di soldi (per il cliente) e senza assolutamente dover rinunciare a nulla, né proceduralmente né nella discussione che anzi è avvenuta con maggiori strumenti a disposizione (ad un certo punto abbiamo condiviso lo schermo per mostrare al giudice una ricerca Google).

Questo si che è il futuro. Abbiate fiducia, il mondo sta cambiando e gli avvocati anche”.