Emergenza abitativa ad Arghillà, D’Aguì e Marino: ‘Non hanno murato le case, ma diritti e dignità!’
"A otto mesi dallo sgombero forzato di 110 alloggi senza nuove assegnazioni nel Comparto 6 di Arghillà, nulla è cambiato": la denuncia delle associazioni
17 Novembre 2025 - 11:29 | Comunicato Stampa

A otto mesi dall’Ordinanza Sindacale n. 27 del 26 marzo 2025, che disponeva lo sgombero forzato di 110 alloggi nel Comparto 6 di Arghillà senza l’assegnazione di alloggi per le famiglie, nulla è cambiato. Anzi, la situazione abitativa e sociale è precipitata. Circa 30 famiglie vivono ancora all’interno degli immobili sgomberati, molte altre sono state disperse senza alcuna sistemazione alloggiativa alternativa, e diverse si sono viste costrette – per pura sopravvivenza – a rioccupare altri alloggi in condizioni ancora più precarie.
Denunciano Patrizia D’Aguì, presidente del gruppo civico Noi Siamo Arghillà – La Rinascita, e Giacomo Marino, presidente dell’associazione Un Mondo Di Mondi:
“Le istituzioni hanno scelto il silenzio e di non assegnare gli alloggi alle famiglie che ne hanno diritto. Da mesi chiediamo chiarezza e un piano di assegnazione alloggi per le famiglie coinvolte e che hanno i requisiti di legge. Ma dal Comune di Reggio Calabria arrivano solo porte chiuse, promesse vuote e nessun atto concreto.”
Le voci della disperazione
Le testimonianze dei residenti raccontano meglio di qualsiasi statistica il dramma umano che si consuma da mesi tra le mura cadenti del Comparto 6. In uno degli ultimi servizi in onda su Rai3, una signora residente, separata e madre di quattro figli, ha raccontato di sopravvivere in un alloggio inagibile con un ISEE di 2.500 euro all’anno:
“Ho rifatto la domanda per la casa nel 2006, ma non mi hanno mai risposto. Non ce la facevo più a pagare un affitto e sono venuta qui. Dormo sul divano perché ho paura. Temo che qualcuno mi entri in casa. La notte tengo un coltello vicino, perché qui rubano, scassinano, entrano anche di giorno. Voglio solo una casa lontano da qui. Una casa vera, non questa paura”.
Un altro residente, cacciato dal suo alloggio senza alternative, mostra alle telecamere la sua casa murata:
“Hanno chiuso tutto, da una parte e dall’altra. Ci hanno buttato fuori. I miei mobili, distrutti. I lavandini, spaccati. E dove dormo ora? In macchina. Nessuno mi ha dato un posto, neanche per una notte”.
Il giornalista de “La Verità” Fabio Dragoni, in onda su Rai 3 ha descritto con lucidità il dramma quotidiano:
“Una donna che dorme con un coltello in mano per paura che le rioccupino la casa. Questo è il livello di disperazione. E il ruolo del sindaco, in questi casi, è fondamentale: non per avere tutte le soluzioni, ma per essere il motore che le istituzioni attendono per agire. Senza di lui, resta solo la paura”.
Le famiglie dimenticate
Le due associazioni denunciano la mancanza di trasparenza nella gestione del patrimonio ERP/ATERP, l’assenza di un censimento aggiornato, il turn-over previsto dalla normativa e quindi la totale confusione sulle disponibilità di alloggi pubblici. Molti residenti del Comparto 6 hanno chiesto formalmente un alloggio d’emergenza, ma non hanno ricevuto risposta.
“Nonostante le ripetute sollecitazioni e gli sforzi per sensibilizzare le istituzioni, tra cui le audizioni in Commissione Controllo e Garanzia presiedute dal Consigliere comunale Massimo Ripepi, l’Amministrazione comunale non ha ancora fornito soluzioni praticabili”, affermano D’Aguì e Marino. “Ci sono fondi e strumenti per intervenire, ma nessuno li utilizza. I 15 milioni del PNRR del progetto PINQUA destinati alla riqualificazione della zona Modenelle sono fermi. La Delibera comunale n. 3 del 10 febbraio 2017, che prevedeva interventi strutturali per gli alloggi ERP e le verifiche necessarie per applicare il turn-over è rimasta lettera morta. Si continua a ignorare la realtà, mentre la gente vive tra topi, paura e buio.”
Un appello accorato: “Il diritto alla casa non può aspettare”.
“Non stiamo difendendo l’abusivismo,” ribadiscono i rappresentanti delle associazioni, “ma difendiamo le famiglie che, pur avendo i requisiti di legge per ottenere una casa, vengono lasciate senza alcuna alternativa. Tra loro ci sono minori, disabili, anziani soli, madri separate, persone con patologie gravi. Non chiedono privilegi: chiedono dignità ed il loro diritto alla casa”.
Le associazioni chiedono al Sindaco di Reggio Calabria di assumersi la responsabilità politica e morale che il suo ruolo impone:
“Serve subito un piano straordinario di assegnazione e ricollocazione, un tavolo interistituzionale urgente tra Comune, ATERP, Prefettura e rappresentanti delle famiglie. Non si può più rimandare: ogni giorno che passa, la disperazione cresce e la dignità muore”.
Ad Arghillà, la paura ha sostituito la speranza, e il silenzio istituzionale è diventato assordante. Le voci delle famiglie — come quella di Maria, del signore che dorme in macchina, e di tanti altri — gridano la verità che nessuno vuole ascoltare: non esiste legalità senza giustizia sociale.
“Le istituzioni non possono dirsi presenti se lasciano dormire i cittadini in macchina. È tempo di agire. Arghillà non può più aspettare. Queste famiglie non possono essere dimenticate”.
