11 settembre 2001: la testimonianza di una reggina a New York

"Ricordo di aver pianto tutte le mie lacrime. Mi sentivo una sopravvissuta". Il racconto di Alessandra

La reggina Alessandra Calabrò è una delle ultime turiste ad essere uscita serenamente dalle Torri Gemelle di New York. Il 10 settembre 2001 è entrata insieme all’allora marito nel “Bulding Two” – la prima a crollare il mattino dopo – quando le anime nere dei terroristi stavano finendo di ripassare per l’ultima volta la parte che da lì a qualche ora avrebbero recitato nel palcoscenico planetario dei cieli americani.

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Abbiamo ripercorso insieme a lei i momenti spensierati che hanno caratterizzato la sua visita e quelli diametralmente opposti che ha vissuto il giorno dopo quando ancora era negli States.

“Ogni anno quando si avvicina quella fatidica data non posso fare a meno di tornare con la mente al 10 settembre 2001. Era la mia prima volta negli Usa e cominciavo da New York, la Grande Mela. Quei 2 grattacieli mi attraevano tantissimo. Da ogni angolo della città riuscivo a scorgerli. L’ultima mattina ci decidemmo a fare la fila e ad andare a visitarli. Solo il building 2 era dedicato alle visite dei turisti, il ponte di osservazione “Top of the World” si trovava al piano 107 del Two World Trade Center (la Torre Sud)”.

Da quel punto di osservazione privilegiato – per raggiungere il quale attraversò i piani dal 77esimo all’85esimo, quelli che poi avrebbero subito l’impatto diretto del volo U.A. 175 – oltre alla vista mozzafiato su tutta la baia di New York Alessandra ebbe altre sensazioni.

“Ricordo che mentre guardavo fuori da quell’altezza impressionante ebbi un pensiero terribile: “se succedesse qualcosa spaccherei il vetro e mi butterei di sotto, preferirei morire all’aria aperta volando piuttosto che intrappolata qui dentro”.

Quello che per Alessandra è stato un pensiero fuggevole, per tante persone che ha incrociato inconsapevolmente in quelle ore è stata una drammatica scelta: saltare nel vuoto per non bruciare nel fuoco. E poi di nuovo giù utilizzando uno degli avveniristici e rifinitissimi ascensori con le pulsantiere d’ottone che il mattino dopo sarebbero rimasti inesorabilmente bloccati di fronte alla gente in trappola. Continua Alessandra:

“La sera stessa partimmo per Miami ed era lì che ci trovavamo quando sentimmo per caso alla radio la notizia in diretta. Parlavano inglese ovviamente ed io pensai di aver capito male. Credevo di aver sentito che un aereo era entrato dentro una delle torri e poco dopo un altro aereo aveva fatto lo stesso. Che sciocchezza, era impossibile. Rimasi paralizzata. Ricordo di aver pianto tutte le mie lacrime alla vista delle immagini in tv. Ricordo che per 3 notti non riuscii a chiudere occhio mentre fuori la pioggia imperversava a causa dell’ennesimo uragano che stava attraversando gli Usa. Mi sentivo una sopravvissuta.”

Alessandra si trovava in Florida come il presidente Bush immortalato a scuola nella celebre fotografia dell’Ap ma per lei non c’era un Air Force One pronta a prelevarla.

“L’Italia era lontana e la gente ancora di più. Ricordo l’emozione nel sentire i miei da una cabina telefonica dopo ore di tentativi. Anche le linee erano giù ed i cellulari ancora non coprivano le distanze intercontinentali”.

Il ritorno a Ground Zero

Ground Zero

Finalmente Alessandra è poi riuscita a tornare a casa. Ma quel legame traumatico con New York è rimasto forte tanto che nel gennaio del 2017 decide di tornare:

“Sono ritornata con mia figlia Sara e sono tornata proprio lì a Ground Zero. Nel punto in cui adesso c’è il vuoto ci sono due enormi vasche colme d’acqua. Sui bordi, le incisioni dei nomi di tutte le vittime dell’attentato terroristico al World Trade Center dell’11 settembre 2001. Il luogo è stato chiamato rispecchiando l’assenza”.

Alessandra Calabrò A New York