Bene confiscato diventa un centro di formazione grazie ad Attendiamoci Onlus - FOTO

L’associazione di Reggio Calabria, nata dall’intuizione di don Valerio Chiovaro, gestirà un bene confiscato dedicato al disagio giovanile

Tra i vigneti e le colline del Chianti sta per nascere un centro di formazione, una “casa” per la «slow life» e l’educazione alla legalità. Una scuola di condivisione e di giustizia “targata” Calabria. Sarà infatti l’associazione Attendiamoci, nata 18 anni fa a Reggio Calabria dall’intuizione di don Valerio Chiovaro, a gestire un bene confiscato – ribattezzato “La Scala” – per farlo diventare una sorta di hub «per rappresentare la Toscana, regione del Rinascimento, come occasione per una rinascita dell’uomo, attraverso il ritorno a tempi e valori che “hanno fatto” la cultura italiana, per un nuovo umanesimo attento alla natura e al benessere olistico».

Un’occasione per i ragazzi del Chianti di avvalersi del bagaglio di expertise e conoscenza nel campo della formazione giovanile che Attendiamoci ha accumulato nel corso di quasi due decenni di attività. L’associazione, infatti, ha come mission la prevenzione del disagio giovanile e la promozione delle risorse personali: un obiettivo che sta portando avanti prima a Reggio Calabria e poi in tutta la penisola, con le sedi di via Massena 4 a Milano – anch’essa un bene confiscato alla criminalità organizzata– Roma, Pavia e, adesso, anche in provincia di Siena.

Ma come prevenire il disagio giovanile su un territorio che si sta spopolando, come quello del Chianti? In un contesto che, per i ragazzi, è sempre più carente di punti di riferimento, in cui i giovani sono costretti alla “iper-performance” o alla disoccupazione, Attendiamoci propone una scelta in controtendenza: fermarsi a pensare. Residenzialità, vita comunitaria, incontri personali, integrazione: ecco le parole d’ordine della “slow-life” pensata per permettere ai giovani di prendersi cura di loro, di focalizzare i propri obiettivi, di mettere ordine nella propria vita e nelle proprie priorità. Non una sterile inattività, ma una “meditazione” gravida di impegno attraverso gli incontri e le relazioni con i formatori, le esperienze comunitarie e l’educazione alla legalità.

Nuova vita per una cascina confiscata, nuova sfida per Attendiamoci ma, soprattutto, un vantaggio anche per il territorio del Chianti che, attraverso il network e le attività dell’associazione, beneficerà della messa in rete del comune di Radda con altri Comuni d’Italia, dell’inserimento all’interno di reti nazionali antimafia, della sperimentazione e l’implementazione di politiche giovanili innovative e del rapporto con molte università della penisola.

E lo scorso 12 dicembre è stato proprio il momento dell’inaugurazione de “La Scala”, che fa parte del progetto “L’Italia s’è desta, Radda in Chianti”, presentato in occasione del bando pubblico del Comune di Radda, vinto da Attendiamoci.

PRESENTI

Nel Palazzo del Podestà nel Comune di Radda in Chianti, alla presenza del Sindaco di Radda Pierpaolo Mugnaini, il Prefetto di Siena S.E. Armando Gradone, il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, il Comandante Provinciale dei Carabinieri Stefano Di Pace, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Giuseppe Antonio Marra, il questore Costantino Capiano, il Comandante della Polizia Municipale Vito Benvenuti e diversi rappresentanti delle amministrazioni di Radda e Greve, Attendiamoci ha presentato il suo progetto.

È toccato a Giovanni Mazza, co-fondatore dell’associazione, presentare le attività svolte a beneficio dei giovani, anche attraverso il recupero e l’utilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata nel territorio nazionale, e la descrizione dell’attività progettuale su Radda in Chianti. Al primo cittadino Mugnaini, invece, l’onere di spiegare le finalità e lo stile per il quale il Comune ha deciso di avviare l’iter per l’assegnazione di un bene confiscato alla criminalità organizzata. Don Valerio Chiovaro ha invece illustrato il significato biblico della parola “Scala”:

«Non bisogna essere credenti per comprendere il concetto di una Scala che collega la terra al cielo, che consenta a tutti di rinascere “anòthen” cioè di nuovo e dall’alto, come nel testo greco del Vangelo di Giovanni. Una Scala da ascendere con lentezza per accompagnare i ragazzi, per fargli vivere le esperienze, più che riempirli di parole».

Un atteggiamento di prossimità pienamente condiviso dal procuratore Creazzo, anche sul fronte della lotta all’illegalità:

«Non è possibile – ha detto il magistrato – pensare di contrastare l’illegalità se non con la vicinanza, cambiando la mente delle persone e, in particolare, dei ragazzi. Solo con un’operazione culturale come questa si possono vincere le resistenze di chi, volontariamente, è tentato di porsi sotto il controllo della criminalità organizzata».

A concludere, l’intenso intervento del prefetto Gradone, richiamando anche le sue esperienze in territori complessi come Casal di Principe e Siracusa, sulla importanza di avere buone istituzioni a fianco di energie positive di associazioni del sud come Attendiamoci, mosse dall’amore verso la propria terra di origine ed onore verso la propria nazione di appartenenza.

«Voi del sud avete un’intelligenza e creatività incredibile che potreste esportare in tutto il mondo, ma che non trovano la giusta concretezza ed il giusto sfogo per la mancanza di buone istituzioni».

L’evento si chiude con il simbolico taglio del nastro nel bene confiscato, struttura dove per nove anni – il tempo indicato nella convenzione dal Comune di Radda in Chianti – Attendiamoci si impegnerà a sostegno del territorio ed a beneficio dei giovani, alla ricerca di un nuovo umanesimo.