Reggio, degrado e sporcizia sul lungomare: bagni pubblici da incubo - FOTO

In Giappone, i bagni hanno le pareti di vetro oscuranti quando sono occupati. Ma noi ci accontenteremmo anche di un vaso alla turca...

Ah che bella la libertà.

Tornare a respirare l’aria della normalità fa venire voglia di uscire di nuovo da casa, di incontrarsi con gli amici, di fare una passeggiata sul Corso Garibaldi, o sul, Lungomare.


Ah il Lungomare. Il più bel chilometro d’Italia. O forse sarebbe meglio non dirlo. Ma non per via del fatto che alcuni negli ultimi anni insistono sul fatto che quella definizione del Lungomare – oggi Falcomatà – non fu detta da Gabriele D’Annunzio. D’altra parte metro più metro meno, il Lungomare misura circa 1700 metri, ed è uno straordinario balcone su una lingua di mare che si chiama Stretto di Messina.

LUNGOMARE FALCOMATA’, CI PUOI FARE TUTTO, TRANNE  LA PIPI’

Bagni Pubblici Reggio Calabria (4)

Ma, bando alle ciancie, non pensiamoci, e rituffiamoci nel nostro bel Lungomare. Lì ci puoi fare un po’ di tutto.

Puoi passeggiare, fare footing, innamorarti o fare innamorare qualcuno, mangiare un gelato o fare un aperitivo, andare al mare, sorseggiare un cocktail e addirittura ballare. Puoi fare amicizia, a volte, purtroppo, anche una scazzottata. Puoi farti un selfie, osservare la natura, sederti in una delle sue panchine, o accomodarti all’Arena Franco per guardare uno spettacolo.


Ma pensandoci bene, una cosa che non si può fare c’è. Non ti devi permettere, neanche a pensare, di voler fare la pipì, o peggio, per i deboli di stomaco, la pupù. Ma non perché noi siamo migliori degli altri, più puliti e più pudici. Ma perché saresti costretto a farla per strada, sporcando quella immagine aurea che abbiamo costruito attorno al nostro Lungomare.

D’altra parte, proprio per la sua vocazione attrattiva, il Lungomare andrebbe tenuto come un gioiellino. Se lo fai a piedi puoi imbatterti in diverse attrazioni: dal monumento a Corrado Alvaro all’orologio solare, dalle mura greche alle terme romane, dalle statue di Rabarama al monumento ai caduti, dall’Arena con la statua di Athena al monumento celebrativo della Rivolta. Insomma lungo quel famoso e bel chilometro ci ritrovi uno straordinario patrimonio arboreo, storico e culturale.

C’è un po’ tutto, tranne un cesso.

Uno stramaledetto water racchiuso tra tre mura e una porta. Un bagno pubblico. E lasciamo perdere il fatto che la tecnologia ha fatto passi da gigante e in Giappone, ad esempio i bagni pubblici hanno le pareti di vetro che si oscurano quando sono occupati. Noi ci accontenteremmo di un vaso alla turca, mica vogliamo il bidet.


NON APRITE QUELLA PORTA

Bagni Pubblici Reggio Calabria (3)

Ci riempiamo la bocca di parole come turismo, accoglienza, cultura, ma poi se ci troviamo nel punto nevralgico della città, non disponiamo di un gabinetto. Oh, neanche a pagarlo.
Sono decenni che quella porta accanto alla scalinata che collega la via marina alta al Lungomare, rimane chiusa senza un perché. Ma se ci spostiamo dalle parti della bellissima Arena Franco, rischiamo di diventare i protagonisti di uno dei sequel di “Non aprite quella porta”.

L’immagine è già tutto un programma con porte di ferro alle cui estremità ci sono delle feritoie arrugginite. Ma poi, ti accorgi che c’è qualcosa che si avvicina all’idea di un bagno pubblico dal fetore che fuoriesce da quelle stanze incastonate ai fianchi del nostro teatro all’aperto. Fetore unito a immondizia ed escrementi vari. Ricettacolo di batteri e malattie varie. Ricovero per sbandati e senzatetto.

Bagni Pubblici Reggio Calabria

E ora non diteci che la “disciplina” dei bagni pubblici è cambiata con la pandemia. Perché altrimenti saremmo costretti a pensare che a Reggio ha sempre albergato il virus. Ma quello dell’indolenza.


Torniamo a vivere, torniamo ad uscire, torniamo a goderci il nostro Lungomare, magari come farebbe un turista. Ma ricordiamoci di uscire con la vescica vuota…