Biblioteca di Locri, una storia senza fine: migliaia i volumi ancora inaccessibili - FOTO

L'allucinante storia della biblioteca comunale. Collezioni 'nascoste' a palazzo Nieddu

«Buongiorno, sto preparando una ricerca, ero venuto a informarmi sugli orari della biblioteca»: la domanda arriva a intervalli più o meno regolari da parte di studenti, storici, semplici appassionati e la risposta, da tre anni a questa parte, è sempre la stessa: «mi dispiace, siamo chiusi».

E così, a Locri, il centro che un po’ pomposamente viene definito come la capitale della cultura per la parte più meridionale dello stivale jonico, la biblioteca comunale – una delle più grandi e prestigiose della provincia di Reggio – uno dei pochi baluardi della cultura di massa a queste latitudini, è chiusa dal 2017, quando i volumi vennero impacchettati alla meno peggio, e da allora, tra depositi e accatastamenti temporanei (almeno sulla carta), sono diventati inaccessibili a tutti.

2020, ODISSEA LIBRARIA

Nel 2014, dopo una vita decisamente travagliata iniziata negli anni ’50 in un paio di stanze occupate un po’ di straforo in un vecchio palazzo del comune a piazza De Gasperi e continuata, di trasloco in trasloco, attraverso sale di volta in volta “rubacchiate” a altre istituzioni, la biblioteca comunale “Gaudio Incorpora” trova quella che, almeno in un primo momento, sembra la destinazione migliore: palazzo Nieddu del Rio.

Storico palazzo di proprietà del comune, a due passi dal salotto buono della città e teatro, suo malgrado, del tremendo omicidio di Francesco Fortugno, che proprio nell’androne dello stabile venne trucidato durante il voto per le primarie del Partito democratico, nell’ottobre 2005, palazzo Nieddu sembrava rappresentare un finale dolce a una storia travagliata.

Ma secoli di dominazione Bizantina hanno tracciato solchi dentro cui le amministrazioni pubbliche di questo pezzetto di Calabria amano perdersi e quella che appariva la fine del tunnel per la biblioteca si è mostrata come l’ennesima occasione persa.

Nemmeno il tempo di sistemare i circa 20mila volumi della biblioteca nella sala individuata e viene fuori, infatti, che i lavori eseguiti per ristrutturare lo stabile sono incompleti (non avevano previsto le grondaie) e nuovi lavori di ristrutturazione si rendono necessari.

E così, dopo qualche mese, dopo che i libri erano stati catalogati e sistemati sugli scaffali, la sala viene di nuovo spogliata del suo tesoro e i volumi, «senza nessun criterio archivistico», vengono ammassati in scatole e “sistemati” in un deposito totalmente inadeguato fuori città.

Un esilio culturale doloroso e incomprensibile che finisce per costare carissimo al patrimonio librario del comune che, infatti, nei lunghi mesi passati in “contumacia”, subisce una serie di perdite dovute all’umidità e agli animali che, dei libri buttati in quel sottotetto, hanno fatto nel tempo man bassa.

Quando i lavori a palazzo Nieddu vengono conclusi, infatti, all’appello mancano circa 3mila volumi, molti dei quali verranno ritrovati dagli operatori al momento del nuovo trasloco, completamente distrutti dal tempo e dagli animali.

UN PARADOSSO DIETRO L’ALTRO

Terminati i (nuovi) lavori di ristrutturazione a palazzo Nieddu, i libri potrebbero, in teoria, tornare nella loro vecchia sistemazione ma intanto – racconta amareggiato Franco Pancallo, storico editore e libraio locrese, individuato dall’amministrazione comunale come bibliotecario a titolo gratuito dopo gli incendi dolosi che hanno più volte devastato la sua vecchia attività in città –

«erano stati buttati gli scaffali, che certamente erano vecchi e inadeguati a contenere tutti i volumi, ma che ci consentivano, almeno in parte, di rendere fruibile al pubblico la nostra bellissima biblioteca».

Spariti i vecchi scaffali, nelle poche mensole rimaste finiscono solo i volumi più preziosi dell’intera collezione (grazie a numerose donazioni delle antiche famiglie patrizie della città, la biblioteca può annoverare al suo patrimonio una serie di libri del ‘500 e del ‘600) che però, mancando anche i tavoli per la consultazione, si possono solo ammirare da lontano.

Il resto della collezione – in origine quasi 22mila volumi, anche se il numero non può essere confermato visto che nel marasma che regna incontrastato, e nonostante i vari traslochi, non esistono i brogliacci di archiviazione e quindi nessuno, nemmeno lo stesso amareggiatissimo Pancallo, conosce il numero dei libri custoditi dalla biblioteca – finisce in una serie di armadi al terzo piano di palazzo Nieddu, dietro una porta sprangata da anni.

Quanti, quali e in che condizione siano i libri sopravvissuti a tanto scempio, nessuno lo sa.