Operazione Res Tauro, Borrelli: ‘Ecco come il boss Piromalli ha rivitalizzato la cosca…’

Ricostruita la struttura di comando del clan e i rapporti con le altre cosche del territorio. Per le indagini sono stati emessi 260 decreti di intercettazione e installate ben 17 telecamere

procuratore giuseppe borrelli

Un’inchiesta che ricostruisce ruoli, contatti e interessi economici della cosca Piromalli sul territorio di Gioia Tauro. I dettagli dell’operazione “Res Tauro”, nell’ambito della quale sono stati eseguiti 26 arresti, sono stati illustrati, questa mattina, in una conferenza stampa che ha segnato anche il debutto del nuovo procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Borrelli.

Operazione Res Tauro

Applicate 22 custodie in carcere e 4 ai domiciliari. Sei persone erano già detenute. Di particolare rilevanza l’arresto del boss Giuseppe Piromalli, per 22 anni al 41bis e da qualche anno tornato in libertà.

“Dopo la scarcerazione del boss serviva ristabilire gli equilibri a Gioia Tauro” ha detto il procuratore Borrelli, che descrive il boss come una figura carismatica, di rango superiore a chi, invece, era rimasto a piede libero.

“Le indagini avviate nel 2020, hanno poi subito una svolta nel 2021, proprio in seguito alla scarcerazione del boss che, da una parte ha ristabilito la propria posizione, dall’altra ha messo in atto un processo di armonizzazione.

La regia e i dissidi interni

Per gli inquirenti la scarcerazione del capo ha “rivitalizzato” la cosca. Ricostruita la struttura di comando, che vedeva al vertice proprio il boss, che avrebbe mediato dissapori tra i Piromalli.

Agli affiliati veniva contestato di non aver saputo gestire i rapporti con i Pesce, Mancuso e Molè, di non aver sostenuto la sua famiglia durante la detenzione e di aver sfruttato la sua caratura criminale senza corrispondere, però, i dovuti profitti.

La regia centrale del boss avrebbe ricomposto tali fratture.

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Il metodo

Per l’operazione “Res Tauro” è stata disposta, in collaborazione con i ROS, un’ampia attività tecnica investigativa: 260 decreti di intercettazione, anche ambientali. Nell’abitazione del boss, secondo quanto emerso in sede di conferenza, sono state installate ben 17 telecamere.

Contestate agli indagati estorsioni legate a compravendite immobiliari:

“Chi acquistava, doveva versare una quota alla cosca. I profitti accertati arrivano fino a 600 mila euro. È emersa anche – ha aggiunto il procuratore – l’alterazione di aste giudiziarie e sei episodi di intestazione fittizia”.

La procura di Reggio

Borrelli ha parlato infine del suo arrivo in città e della procura di Reggio Calabria:

“Essere arrivato qui pone un procuratore in una posizione di vantaggio, perché trova un ufficio molto operativo. Si è visto, ad esempio, nel caso dell’operazione odierna, il lavoro portato avanti in questi anni dal Procuratore Bombardieri. Ci tengo, però, a ricordare che a queste attività investigative, deve far seguito l’attività di analisi di alcuni fenomeni criminali. E, non vi è dubbio, che sotto questo profilo il ROS, è il principale supporto di cui una procura della Repubblica può avere a disposizione”.