Il caso Ripepi irrompe in Consiglio. Minicuci garantista, tra i distinguo della minoranza

Il consigliere travolto dalle vicende giudiziarie si iscrive al Gruppo Misto. Tutto da rifare per le Commissioni.

Ristobottega

È Saverio Pazzano (La Strada) ad aprire le danze, nei preliminari della seduta consiliare. Lo stesso ex candidato a sindaco ha già presentato, lunedì scorso, una mozione di sfiducia nei confronti di Massimo Ripepi, travolto in settimana dallo scandalo che lo vedrebbe coinvolto, diciamo per mancata denuncia nelle vesti di Pastore della comunità religiosa che presiede, in una storiaccia di abusi familiari.

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La mozione “irricevibile”

saverio pazzano

Per Pazzano c’è una città che chiede “una posizione netta e chiara” rispetto alla presidenza della Commissione Controllo e garanzia, detenuta formalmente ancora da Ripepi. La mozione di sfiducia va discussa in quel luogo, anche se la prima seduta fissata per giovedì scorso è andata deserta.

La mozione vuole, e deve, però essere costruttiva e condivisa dal resto della Commissione, quindi Pazzano ha invitato la maggioranza e le minoranze a voler prendere in considerazione l’iniziativa.

Filomena Iatì (Per Reggio Metropolitana) pur condividendo la mozione Pazzano ha dissentito rispetto al fatto che la seduta sia andata deserta in quanto la stessa era presente insieme a Ripepi e successivamente a Saverio Anghelone.

Proprio in mattinata la Iatì aveva fatto sapere che

“Assieme al movimento politico che rappresento in Consiglio Comunale ribadiamo a tutte le componenti politiche ed al Sindaco che dovrebbe esserne garante che non consentiremo che la questione temporale venga strumentalizzata al solo fine di vanificare decisioni importanti o peggio che si arrivi a paralizzare l’attività della commissione Controllo e Garanzia, che ha un ruolo fondamentale nell’attività legislativa del Consiglio Comunale, del quale i silenzi di taluni e le chiacchiere vuote di tanti altri non stanno per nulla tenendo conto”.


Il presidente del Consiglio Enzo Marra ha poi spiegato che la mozione di sfiducia è stata presentata alla presidenza è irricevibile, perché non è una proposta “costruttiva”, che invece prevederebbe che ci sia anche una concomitante proposta di fiducia per un altro consigliere. Perché ciò si possa concretizzare servono 8 firme e va discussa entro 5 giorni.

Marra ha informato l’aula del fatto che il capogruppo di Fratelli d’Italia, Demetrio Marino, aveva comunicato in settimana l’autosospensione di Ripepi dal Partito, e che quest’ultimo aveva abbandonato il gruppo comunale. Condizione che lo ha portato ad ingrossare le fila del Misto, dove andrà a fare compagnia a Nino Minicuci. La nuova geografia del Consiglio, adesso, costringe ad una nuova ridefinizione della composizione di ogni singola Commissione consiliare, perché, per dirla con Marra, gli organismi interni vanno assegnati secondo un criterio oggettivo che va rispettato.

Alla fine Pazzano ha inteso sottolineare che il testo della mozione cita il regolamento e che sia sottoscritta dai 2/5 dei membri e votata a maggioranza assoluta:

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“credo che la politica sia fatta di scelte e di segni che poi diventano anche forma. E perché lo diventi occorre che venga formalizzata nella sede opportuna”.

Il garantismo di Minicuci

Antonino Minicuci

Nino Minicuci, che ha appreso di aver un nuovo compagno di banco nel Gruppo Misto, rivendica la presenza in Commissione, prendendo posizione rispetto al caso Ripepi:

“Al di là dell’aspetto della sfiducia o meno, io non prendo parte ad una vicenda su cui non c’è qualcosa di certo e di definito. La situazione va seguita con attenzione, ma io non mi faccio dettare la linea da un articolo di giornale. Sono garantista e così come non ho preso parte a vicende peggiori, di soggetti indagati come nel caso dell’Avr e come altre vicende che hanno riguardato il sindaco, non prendo parte a situazioni di questo tipo. In Commissione ognuno esprimerà le sue posizioni”.

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Imbarazzo a destra e sinistra

Di parere completamente opposto si è mostrato Nicola Malaspina. Il consigliere di Reggio Attiva, dai banchi dell’opposizione, ha dichiarato di aver appreso della posizione di Minicuci solo in Consiglio:

“Ritengo abbia espresso una posizione personale che non rappresenta quella della minoranza. La vicenda è talmente delicata che non voglio intervenire sulla questione che esula dalla politica e riguarda la sfera personale del consigliere Ripepi. Detto questo, personalmente, e voglio dirlo pubblicamente, fosse accaduto a me, mi sarei dimesso dalla presidenza della Commissione. La vicenda è così tragica che non mi sembra il caso di esprimere altro che solidarietà alla bambina”.

Giuseppe Marino (Pd) si è detto imbarazzato per la delicatezza della vicenda confermando l’orientamento della maggioranza di centrosinistra:

“Abbiamo di fronte una famiglia e una bambina. Se le cose che sono emerse saranno confermate in sede giudiziaria, questi fatti sono di una gravità assoluta. Ci auguriamo davvero che non sia così, soprattutto per la bambina. Vorremmo fosse frutto di una invenzione. Ma se così non sarà, e nell’attesa di sapere cosa è accaduto, io penso che Ripepi non possa presiedere la Commissione perché non avrebbe la serenità, la tranquillità e l’autorevolezza per svolgere quel ruolo, e non avremmo noi, consiglieri comunali, la piena libertà di poter svolgere il nostro ruolo. Sappiamo che la scelta del presidente di quella Commissione è una prerogativa della minoranza, quindi noi, maggioranza, non possiamo interferire sulla scelta, però non parteciperemo alle sedute finché la minoranza non troverà un nuovo presidente”.

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Tempo al tempo

Demetrio Marino (FdI) da parte sua ha rivendicato la conseguenzialità dell’estromissione di Ripepi dal gruppo consiliare dopo l’autosospensione dello stesso dal partito di Giorgia Meloni.

Sulla mozione presentata da Pazzano chiarisce:

“La mozione di sfiducia per essere tale ha bisogno dei numeri. In assenza diventa solo un’azione politica. Mi rivolgo all’aula, oggi manifestare da un punto di vista politico è facile, ma credo che quest’aula debba parlare delle cose che riguardano i cittadini ma anche l’etica dei cittadini. E’ una tematica importante, ma io divido due fattori: il lato umano che riguarda la minore e la famiglia e l’aspetto politico che riguarda il Consiglio e chi ha il dovere di rappresentarlo nella sua interezza. Ecco io credo ci siano condizioni che richiedono del tempo per riscontrare la verità ed avere risultanze che il tempo ci darà. Noi facciamo politica e noi dobbiamo dare ordine ad un assetto amministrativo”.


Insomma Marino chiede di non aggredire la questione annunciando, come nel caso della maggioranza, la non presenza in Commissione. Per lui invece la discussione va affrontata apertamente, da tutti:

“non essere presenti non aiuta la democrazia anzi la rallenta. L’invito è a partecipare per dare il nostro contributo costruttivo”.