‘Che fine faranno i dj?’: l’appello del reggino Claudio Polimeni
“In questa quarantena siamo rimasti al fianco dei reggini con la nostra musica, ma adesso siamo noi ad aver bisogno di sostegno per non essere dimenticati dalle istituzioni”
02 Maggio 2020 - 15:35 | di Eva Curatola
Alcune fabbriche sono già ripartite, altre lo faranno a stretto giro. Per alcuni imprenditori la data della ripartenza è già fissata ma, in Italia, sono ancora tanti i lavoratori che non sanno quale sarà il loro destino. Anche il dibattito, degli ultimi giorni, è incentrato in particolar modo sulle necessità di ristoratori e professionisti del benessere esiste, ad esempio una categoria di cui nessuna parla: i dj.
Uomini e donne dal grande talento che, con la loro passione, hanno animato gli eventi più importanti delle nostre vite e le serate più divertenti. Non c’è spazio per tutti loro nell’ultimo DPCM così come per altre piccole realtà per cui ancora il Governo nazionale non è riuscito a trovare una ‘soluzione’.
A Reggio, come in tutto lo Stivale, i dj non mancano ed anzi sono, forse, ancor più importanti perchè rappresentano un numero ristretto di lavoratori che contribuiscono alla movida della città. Ma cosa fare quando tutti gli eventi privati sono stati cancellati e quando la stagione estiva è a rischio? Niente compleanni, matrimoni, anniversari. Niente serate disco. La musica si è fermata, insieme al resto delle attività, il 9 marzo.
Purtroppo, però, per i possessori di una partita IVA la vita è più difficile sia ai tempi del Covid-19 che in tempo di pace. I fondi stanziati dallo Stato per far fronte a questa emergenza, a Reggio non sono arrivati quasi a nessuno. E allora come fare per andare avanti senza risposte e senza sostegno?
“Calcolare i danni che abbiamo subito a casa della pandemia è quasi impossibile oltre che scoraggiante – racconta Claudio Polimeni. Un dj ‘vive di assembramenti’ ed ora ci troviamo a combattere contro ciò che, finora, è stato quasi il nostro primo comandamento”.
Il famoso dj reggino che, negli anni, ha conquistato intere generazioni a suon di mix si fa portavoce di un’intera categoria di lavoratori che, a due mesi dall’inizio della crisi, si trova spalle al muro senza certezza alcuna.
“Fino ad ora abbiamo cancellato gli eventi privati, ma ora con l’arrivo della bella stagione cosa accadrà? Negli anni passati ho occupato la mia agenda con eventi su eventi, lasciando liberi solo i giorni in cui lavorare diventava impossibile. Chi, come me, ha fatto della passione il proprio mestiere sa che non si può stare fermi a lungo”.
Claudio ci racconta anche che in Calabria non esiste una vera e propria associazione in grado di tutelare la sua categoria:
“Chi ci proteggerà? Chi si occuperà di far rispettare anche i nostri diritti? Tutti gli eventi che abbiamo perso non ritorneranno più“. Ma, forse, ciò che fa più rabbia è anche vivere in una sorta di limbo:
“Quando potremo riprendere a lavorare? Agosto, settembre? Nessuno lo sa e, al momento, non è neanche la cosa che ci preoccupa di più. Non voglio fare un appello per tornare a suonare o fare eventi, voglia accendere i riflettori su di una categoria di lavoratori che è stata, finora, ignorata. Non meritiamo anche noi di conoscere il nostro futuro? E cosa faranno le istituzioni per supportarci in questo momento di emergenza?”.
Pur avendo rispettato alla lettera le prescrizioni imposte dal Governo, i reggini sono ‘affamati’ di vita e di normalità.
“Durante questa quarantena – spiega Claudio – abbiamo provato a trasmettere un pò di gioia a tutta la città. Attraverso i social io e i miei colleghi ci siamo fatti portatori di musica per Reggio che vive in un angosciante silenzio da mesi. La battaglia è ancora lunga, ma spero che la nostra ‘chiamata’ non cada nel vuoto. La nostra categoria non può condannata a morte così”.