Salute mentale e i suoi disturbi, l'Istituto di Neuroscienze: 'Il benessere è anche instabilità'

Il concetto di salute e malattia mentale nella sua complessità è fortemente condizionato da numerosi pregiudizi. Ecco perché il centro di eccellenza di Reggio Calabria ci aiuta a fare chiarezza attraverso una rubrica dedicata

La salute mentale è parte integrante del benessere di ogni individuo. Una buona salute mentale è una parte essenziale della vita, proprio come una buona salute fisica, eppure la seconda tende a calamitare maggior attenzione a discapito della prima.

Proprio per questo motivo la redazione di CityNow ha deciso di dare vita ad una rubrica curata dagli esperti dell’Istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria.

Salute mentale e i suoi disturbi” questo il nome del format che ospiterà, sul nostro giornale, articoli redatti dai professionisti del centro di eccellenza reggino, per discutere di salute mentale e dei disturbi ad essa correlati con lo scopo di sensibilizzare la comunità e, in tal modo, ridimensionare lo stigma che, da sempre, accompagna quest’area di patologia.

Il primo articolo porta la firma del prof. Zoccali, che è a capo dell’equipe che si occupa del nuovo trattamento di Stimolazione Magnetica Transcranica. I prossimi contenuti, che saranno pubblicati sul nostro quotidiano, saranno, di volta in volta, firmati dagli altri componenti del team, tra cui la dott.ssa Giuseppina Custoza, la dott.ssa Elsa Pratticò e la dott.ssa Fiammetta Iannuzzo.

Salute e malattia mentale

“Il concetto di salute e malattia mentale nella sua complessità è fortemente condizionato da numerosi pregiudizi probabilmente dovuti alle scarse conoscenze scientifiche che, per molti anni,  hanno condizionato sia la prevenzione che le cure dei disturbi mentali.

La prima domanda alla quale vorremmo dare una risposta è: “cosa intendiamo per salute mentale?”.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) la salute mentale è “uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le proprie capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”.                                   

Quanto sopra definito dall’OMS, merita una chiarificazione per evitare, ad una prima lettura, di ritenersi certamente affetti da patologia mentale.

Lo “Stato di benessere emotivo e psicologico” è in un continuo divenire, ha quindi una sua instabilità, delle oscillazioni all’interno di un range. Essere tristi non è un disturbo se la tristezza ha una sua intensità relativamente modesta e una durata in un tempo limitato; la stessa ansia, se è congruente al contesto, è funzionale alla nostra operatività, in quanto migliora le performance. È quindi evidente che noi viviamo in uno stato di benessere mentale instabile anche se non patologico e nella sua instabilità, sempre secondo l’OMS, dovremmo essere in grado di:

  • sviluppare relazioni interpersonali armoniche;
  • adattarci all’ambiente;
  • tollerare lo stress;
  • perseguire i propri obiettivi;
  • trasformare l’ambiente;
  • godere delle gioie;
  • mantenere il contatto con i propri sentimenti;
  • progettare il futuro;
  • costruire una attività lavorativa/professionale;
  • costruire relazioni affettive stabili;
  • ricercare e coltivare le relazioni sociali.

Quanto sopra porta a pensare di essere tutti affetti da Disturbo mentale, dal momento che, gli obiettivi posti dall’OMS sembrano alquanto difficili da raggiungere. Niente paura! Anche per gli obiettivi su riportati c’è un ampio range di normalità:  normale è un soggetto alto m.1,60, normale è un soggetto alto m.1,90. Solo se i limiti del range vengono superati, possiamo incominciare a valutare la possibilità di una patologia mentale, anche se l’uscita dal range, nel nostro caso, può configurare una funzionalità mentale oltremodo creativa e innovativa.

Altra variabile di indubbia importanza, è l’insight, vale a dire il grado di consapevolezza di essere affetti da un qualche disturbo. L’uscita dal range, quale disfunzione, può infatti essere legittimata dal soggetto come scelta personale o, se correlata ad eventi esterni,  interpretata come conseguenza degli stessi eventi, che di fatto diventano  alibi che aiutano a negare il disturbo che sta condizionando la vita del soggetto:

“Non progetto un futuro perché ritengo che sia meglio vivere alla giornata”, “non coltivo relazioni sociali perché non mi interessano”, “non lavoro perché non trovo le offerte adeguate”,  “non mi adatto all’ambiente perché sono una persona speciale e non posso accettare determinati contesti”.

Tutto questo spiega perché molti vivono nella sofferenza attribuendo al destino la causa del loro malessere, inconsapevoli del disturbo che li condiziona. Il seguito… alla prossima puntata”.