Consiglio Regionale, l'opposizione abbandona l'aula: 'Maggioranza arrogante'

Legge Omnibus, la protesta dei consiglieri di opposizione: "Siamo qui per denunciare questo stato di frustrazione che ci rende impotenti"

“Non condividiamo più questo modo di procedere”. È Domenico Bevacqua, capogruppo Pd in Consiglio regionale a rappresentare la posizione di tutta la minoranza dopo la decisione di uscire dall’Aula del Consiglio regionale e non partecipare alla discussione sulla proposta di legge inerente diversi interventi di natura normativa.

“Non sono assolutamente condivisibili sul piano dell’approccio, della capacità anche di coinvolgimento della minoranza, soprattutto in termini di partecipazione democratica. Ogni mese arrivano leggi omnibus, come nel caso della legge sugli impianti sciistici, che giungono in Aula senza nessuna discussione preventiva, con le organizzazioni sindacali, con le parti interessate. È un metodo che rigettiamo perché rappresenta un vulnus per la democrazia. Leggi minestrone con temi che dovevano, invece, essere dibattuti, confrontati”.

Bevacqua ha toccato anche il tema della legge sulla fusione dei Comuni. “Un provvedimento che cancella il ruolo e le funzioni delle Autonomie locali – ha detto – Sono provvedimenti che ci preoccupano, soprattutto per il ruolo e la dignità del Consiglio regionale. Ruolo che noi vogliamo svolgere con dignità, responsabilità, ma anche con quella partecipazione a sé stante in grado di contribuire a migliorare i provvedimenti normativi e le proposte legislative. Vogliamo essere protagonisti. Siamo qui per denunciare questo stato di frustrazione che ci rende impotenti rispetto a provvedimenti in cui avremmo voluto dare un contributo serio e fattivo, e invece ci ritroviamo mortificati nel nostro ruolo”.

Ad affiancare Bevacqua, quasi tutti i consiglieri di minoranza. Unico assente, Ferdinando Laghi (De Magistris) non presente oggi a palazzo Campanella.

Antonio Lo Schiavo (Misto) “Siamo qui per ribadire un principio. Non si può chiedere la collaborazione delle opposizioni e poi forzare la mano con l’arroganza dei numeri. È un metodo che non può andare bene. Ma c’è anche una questione di merito – ha aggiunto – perché su alcune questioni le regole vanno condivise, non vanno cambiato peggiorandole. Questo non è decisionismo, è arroganza”.

“Quella di oggi è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso” ha affermato Davide Tavernise (M5S). “Con questa maggioranza è impossibile dialogare. Il lavoro dell’opposizione ha prodotto i suoi frutti facendo convocare l’Anci. In nessuna Regione italiana esistono leggi che tagliano il ruolo dei Comuni. In Emilia Romagna, addirittura, la Regione finanzia uno studio di fattibilità per verificare gli effetti della fusione tra Comuni.

Franco Iacucci (Pd) sugli effetti del referendum consultivo ha segnalato il rischio che a fronte di comunità che dicono ‘no’, sia ritenuto valido il risultato complessivo. Amalia Bruni (Misto) ha parlato di carenza di metodo democratico. “Così – spiega – la poca partecipazione che già c’era, viene di fatto abolita”.

Amalia Bruni (Misto), ha parlato di carenza di metodo legislativo e carenza di metodo democratico. “E’ il sesto omnibus a cui assistiamo – ha ricordato – Pour pourì senza nessuna ratio, né dal punto di vista metodologico, né sotto il profilo legislativo perché basta guardare poi come i pareri degli uffici legislativi poi li massacrano”.

Infine Ernesto Alecci (Pd) per il quale l’interesse politico di questa maggioranza è preminente rispetto all’interesse della collettività. Mi sarei aspettato delle premialità per quei Comuni che volessero agire insieme, no un’arroganza politica che vede nella Regione unico attore decisorio nello stabilire il futuro di intere comunità”.

fonte: ansa.it