Consiglio regionale, Pitaro lascia IriC e va al gruppo misto: botta e risposta con Callipo

L’ex candidato alla presidenza: “Ha usato il movimento come un taxi”. Il consigliere replica: “Non sono un suo dipendente”

“Faccio i migliori auguri a Francesco Pitaro, sono sicuro che ora l’area centrale della Calabria sarà adeguatamente rappresentata e che trarrà grande beneficio dalle sue scelte politiche”. È un Pippo Callipo sarcastico e forse anche amaro quello che commenta la decisione di lasciare “Io resto in Calabria” da parte del consigliere regionale Francesco Pitaro, ad appena tre giorni dal primo Consiglio regionale.

Pippo Callipo – che con “Io resto in Calabria” aveva portato tre consiglieri a Palazzo Campanella, e adesso rimane a fare gruppo con Graziano Di Natale, e con il reggino Marcello Anastasi – commentando la notizia, non ha fatto grandi giri di parole sostenendo come “non vada ulteriormente commentata” la notizia dell’abbandono del gruppo da parte di Pitaro “dopo non aver avuto quello che pretendeva, cioè la carica di segretario-questore”.

“È evidente che Pitaro – continua Callipo – pensando di usare come un taxi il movimento che lo ha sostenuto in campagna elettorale e che lo ha portato in Consiglio regionale, tradisce la fiducia che gli elettori gli hanno accordato appena due mesi fa. Alcune persone vicine al nostro movimento mi avevano consigliato di espellerlo subito, ma ho evitato di farlo confidando nel suo buon senso. Poco male. Anche “Io resto in Calabria” trarrà beneficio da questa sua scelta, che servirà a consolidare ancora di più il principio per cui chi sta nel nostro movimento lo fa aderendo a determinati valori e non certo per inseguire pennacchi e poltrone”.

La prima seduta del Consiglio regionale

L’abbandono di Pitaro ha origine nel corso della prima seduta dell’XI legislatura del Consiglio regionale. E più in particolare nell’elezione dei due segretari questori dell’Assemblea. Francesco Pitaro non ha digerito il fatto che nell’ufficio di presidenza la minoranza non avesse fatto eleggere un rappresentante della zona centrale della regione. Un mal di pancia, condiviso con Luigi Tassone, del Pd.

“Per le opposizioni – ha detto Pitaro a Palazzo Campanella – non si è scritta una bella pagina. Le province di Catanzaro e Vibo non sono rappresentate nell’ufficio di presidenza. Oggi siamo noi a chiedere alla giunta di intervenire a vantaggio dell’area centrale della Calabria, perché all’interno di quest’area vi è il capoluogo di regione che non ce la fa più, e pretende rispetto e dignità. Lo schema proposto oggi dall’opposizione non l’ho votato”.

Per la cronaca, il segretario questore eletto in quota minoranza è Graziano Di Natale proprio di “Io resto in Calabria”, che ha ottenuto 8 voti.

“Non sono un suo dipendente”

Non si è fatta attendere la replica di Francesco Pitaro, che mette sul piano non la pretesa di un posto nell’ufficio di presidenza, ma una “questione politica” alla quale il leader del movimento “non ha saputo dare una risposta politica, credo più per incomprensione della vicenda che per mala fede”.

“Ora – incalza Pitaro nella sua replica – si dà il caso che io non sia un suo dipendente, che lui può redarguire o peggio espellere (perché ha il torto di non pensarla allo stesso modo), e che, dunque, possa permettermi autonomia di pensiero e di giudizio”.

Di tre postazioni istituzionali spettanti all’opposizione (Vicepresidenza e Segretario Questore dell’Ufficio di Presidenza e Presidenza della Commissione Vigilanza) – è il ragionamento di Pitaro – era logico che una postazione dovesse contemplare una rappresentanza dell’area centro, che coincide con tra province (Catanzaro, Crotone e Vibo) su cinque.

“Potevo non essere io il prescelto, ma un consigliere del Pd (o di Dp) e il collega Luigi Tassone, anche lui poco incline ad ubbidir tacendo, per tempo aveva posto la stessa esigenza. Cosi non è andata. E francamente io, non avendo padroni né alcun desiderio di subire accordi non condivisi, né la voglia di trascorrere l’attività di consigliere in mediazioni, demagogie e indugi o assecondando scelte che non mi piacciono, ho tratto le debite conclusioni e mi sono iscritto al Gruppo misto. Non potevo certo far passare come un fatto di routine un accordo che non mi ha visto coinvolto e che non ha tenuto conto della rappresentatività istituzionale dell’area centro incluso Catanzaro capoluogo della Calabria. Su quello schema ho votato scheda bianca in Consiglio. Niente di personale verso i consiglieri designati a cui auguro buon lavoro, ma saltare il criterio oggettivo della territorialità e non riconoscere pari dignità all’area centro, è stato sufficiente per indurmi a riconsiderare la mia collocazione in Consiglio”.

Per Pitaro, il suo compito è tutelare e valorizzare l’area della Calabria che, a incominciare dal suo capoluogo di regione, “da troppo lungo tempo non riceve le giuste e dovute attenzioni”. Per lui, che annuncia di rimanere comunque nello schieramento di opposizione, si dovrebbe puntare sul potenziamento dell’area centro, “piuttosto che seguitare a indebolirla, e ritrovare quella coesione istituzionale, economica e sociale senza la quale l’intero sistema-regione genera diseconomie, poca credibilità nel confronto con le istituzioni nazionali ed europee e scarso appeal per gli investitori”.

“Deve sempre prevalere la logica del gruppo”

“Nessuno si è mai sognato di intaccare la libertà e l’autonomia di scelta del consigliere Francesco Pitaro. Però ci sono modi e modi di adottare e comunicare le proprie legittime scelte e anche la tempistica, in un momento difficile per tutti e a soli tre giorni dal primo Consiglio regionale, lascia perplessi”.

Così i consiglieri regionali di “Io resto in Calabria” Graziano di Natale e Marcello Anastasi commentano la decisione di Pitaro, eletto nella lista di IRIC, di aderire al gruppo misto. Anche per loro la questione è squisitamente politica:

“Ma lo è nel senso più alto del termine, quello che attiene direttamente alla democrazia, e non certo all’avvilente disputa sulla distribuzione delle poltrone che si tenta di nascondere tacciando gli altri di scarso comprendonio”.

Per Di Natale e Anastasi, Pitaro non ha accettato il metodo democratico con cui il gruppo ha fatto le sue scelte.

“Abbiamo indicato in maniera collegiale chi per noi dovesse essere il segretario-questore. Lo abbiamo fatto insieme, confrontandoci apertamente. L’unico contrario è stato proprio Pitaro che pretendeva per se stesso quella carica, ma quando la sua pretesa è stata democraticamente bocciata, invece di adeguarsi al volere del gruppo, pur legittimamente esprimendo il suo dissenso, ha deciso di prendere il pallone e portarselo via solo perché non aveva vinto lui. Ora – concludono i due consiglieri regionali – potrà giocare la sua partita in solitaria o con nuovi compagni di squadra, ma ci auguriamo che lo faccia nel rispetto della dignità politica e dell’intelligenza altrui. La logica del gruppo, e non del singolo, per noi deve sempre prevalere”.