Consiglio regionale pronto al congedo: si decide per lo scioglimento e la legge elettorale

Tallini ha convocato i capigruppo. La maggioranza sembra decisa ad accelerare e a non subire l'intervento del Governo

Ristobottega

Sarà la Conferenza dei capigruppo a decidere tempi e modi del congedo dei consiglieri regionali eletti in questa breve legislatura che ha avuto un epilogo tragico con la morte della Presidente Jola Santelli. Il presidente del Consiglio, Mimmo Tallini, ha convocato i capigruppo per domani a mezzogiorno, per discutere di un unico punto all’ordine del giorno e cioè l’organizzazione dei lavori della massima assemblea regionale. Ovviamente al centro del dibattito ci sarà la data del prossimo Consiglio che, come detto, dovrebbe essere anche l’ultimo dell’XI legislatura. Il secondo comma dell’articolo 60 del Regolamento di Palazzo Campanella d’altra parte parla chiaro: “Il Consiglio regionale con apposita delibera accerta, ovvero prende atto dei casi di incompatibilità sopravvenuta, rimozione, impedimento permanente o morte del Presidente della Giunta. A tal fine il Consiglio è convocato dal Presidente entro dieci giorni dall’acquisizione della notizia e al termine della votazione, ove il Consiglio abbia assunto la deliberazione suddetta, il Presidente congeda definitivamente i Consiglieri”.

Insomma, tutti gli indizi fanno pensare che non ci saranno speculazioni di sorta sull’ormai imminente scioglimento dell’Assemblea. E anche la volontà dei consiglieri di maggioranza sembra essere quella di andare velocemente al voto, soprattutto per non perdere quella carica propulsiva proveniente dal voto di gennaio che incoronò la coalizione che sostenne Jole Santelli e, forse, anche per mantenere vivo il ricordo – commosso – della Presidente appena scomparsa. Il centrosinistra da parte sua non ha motivi per opporsi, anche se si sta facendo strada la convinzione, in certa parte dell’opposizione, che in un quadro delicato come quello che stiamo vivendo per via dell’acuirsi dell’emergenza sanitaria da Covid 19, il Governo interverrà per posticipare il momento elettorale. D’altra parte se si rispettano i tempi alla lettera si potrebbe votare già tra dicembre e gennaio prossimi.Un periodo, quello che coincide con le festività natalizie, già sotto la lente d’ingrandimento dell’esecutivo nazionale per le insidie, in termini di contagi e non solo, che potrebbe riservare. Anche per questo i dietrologi pensano che avendo già rinviato la tornata amministrativa delo scorso maggio, a causa del Covid, il Governo dovrebbe, o meglio potrebbe, comportarsi alla stessa maniera, allargando l’orizzonte elettorale alla primavera del 2021.


Ma non c’è solo l’incognita della data delle elezioni, perché sul Consiglio regionale pende una diffida relativamente alla legge elettorale e alla necessità di inserire la doppia preferenza di genere. Il presidente Tallini aveva già immaginato che la modifica sarebbe stata introdotta da qui alla fine dell’anno, ma adesso si tratta di accelerare. I tempi tecnici ci sono tutti, perché si tratta di una legge regionale, e c’è da giurare che il centrodestra no voglia farsi dettare l’agenda dal Governo che entrerebbe in scivolata sulle questioni calabresi con i poteri sostitutivi, come fatto a suo tempo per la Puglia.

In questa direzione sembra si stia muovendo il Partito democratico che ha presentato una interrogazione al Governo – firmata da 9 parlamentari: Stefano Ceccanti, Enza Bruno Bossio, Antonio Viscomi, Susanna Cenni, Chiara Gribaudo, Debora Serracchiani, Lucia Ciampi, Laura Boldrini e Angela Schirò – che hanno chiesto se l’esecutivo intenda sollecitare il Consiglio regionale della Calabria a recepire con legge i principi della doppia preferenza di genere, o se, in mancanza, intenda procedere con proprio decreto, analogamente a quanto disposto per la Regione Puglia.

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La deputata Enza Bruno Bossio, firmataria dell’interrogazione, ha avvertito:

«Chiediamo che, in caso di inadempienza da parte del Consiglio regionale calabrese il Governo adotti i poteri sostitutivi analogamente a quanto accaduto in Puglia. Si tratta di applicare un principio costituzionale che crei le condizioni effettive della parità di genere nella selezione delle cariche elettive. Auspico che il Consiglio regionale della Calabria provveda autonomamente ad adeguare la propria legge elettorale regionale senza subire l’iniziativa del governo. È venuto il momento – ha concluso la parlamentare – di voltare pagina e bandire una volta per tutte le ostilità e le “furbizie” autoreferenziali che nella scorsa legislatura hanno impedito alla Calabria di adeguarsi ad una norma di tale rilievo e che, ricordo, ha esposto le stesse elezioni del gennaio scorso ad un ricorso tuttora pendente al Tar».