Giunge alla sedicesima edizione l’appuntamento dedicato agli studi napoleonici denominato “5 maggio” organizzato dalle due associazioni reggine del Circolo Culturale „L’Agorà” e del Centro studi „Gioacchino e Napoleone”.
Il “Decennio francese”, così denominato dallo storico calabrese Umberto Caldora, fu quel periodo storico che vide dal 1806 due re francesi che si succedettero sul trono del Regno di Napoli. Il primo fu Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone che regnò fino al 1808 quando poi andò in Spagna: gli seguì suo cognato, per l’appunto Gioacchino Murat, che regnò fino al 1815.
Durante tale arco di tempo (1806-1815) il Mezzogiorno ebbe ad assestarsi sugli indirizzi indicati dall’amministrazione napoleonica che a seguito di quelle riforme liberò il Mezzogiorno dalle vecchie strutture feudali.
Quelle linee programmatiche aprirono una nuova era legate agli ideali di uno stato moderno ed almeno relativamente egalitario, scaturito dagli ideali della Rivoluzione francese. E’ noto che il decennio francese nel Mezzogiorno d’Italia fu un periodo, in complesso, di modernizzazione politico-istituzionale e socio-economica, che cominciò con l’occupazione di Napoli, il 14 gennaio 1806, da parte di Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone.
Il Bonaparte fu nominato re il febbraio successivo e rimase in carica fino al 15 luglio 1808, quando divenne re di Spagna. Al suo posto fu chiamato Gioacchino Murat che rimase al governo fino al marzo 1815. Il decennio francese avviò, infatti, un poderoso processo di modernizzazione in ogni campo della vita istituzionale dello Stato, del territorio, dell’economia e delle finanze, dell’istruzione, della laicizzazione dello Stato, della laicizzazione dello stato civile, raggiungendo i risultati migliori in campo istituzionale e amministrativo rispetto a quelli più propriamente economici.
Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione culturale “Aspetti socio-economici dell’eversione del feudalesimo durante il decennio francese” da parte del relatore Andrea Guerriero, studioso di materie economiche.