Coronavirus e ripartenza, il grido di Elvira Romano: ‘Ci hanno messo il cappio al collo’
La titolare di uno storico hotel a Gambarie chiede al Governo di svegliarsi e alla Regione di reagire: 'Ma come si fa ad immaginare che con 600 euro si possa ripartire?'
27 Aprile 2020 - 23:05 | di Claudio Labate

Elvira Cimino, 78 primavere, è una signora d’altri tempi. Tenace, determinata, combattiva. Neanche i problemi di salute l’hanno piegata. E chi la conosce, giura che neanche l’emergenza sanitaria in atto la piegherà. Lei è pronta a combattere. A difendere quello che per 75 anni è stato un gioiello per la famiglia.
È la titolare dell’Hotel Excelsior di Gambarie, struttura storica della montagna reggina, chiuso dal 9 marzo scorso. Ha vissuto e vive tuttora gli alti e bassi del turismo di casa nostra, rimanendo sempre in piedi e riuscendo a riadattarsi difronte alle difficoltà. E tuttavia, come tanti altri, non aveva potuto mettere in conto le conseguenza di una epidemia che ha bloccato l’intero Paese, in lotta da circa tre mesi con un nemico invisibile.
È rimasta, come tanti altri, in trepida attesa della conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, per capire come dovrà comportarsi da oggi in poi. Ma come una larga fetta di addetti ai lavori, è rimasta delusa dai contenuti della “Fase 2”. Tempi troppo dilatati, poche risorse, e un orizzonte per nulla limpido.
“Ed ora come facciamo noi, e quelli come noi? La stagione invernale è andata malissimo, complice anche la diffusione del coronavirus, figuriamoci come sarà da giugno in poi. Non capisco come dobbiamo comportarci. In montagna, qui a Gambarie, non c’è stato nessun caso. Mi domando come mai ancora dobbiamo rimanere chiusi”.
Le sue sono parole amare. Dettate non solo dalla delusione, ma anche e forse soprattutto dall’esasperazione.
“Avevo iniziato dei lavori di ristrutturazione, per rinnovare la facciata, ma poi tutto si è fermato. I soldi ora dove li prendo? Come faccio a pagare la ditta? Sono disperata. Siamo in ginocchio. Ripeto, la stagione è andata male, e ci siamo detti che ci saremmo rifatti a giugno. Ma la paura di non farcela è rimasta. Non vorrei prolungassero ancora la chiusura delle attività. Anche perché prima ci hanno detto fino ad aprile, poi i primi di maggio, ora addirittura giugno. Avevo delle prenotazioni per l’estate, ma mi hanno già disdetto tutto. Come fanno le persone a venire?”.
Il suo è un appello forte. Un disperato grido di aiuto. Che viene da chi, pioniere nel settore, da 75 anni contribuisce a portare l’acqua al mulino dell’economia di Gambarie.
Il suo appello non è diverso da quello dei suoi colleghi albergatori. Ma per la gente di montagna c’è anche l’aggravante delle disposizioni che tuttora vietano un certo tipo di spostamenti. Una aggravante che ha finito per penalizzarli ancor di più. D’altra parte, Gambarie non è proprio il posto migliore per ripartire con l’asporto, visto che non ci può comunque arrivare nessuno.
“Questo Governo deve svegliarsi. Se uno non ha i soldi per andare avanti, come fa ad affrontare le spese per far ripartire l’attività? In Germania i miei nipoti sono proprietari di un bar, a loro hanno messo 15 mila euro direttamente sul conto. Noi invece cosa dobbiamo fare? Siamo combinati male. Non ho ricevuto neanche i 600 euro ancora. Ho dovuto chiudere e staccare tutto, anche la luce che mi costava più di 2000 euro al mese. Ma come si fa ad immaginare che con 600 euro si possa ripartire? Dopo 75 anni mi devono mettere il cappio al collo? Devo chiudere l’attività? Tutti sanno i sacrifici che facciamo dalle nostre parti, e che continuiamo a fare. E quanti ne devo fare ancora alla mia età?”
Domande legittime, a cui è difficile dare una risposta. Ma Elvira le risposte le vuole. Dal Governo, ma anche dalla Regione.
“La Santelli non può aiutarci? Non può prevedere soldi a fondo perduto per le attività commerciali o legate al turismo? Le cose che fanno le dicono la notte, all’ultimo momento, e se non riesci a saperlo sei fuori. Vogliamo sapere di chi è la colpa, vogliamo sapere chi ci risarcirà?”
