Corruzione in atti giudiziari, chiesti 8 anni per l’ex sottosegretario Armando Veneto

I fatti risalgono al 2009 e tirano in causa l’ex giudice per le indagini preliminari di Palmi Giancarlo Giusti

Otto anni di reclusione: questa la pena avanzata dal sostituto procuratore della distrettuale di Catanzaro Veronica Calcagno nei confronti dell’avvocato Armando Veneto accusato, assieme ad altre 4 persone, di corruzione in atti giudiziari con l’aggravante del metodo mafioso.

Già sottosegretario all’economia a cavallo del nuovo millennio, ex parlamentare a Strasburgo e a lungo sindaco di Palmi, era stato proprio Armando Veneto, considerato uno degli avvocati penalisti più preparati e influenti del Paese, ad annunciare l’indagine portata avanti nei suoi confronti dalla Dda del capoluogo.

I fatti risalgono al 2009 e tirano in causa l’ex giudice per le indagini preliminari di Palmi Giancarlo Giusti, morto suicida nel 2015 nella sua casa di Montepaone in seguito ad una condanna a quattro anni per corruzione aggravata emessa dal Tribunale di Milano.

Secondo l’ipotesi d’accusa Veneto sarebbe stato il tramite attraverso cui alcuni appartenenti alla cosca dei Bellocco avrebbero avvicinato l’ex Gip (a quel tempo in forza al tribunale del Riesame di Reggio) per ottenere l’annullamento dell’ordinanza d’arresto nei confronti di Rocco e Domenico Bellocco e di Rocco Gaetano Gallo, finiti in carcere in seguito all’indagine “Rosarno è nostra 2”.

Una storia intricata che vede indagati anche Vincenzo e Gregorio Puntoriero, accusati assieme a Veneto di avere favorito i contatti con l’ex togato. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, i tre presunti mafiosi avrebbero pagato all’ex giudice 120 mila euro – 40 mila euro a testa per ognuno dei presunti pezzi grossi dei Bellocco – per ottenere l’annullamento dell’ordinanza d’arresto.