Creazzo tra Lega, FdI e l'appoggio degli scopellitiani... Genesi di una candidatura

Il candidato reggino più votato nel centrodestra disponeva di dati e documenti che potevano danneggiare l'ex presidente della Regione

Antonino Creazzo avrebbe preferito per il fratello Domenico una candidatura nella Lega di Matteo Salvini. Era il partito che andava per la maggiore in quel periodo storico, prima delle europee di maggio 2019. Intercettato dagli uomini della Polizia, Antonino Creazzo informò Domenico Laurendi della candidatura del fratello chiedendo di intercedere con Giuseppe Laurendi, ritenuto in grado di spostare una mole importante di voti. Per lui non c’erano ancora candidati forti nella zona, e nello sfogliare la margherita dei partiti, scartò l’Udc  – “alla cui presentazione della lista stava lavorando Mario Tassone, con cui, si legge nell’ordinanza, era in ottimi rapporti, tanto che quando si recava a Roma, era ospite presso la sua abitazione” – sostenendo che il fratello avrebbe dovuto candidarsi in un partito in cui fosse certa la sua elezione. Secondo la ricostruzione offerta dagli inquirenti furono i maggiorenti della Lega a contattare Antonino Creazzo, facendo pressioni perché Domenico accettasse la candidatura col carroccio.

Il 12 marzo del 2019, Domenico Laurendi prese contatti con Carmelo Palamara, influente personaggio di caratura regionale già capo segreteria dell’ex consigliere regionale forzista Alessandro Nicolò, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Libro nero” in quanto ritenuto referente politico della cosca Libri. Nelle conversazioni intercettate tra i Laurendi e Palamara venne fuori una strategia che voleva il sostegno ad un trittico di candidati, appartenenti a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Da qui nacque “l’associamento”. L’accordo si fece. Palamara, pur non stimando Domenico Creazzo, reo di essersi candidato in precedenza con il Pd, concludeva una delle telefonate con Domenico Laurendi stabilendo che Domenico Creazzo “si sarebbe dovuto sedere ad un tavolo, scusarsi e sarebbe stato nominato coordinatore” di un qualche circolo della Lega. Le condizioni erano quindi fissate: il sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte avrebbe dovuto “portare 15 tessere”, promuovendo nuove iscrizioni anche nel paese di Cosoleto, dove il partito non trovò molta fortuna.

Ma Laurendi si muoveva su più fronti. La stessa sera incontrò Antonino Coco, e con lui cenò parlando anche di politica. Coco parlando di se stesso si qualificò come uomo della Lega. In quel preciso momento storico. Perché prima, per motivi di opportunismo politico e non ideologico, era passato da un partito all’altro. La discussione prova a trovare una collocazione favorevole per Domenico Creazzo.

Ma l’ipotesi della candidatura di Domenico Creazzo, diventa quasi una certezza il 20 aprile del 2019, quando in una telefonata al fratello Antonino, lo stesso racconta di aver partecipato al funerale del padre di Demetrio Naccari Carlizzi (attualmente coinvolto nell’inchiesta “Libro nero” con l’accusa di concorso esterno alla cosca Libri), e di aver incontrato, il giorno precedente, Peppe Basile, che gli aveva chiesto con quale schieramento intendesse candidarsi, rispondendo che si sarebbe candidato dove avrebbe avuto certezza di vincere. Successivamente confidò al fratello che lo aveva chiamato anche l’ingegnere Pangallo, segretario dell’allora presidente Mario Oliverio, che voleva incontrarlo. Infine, aggiungeva di essere stato contattato anche da Alessandro Nicolò. Insomma, annotano gli inquirenti, “si comprendeva che la candidatura di Domenico Creazzo stava diventando appettibile”, proprio come volevano Antonino Creazzo e Domenico Laurendi.

Ma per fare l’accordo occorreva anche il coinvolgimento del diretto interessato. D’altra parte Domenico Creazzo in forza di quell’accordo sarebbe diventato il referente politico regionale della cosca Alvaro. Così il 24 maggio del 2019, in gran segreto, si incontrarono in Comune, a Sant’Eufemia, Domenico e Antonino Creazzo con Domenico Laurendi. In quella circostanza Domenico Creazzo disse a Laurendi di non aver accettato la proposta fatta da Palamara di candidarsi con Fratelli d’Italia, in quanto il partito della Meloni era dato si vincente, ma con al massimo la conquista di due seggi. Insomma, Domenico Creazzo preferiva ancora la Lega.

Ma per gli inquirenti l’indagine ha dimostrato che anche dopo che Domenico Creazzo ottenne la candidatura, i due fratelli hanno continuato ad avere una “chiara” interlocuzione con la cosca Alvaro, anche se per la raccolta dei voti” ad esporsi con i personaggi di calibro mafioso, per accordo col fratello candidato e scelta strategica ed opportunistica, è sempre e solo stato Antonino Creazzo”.

L’appoggio degli scopellitiani

Domenico Creazzo disponeva di dati e documenti che ove resi pubblici, avrebbero potuto fortemente danneggiare sotto il profilo giudiziario Giuseppe Scopelliti e i suoi più fidati collaboratori, creando problematiche di natura giudiziaria. È Antonino Creazzo a spiegare le ragioni del sostegno del gruppo politico che fa riferimento all’ex presidente della Regione, nonché sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti. Gli inquirenti non sanno spiegare a che titolo Domenico Creazzo fosse depositario di quei dati e documenti, ma presumibilmente era legato alla sua pregressa attività nelle forze dell’ordine.