Reggio, crollo tetto Sala Calipari. Udienza preliminare, il PM: ‘Collaudi mai eseguiti’

Quindici gli imputati, tutti accusati di “disastro colposo”. Il resoconto dell’udienza del 21 febbraio

Cede improvvisamente il 31 luglio 2020 il tetto dell’auditorium ‘Nicola Calipari’ di Palazzo Campanella.

Fortunatamente in quel momento nessuno era presente all’interno della sala più importante della struttura di via Cardinale Portanova, sede di numerosissimi convegni ed incontri, rivolti soprattutto ai giovani studenti.

L’inchiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nata dopo il crollo del tetto, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 15 persone, tra cui anche l’ex presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia Michelino Roberto Lico e il dirigente del settore tecnico del Consiglio regionale Vincenzo Romeo.

Per tutti l’accusa è quella di “disastro colposo“.

A distanza di quasi quattro anni dal crollo si è tenuta il 21 febbraio l’udienza preliminare, all’interno delle aule del Cedir a Reggio Calabria, durante la quale il Pubblico Ministero, dottoressa Parezan, oltre ad insistitere nella richiesta di rinvio a Giudizio per tutti gli imputati, ha dimostrato, attraverso una Consulenza Tecnica disposta in sede di indagini preliminari, come i collaudi circa la resistenza del tetto non sarebbero stati mai stati eseguiti nella fase pre-progettuale.

Tra le discussioni dei legali, l’avv. Francesco Domenico Meduri che, insieme all’avv. Nicola Quaranta, nell’interesse di Francesco Messineo Consulente Tecnico dell’impresa di Costruzioni, avente sede in Puglia, ha rappresentato come il suo assistito non poteva essere a conoscenza dell’andamento e della corretta esecuzione dei lavori, la cui responsabilità era in capo al Direttore dei Lavori, essendosi recato saltuariamente sul luogo delle costruzioni ed essendosi limitato a solo alcune volte a firmare il registro di contabilità a seguito dell’emissione da parte del Direttore dei Lavori dei certificati di pagamento.
Circostanza, questa che – secondo l’avv. Meduri – doveva far propendere per un convincimento che i lavori fossero stati eseguiti a regola d’arte.

L’avv. Meduri, nell’interesse del Consulente Tecnico della Impresa di Costruzioni, ha dunque posto l’accento sulla circostanza che il proprio assistito non potesse essere a conoscenza del corretto andamento dei lavori, per due ordini di ragioni.

Ad avviso del legale reggino, in tema di normativa di Appalti Pubblici, la responsabilità ricade sul Direttore dei Lavori che è un dipendente pubblico. Inoltre, il Consulente tecnico dell’Azienda privata si è limitato a recarsi saltuariamente sul cantiere e a trasmettere all’Ufficio di Contabilità i certificati di pagamento, trasmessi a loro volta dal Direttore dei lavori. Motivo per cui, vi era convincimento in capo all’assistito che i lavori fossero stati eseguiti a regola d’arte.

La Regione Calabria infine si è costituita parte civile. Il 10 aprile si terrà la prossima udienza.