Caso Musolino, il Csm archivia: “Nessun rischio per l’imparzialità del magistrato”
Il Csm archivia la pratica sul procuratore aggiunto. Il caso era nato dopo la sua partecipazione a un evento "No Ponte"
02 Aprile 2025 - 16:37 | di Redazione

Non ci sono i presupposti per il trasferimento d’ufficio del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Stefano Musolino. È quanto stabilito dalla Prima Commissione del Csm, che ha archiviato la pratica avviata in seguito alla richiesta delle consigliere laiche di centrodestra Isabella Bertolini e Claudia Eccher. Le motivazioni dell’archiviazione sono state rese note dal quotidiano Il Dubbio.
Il contesto: l’evento “No Ponte” e le dichiarazioni sul ddl Sicurezza
Alla base della richiesta vi era la partecipazione del magistrato, anche segretario nazionale di Magistratura Democratica, a un evento promosso dal Movimento “No Ponte” il 19 ottobre 2024. In quell’occasione, Musolino aveva espresso forti riserve sul disegno di legge “Sicurezza”, sottolineando come fosse pericoloso «gestire il dissenso con strumenti penali».
Tra le frasi evidenziate nel dossier vi sono anche le seguenti:
«I conflitti possono essere deleteri se non si basano sul rispetto reciproco delle posizioni e possono invece essere molto fruttuosi se vengono gestiti e governati».
«Non si possono inventare nuove norme per radicalizzare il dissenso e, addirittura, criminalizzarlo».
Le parole in TV e l’analisi del Csm
Successivamente, ospite del programma Piazza Pulita su La7, Musolino aveva ribadito i suoi concetti, affermando che «non esiste un’imparzialità come condizione pre-data (…), l’imparzialità è qualcosa verso cui si tende».
Secondo la Prima Commissione del Csm, queste affermazioni rientrano nel pieno diritto di manifestazione del pensiero garantito dalla Costituzione e non ledono in alcun modo l’indipendenza o l’imparzialità del magistrato.
Nessun rischio per l’immagine del magistrato
Sempre secondo la valutazione della Prima Commissione (con voto contrario di Aimi e astensione di Papa), la partecipazione a trasmissioni televisive e a eventi pubblici non ha comportato violazioni deontologiche o danni all’immagine del magistrato. Non emergono, infatti, elementi tali da compromettere il ruolo di imparzialità richiesto a una figura giudiziaria.
La decisione di archiviare la pratica conferma che l’operato di Stefano Musolino non ha mai oltrepassato i limiti del diritto di critica e di espressione. Non ci sono, dunque, «rischi di concrete ricadute pregiudizievoli sull’esercizio delle funzioni giudiziarie» da parte del procuratore aggiunto di Reggio Calabria.
