Salute mentale e suoi disturbi: i comportamenti dell'uomo tra natura e cultura

L'approfondimento del prof. Zoccali dell'Istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria

L’interazione tra natura e cultura nel comportamento umano è un tema che abbiamo già esplorato in precedenti articoli. Tuttavia, alla luce degli eventi recenti, come la tragica violenza subita da una ragazza a Palermo e da due ragazzine di 13 anni al Parco Verde di Caivano, è essenziale approfondire ulteriormente questa questione.

Numerosi esperti, tra cui sociologi, giornalisti, scrittori, psicologi e psichiatri, hanno condiviso diverse opinioni attraverso i media riguardo a questi atti di violenza. Queste interpretazioni sono tutte degne di considerazione, ma la complessità del comportamento umano richiede una riflessione più ampia, tenendo conto della molteplicità delle variabili coinvolte.

I comportamenti dell’uomo tra natura e cultura

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L’essere umano è un animale sociale, il cui comportamento è il risultato di un intricato dialogo tra influenze neurobiologiche, determinate dai geni, e l’assimilazione di valori e norme sociali che diventano parte integrante della nostra mente come “costrutti” o “narrazioni”. Questi due elementi, neurobiologico e narrazioni, contribuiscono a determinare il comportamento, la  percezione della realtà esterna e la struttura della personalità che si ritiene patologica quando diventa disfunzionale nel  contesto sociale, lavorativo o in altre aree importanti della vita.

Di fronte a un atto violento, è quindi pertinente chiedersi se esso sia condizionato da una qualche forma psicopatologica che limita la libertà decisionale e la consapevolezza dell’azione.

La prevalenza globale dei disturbi di personalità nella popolazione generale è del 10,5% circa; se includiamo anche i disturbi sottosoglia, che non hanno una manifestazione clinica evidente ma sono comunque parzialmente disfunzionali, la percentuale sale al 20%. Di questo 20%, le personalità che possono entrare in conflitto con il sociale rappresentano circa il 10%. Quindi, in una città di 500.000 abitanti, ci potrebbero essere 50.000 individui, distribuiti statisticamente in tutti i sistemi sociali, con probabili disfunzioni nell’adattamento e conflittualità relazionali correlati a impulsività, rabbia,  idee paranoiche e mancanza di empatia, tutte variabili che, comunque, con minore intensità, sono presenti anche nelle persone sane e sono mediate dal lobo frontale che giunge a maturazione intorno ai 25 anni nelle donne e verso i 30 anni negli uomini.

Dobbiamo comunque considerare che il comportamento che si discosta dalle norme sociali, può essere finalizzato anche a scopi creativi e innovativi, sfidando le convenzioni consolidate e contribuendo al progresso; di contro, l’apparente creatività può derivare da una patologia della personalità non riconosciuta da chi non è esperto in materia. Esempi storici di errori di giudizio sociale  sono  stati, ad esempio, Adolf Hitler, che fu acclamato dalla popolazione tedesca senza che molti comprendessero la profonda “psicopatia innovatrice quasi messianica” di cui era affetto oppure figure come Stalin e Mao Zedong che hanno lasciato un tragico segno nella storia, causando la morte di milioni di individui a causa delle loro politiche e della loro stessa  psicopatia.

La quaestio si rende ulteriormente più complessa se consideriamo che l’aggressività e la violenza sono influenzate non solo da fattori come rabbia, impulsività, idee paranoiche e mancanza di empatia, ma anche da regole e valori interiorizzati che possono variare da individuo a individuo. Ciò significa che lo stesso comportamento può essere interpretato come patologico, antisociale o legittimo a seconda del contesto culturale e dei valori adottati.

Un esempio recente, che evidenzia questa sfida culturale, è la richiesta di assoluzione da parte di un Pubblico Ministero nei confronti di un imputato originario del Bangladesh, accusato di maltrattamenti verso la moglie italiana che rifiutava di indossare abiti islamici. In una società multietnica, il rispetto delle “culture minoritarie” sta complicando la valutazione dei comportamenti. Un ulteriore elemento di confusione si manifesta nella modalità con cui avviene l’introiezione dei valori: da un lato attraverso l’esempio e l’adozione di un adeguato approccio empatico (“Io Ideale”), dall’altro tramite l’impiego di sanzioni o pene (“Super Io”). Le aree politiche “sinistra” e “destra” spesso si contrappongono nelle diverse proposte, nonostante la soluzione risieda nel giusto equilibrio delle due modalità.

Premesso quanto sopra, dobbiamo chiederci quali variabili stiano favorendo oggi nei giovani l’espressione della violenza, l’infrazione delle regole e dei valori. La risposta coinvolge una serie di cause multifattoriali:

  • Il ruolo genitoriale è molto ridimensionato: i genitori non sono modelli a cui rifarsi, sono spesso i primi a non condividere regole e valori e non possono trasmetterli ai figli.
  • La meritocrazia nelle scuole è stata abolita, interpretata quale mortificazione alla sensibilità dei giovani per cui eventuali sanzioni sono contestate con ricorsi agli organi competenti. I genitori non sono più gli alleati degli insegnanti ma dei propri figli.
  • Rifacendoci a Bauman, le regole sociali e i valori sono diventati più fluidi, “liquidi”  non sono più sostenuti da sistemi sanzionatori.
  • Il concetto di “minoranza” si è estremizzato, per cui i valori sono anche “di gruppo” e   “personali”.
  • Il “gruppo”  slatentizza i comportamenti più “naturali”, libera la componente inconscia a scapito della ragione,  assolve il comportamento istintivo, fa uscire allo scoperto il “primitivo” che c’è in ognuno di noi.
  • I social network stanno promuovendo sempre più una realtà virtuale, portando a un senso di alienazione dai valori della società reale.

In questo contesto alquanto complesso, la prevenzione deve essere affrontata in modo sistemico, promuovendo una rivoluzione culturale che, nel rispetto delle minoranze, rafforzi i valori comuni stabili e determini dei principi universali all’interno dei quali tutte le culture devono rientrare. È necessario promuovere un dialogo aperto e costruttivo tra generazioni, cercando di comprendere meglio le complesse interazioni tra natura e cultura nel comportamento umano. Dobbiamo riconoscere che ciò che viene considerato “naturale” può diventare istinto o puro individualismo e determinare conflitti sociali difficilmente un domani gestibili.