Donatella Versace racconta le origini del successo: 'Lo sapete, siamo del Sud' - VIDEO

Nell'intervista con Fedez e Luis Sal, Donatella Versace ripercorre la storia di famiglia e quella della casa di moda

Storie di una vita incredibile” è questo il nome dell’intervista rilasciata da Donatella Versace a Muschio Selvaggio. Il podcast, divenuto ormai super popolare, di Fedez e Luis Sal, tratta temi di cultura e società con ospiti diversi ad ogni puntata.

Donatella Versace a Muschio Selvaggio

Donatella Versace Intervista Muschio Selvaggio

Serietà, gioco, imprevedibilità, è il mix di fattori che hanno reso famoso il progetto del rapper e dello youtuber che, nell’ultimo appuntamento, hanno dato spazio alla stilista originaria di Reggio Calabria. La storia della famiglia Versace è infatti indissolubilmente legata alla città dello Stretto. Terra che, nonostante la fama acquisita negli anni, non hanno mai tralasciato di menzionare.

E, a distanza di tantissimi anni, la sorella del grande Grande, torna a parlare proprio dell’amata Calabria e dalla differenza tra il modo di percepire il Nord ed il Sud.

“Il Sud

Donatella Versace Intervista Muschio Selvaggio 1

Alla domanda di Fedez “Qual è la storia di Versace?”, Donatella non si perde in chiacchiere ed inizia il suo racconto da dove tutto ha avuto inizio: Reggio Calabria.

“Vorrei approfittare per fare una cosa strappalacrime. Voi sapete che noi siamo del sud, per la precisione di Reggio Calabria. Sapete anche che le persone del Nord si consideravano migliori. Più colte, più sofisticate, peccato che quelli del Sud avevano, invece, il coraggio di rompere le barriere. La gente che viveva a Nord era più conformista, si nascondeva dietro uno stile di vita omologato”.

Nella parole di Donatella trasuda tutta l’originalità che la famiglia tra le più famose della moda internazionale ha impiegato nel suo lavoro, ma anche quel pizzico di orgoglio nei confronti del Meridione che ha sempre contraddistinto la loro storia personale. Immancabile il riferimento all’amato fratello ed al lavoro futuristico svolto insieme negli anni d’oro di Versace:

“Gianni non era un conformista ne nella vita privata, né sul lavoro. Nei suoi primi anni da stilista è stato fortemente criticato. Amava in modo smodato le donne e non voleva assolutamente che apparissero “grigie”, come le definiva lui, perfettine. Desiderava che ognuna esprimesse al meglio la sua personalità, ma all’inizio è stato davvero difficile perché nella modo esisteva il famoso “bon ton” che, per noi Versace, non è mai esistito. Meglio il cattivo del buon gusto ad un certo punto, perché il primo farà sicuramente parlare di sé”.

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