Donne d’ingegno, le storie di Strada e Luzzatto Valentini: quando il talento sfidava i pregiudizi
L'associazione reggina AIDIA racconta la forza delle prime donne laureate in Ingegneria e Architettura
02 Ottobre 2025 - 18:43 | di Redazione

La rubrica ideata da AIDIA Reggio Calabria – Commissione Cultura, prosegue con un nuovo capitolo dedicato a due figure straordinarie: Emma Strada ed Elena Luzzatto Valentini, rispettivamente la prima donna laureata in Ingegneria e la prima in Architettura in Italia. Due pioniere che, con coraggio e competenza, hanno aperto la strada alle generazioni future, segnando la storia delle professioni tecniche e dando vita a un percorso che ancora oggi continua a ispirare.
Emma Strada ed Elena Luzzatto Valentini, due pioniere, un ingegnere e un architetto, le prime laureate in Italia nelle loro rispettive discipline, due donne accomunate dal destino che le ha condotte a tracciare con determinazione quel cammino che oggi percorriamo con passione.
EMMA STRADA

La prima laureata in Ingegneria, fondatrice dell’Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti (AIDIA)
Ing. Caterina Fortebuono, socia AIDIA RC
Emma Strada compì un’impresa colossale, fu la prima donna in Italia a laurearsi in Ingegneria, il 5 settembre del 1908, a soli 23 anni, presso l’Istituto Superiore Politecnico di Torino, terza del suo corso, si laureò con il massimo dei voti. La commissione fu indecisa ed impiegò un’ora per decidere se conferirle il titolo di ingegnere, ingegneressa o ingegnera ed alla fine optarono per ingegnere. L’evento fece scalpore e di lei ne parlarono i giornali.
Nata nel 1884 a Torino, da una famiglia nobile e progressista cresce guardando il padre, con cui lavora fianco a fianco, gestisce squadre di operai, si distingue per curiosità intellettuale, competenza e determinazione. Si occupa di progettazione, di acquedotti, di gallerie, di miniere, in Calabria cura l’automotofunicolare di Catanzaro.
Mette a punto un processo di fabbricazione del gas petrolio liquido a partire da materiali di scarto, gas di butano e di propano. Sperimentato a Marghera, per mancanza di fondi viene però accantonato.
Dal 1909 al 1923 è assistente straordinaria del prof. Luigi Pagliani, docente e direttore del Gabinetto di Igiene Industriale dell’Università di Torino.
Nel 1925 le viene affidato l’incarico di progettare e dirigere le operazioni di scavo di una miniera d’oro vicino a Macugnaga, nei pressi del Monte Rosa.
Nel 1957 insieme a Laura Lange, Ines del Tetto, Lidia Lanzi, Vittoria Ilardi, Anna Enrichetta Amour, Alessandra Bonfanti e Adelina Racheli fonda l’Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti (AIDIA), di cui diventa la prima presidente guidando l’associazione fino alla morte avvenuta nel 1970.
Non ha mai cercato riconoscimenti ufficiali, ha abbattuto barriere insormontabili e ha saputo costruire una carriera straordinaria, tracciando un cammino che continua a ispirare le nuove generazioni.
ELENA LUZZATTO VALENTINI

100 anni dalla prima laureata in Architettura, Elena Luzzatto, un primato tutto femminile che nessuno potrà mai toglierle
Arch. Maria Follo, socia AIDIA RC
Donna, Architetto, ebrea. Pioniera di un mestiere, che per molti versi, stenta ancora ad avere posizione nelle file degli ambienti decisionali. Paradigma di un ruolo che ha avuto, nel tempo, un chiaro vestito maschile, eppure, nella famiglia di Elena, l’architettura si respirava ancor prima di assumerne il ruolo, difatti solo due anni dopo la sua laurea (1925), anche la madre, Anna Gabrielli, divenne architetto. Elena Luzzatto si distinse da subito nell’ambiente romano, imponendosi nell’avanguardia razionalista che fiammeggiava in quegli anni. Tra le illustri collaborazioni, vi è quella, con il prof. V. Fasolo, fondatore, assieme a G. Giovannoni, G. B. Milani, A. Foschini, M. Manfredi e M. Piacentini, della Scuola di Architettura di Roma, la prima facoltà di Architettura in Italia.
Difatti, era il 1927 quando Mussolini, durante i colloqui con lo scrittore E. Ludwig, editava tale considerazione: «La donna deve essere passiva obbedire. Essa è analitica, non sintetica. Ha forse mai fatto l’architettura in tutti questi secoli? …. Essa è estranea all’architettura, che è sintesi di tutte le arti e cioè un simbolo del suo destino».
Ma Elena Luzzatto non si intimorì a tale assunzione di ruolo, anzi, si distinse subito in ambito privato, ricevendo l’incarico da G. Bottai nel 1928, Sottosegretario di Stato al Ministero delle Corporazioni, per la realizzazione di un villino ad Ostia. Seppure il villino non fu mai realizzato, A. Libera, grande esponente dell’architettura razionale, ne trasse ispirazione per le sue realizzazioni.
La visione attenta dello spazio architettonico, la poetica dell’estetica espressa con linee semplici e volumi puri delineati, la razionale composizione dell’archetipo e la funzionalità prevalente e sovraordinata sull’ornamento, non conobbe confine tematico.
La sua caparbietà e la sua sensibilità, furono cristallizzate in altre operose collaborazioni professionali femminili, quali l’ingegnere italiana M. Casoni-Bortolotti (1890-1971) e la prima paesaggista M. T. Parpagliolo (1903-1974).
L’importanza dell’esempio di Elena non risiede soltanto nell’essere stata la prima ad avere una laurea in architettura, seppur in un momento storico avverso e complicato, ma nell’aver delineato un ruolo culturale, sociale e autorevole della figura femminile dell’architetto, con rigore e professionalità.