Doppio Sogno – ‘Marie Antoinette’, ritratto di una regina confusa e infelice
09 Gennaio 2018 - 20:47 | di Pasquale Romano

Marie Antoinette è il terzo lungometraggio per Sofia Coppola , figlia del maestro Francis Ford. In questo caso Sofia scrive dirige e produce (in parte) un film in costume , prova quantomai ardua per un cineasta.
La storia è quella ben nota di Maria Antonietta , regina di Francia del XVII secolo. Il film riproduce abbastanza fedelmente (anche con la sintesi dovuta) quella che è stata la vita vissuta da questa ragazza di origini austriache, data in sposa al delfino di Francia Luigi per sancire l’unione tra le 2 nazioni.
Vita, quella di Maria Antonietta, passata attraverso sofferenze multiple e anche abbastanza inusuali, come il mancato concepimento del 1 figlio dopo le nozze, arrivato soltanto anni dopo e grazie alla pressione sempre più pesante delle 2 famiglie…
Uno dei motivi principali che hanno portato Sofia Coppola a girare questo film (datato 2006) è sicuramente la figura di questa regina, unica nel suo genere, profondamente controversa e anticonformista. Marie Antoinette respinge da subito i rigidi protocolli di Versailles, preferendo di gran lunga sperperare ricchezze con feste maestose in compagnia di alcune dame “discutibili” rispetto a quello che la corte prevedeva, e alla faccia di un popolo francese sempre più inferocito.
Marie Antoinette conferma tutta la bravura che la figlia d’arte aveva gia’ dimostrato nei 2 film precedenti. Il leggero passo indietro è inevitabile, nei primi due lavori infatti (Il giardino delle vergini suicide e Lost in Traslation) Sofia Coppola aveva dato vita a due capolavori, ritratti essenziali e perfetti che ne hanno lanciato con forza la figura nell’universo holywoodiano.
In Marie Antoinette la cinepresa viene adoperata con maestria, diverse accelerazioni e rallentamenti di linguaggio spezzano un racconto che punta ad essere leggero e di facile lettura. Scintillano magnificamente scenografia, trucchi e soprattutto costumi (della nostra Milena Canonero , probabilmente la piu’ grande costumista mai esistita , non a caso già premio oscar decenni fa con Kubrick e premiata con un’altra statuetta per questo film). Impeccabile la cura dei particolari: con le dovute proporzioni (e distanze) da un monolito della storia del cinema, Marie Antoinette è forse il film che più si avvicina all’indimenticabile Barry Lindon di Kubrick.
Marie Antoinette presenta anche lati negativi. Per quanto la storia lo preveda, la presenza ossessiva della seppur talentuosa e inquadrata Kirsten Dunst (già “musa” di Sofia Coppola nel suo film d’esordio Il giardino delle vergini suicide) è un trucco pesante sul volto del film, complicato da lavare via. Altro punto discutibile è la colonna sonora, voluta appositamente “frullata” dalla regista , che mischia generi di secoli diversi e in alcuni tratti risulta kitch e fuoriluogo.
La Coppola, che evidentemente predilige storie al femminile dove le protagoniste sono ragazze contorte e incomprese, è comunque brava a non cadere nella trappola del puro e formale esercizio stilistico, offrendoci un film discusso (soprattutto in francia), che se ne infischia di giudicare il passato e invece vuole rendere un omaggio senza tempo ad una ragazza “comune” , che si trova catapultata in una realtà a lei del tutto inusuale.
Personaggi intrappolati, come quelli visti in Il giardino delle vergini suicide e Lost in Traslation. Imprigionati, principalmente dentro sè stessi…
* ’Doppio Sogno’ è la rubrica cinematografica di Citynow. Le ultime novità in sala ma anche film recenti e del passato, attori e registi che hanno fatto la storia del cinema. Racconti, recensioni, storie e riflessioni sulla Settima Arte.
