Doppio Sogno – Vicky Cristina Barcelona, tutto quello che non capiamo dell’amore


Dopo l’altalenante trittico londinese, e prima di tornare nell’amata grande mela, Woody Allen si è concesso una puntata in Spagna, nella caliente Barcellona, per girare nel 2008 Vicky Cristina Barcelona, l’ennesimo film di una lunghissima carriera.

La storia si attorciglia intorno ad un pittore, Josè Antonio, e due donne americane arrivate in Spagna in vacanzastudio per passare l’estate. Jose’ Antonio riesce ad ammaliare prima Cristina e poi Vicky, in realtà fidanzata e sulla via di un imminente matrimonio.

Con il passare dei giorni inizia una felice relazione tra il pittore e la bionda Cristina, che procede a gonfie vele sino a quando a scombinare tutto, arriva Maria Elena, ex-moglie di Josè Antonio.

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La donna, una nevrotica pittrice spagnola alle prese con sbalzi d’umore, non vede di buon occhio la relazione e continua ad avere un rapporto turbolento con l’ex marito.

Dopo un fugace triangolo idilliaco, iniziano i veri problemi e nel frattempo Vicky, fresca di matrimonio, continua a pensare più al tenebroso pittore che al marito e non è certo felice come dovrebbe una novella sposa.

Allen, questa volta, fa centro: dopo un film come Scoop non memorabile e il parzialmente riuscito Sogni e delitti, ecco un lampo di luce che, Match Point a parte, non vedevamo da un decennio almeno.

Dopo essere uscito dal lungo letargo newyorkese con i tre film girati a Londra, Allen dimostra di saperci fare anche con la città catalana del titolo, disegnandone un affresco sobrio ed elegante, zigzagando tra le vie principali della città e le campagne che la circondano.

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Cosi come fu superato l’esame della fredda e piovosa Londra, anche la calda e “viva” Barcellona, in tutto e per tutto diversa rispetto alla città inglese, viene tratteggiata benissimo.

Sia di giorno (forse mai così numerose le riprese diurne in un film di Allen) che di notte la qualità delle immagini e delle riprese è sempre elevata, grazie anche alla deliziosa fotografia ad opera di Javier Aguirresarobe, non a caso già direttore della fotografia per registi come Milos Forman e Alejandro Amenabar.

Allen, ad un’azzeccata colonna sonora in tema abbina i calici di vino, presenza costante sulla scena, sviluppando un film leggero e al contempo ricco di sfumature agrodolci.  Il cast è perfettamente intonato: sia la bionda indecisa e più spensierata Cristina (Johansson) che la contorta, pensierosa e apparentemente integerrima Vicky (Hall), sono interpretate nel migliore dei modi, facendone emergere le rispettive difficoltà del momento, ora triste, ora felice, sempre in balia degli eventi.

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Anche Bardem, nei panni del pittore tutto arte e sensualità, che irretisce con facilità estrema il sesso femminile, fa del suo meglio dimostrandosi ancora una volta attore di talento, sempre più in voga anche a Hollywood. La nota di rilievo, però, e tutta per la Cruz: semplicemente straordinaria l’interpretazione dell’attrice spagnola, che in mezz’ora riesce a condensare tutto il vasto repertorio di cui è capace.

Sensuale, conturbante, fragile ed emotivamente a pezzi, il suo ruolo, se pur breve, spezza letteralmente in due il film, che avverte un deciso cambio di passo con la sua entrata in scena.

Memorabili le sfuriate della pittrice Maria Elena, in patria non a caso c’è chi ha parlato di ruolo alla Anna Magnani, esagerando forse un pò. Quella che sicuramente non è stata una esagerazione riguarda la più che meritata vittoria dell’Oscar come migliore attrice non protagonista.

Allen non compie un’inversione di tendenza: parla dell’amore, come fa da sempre con il suo stile romantico ma mai sdolcinato, ironico e iper-realista, ma compie un passo avanti.

La maturazione raggiunta dal cineasta newyorkese gli permette di affrontare l’argomento con la giusta dose di disillusione, fornendo all’essere umano i giusti alibi del caso senza condannarlo in maniera eccessiva.

L’amore, come parte della vita di ognuno di noi,è rappresentato come una ruota che gira e che porta con sé molteplici sentimenti e stati d’animo, inevitabilmente legati alla gioia, al dolore, alla rabbia, la gelosia, la passione e la vendetta.

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La forza del film è quella di portare alla luce tutti gli imprevedibili dell’amore, e relative menefreghiste ripercussioni, dimostrando l’irrazionale dell’avere certezze, o falsi fondamenti, sui quali appoggiare le proprie convinzioni.

Piccolo appunto per la voce fuoricampo, didascalica nel raccontare gioie e turbamenti dei protagonisti ugualmente percepibili.

Allen dimostra di infischiarsene dei critici, che lo vorrebbero già in pensione o alle prese con temi che non rischino di ripetersi, e i fatti danno ragione al regista.

Il quadrato amoroso che avvolge i protagonisti convince e colpisce, la buona riuscita della pellicola è evidenziata dalle ottime interpretazioni di tutti i protagonisti. L’entrata in scena della bella Cruz, infine, dona al film il sale, l’immancabile dose nevrotica e paranoica dei film del regista. Assolutamente da vedere, per sorridere, riflettere e capire, un po’ di più, tutto quello che non capiremo mai.

di Pasquale Romano – *’Doppio Sogno’ è la rubrica cinematografica di Citynow. Le ultime novità in sala ma anche film recenti e del passato, attori e registi che hanno fatto la storia del cinema. Racconti, recensioni, storie e riflessioni sulla Settima Arte.