Regionali Calabria, Imbalzano (FI) a cuore aperto: “Non votate il 'compare' ma persone competenti e utili al territorio”

Il candidato azzurro, ai microfoni di CityNow, chiede di modificare l’approccio al voto, e punta tutto su “onestà, competenza ed esperienza”

“Non votare più l’amico per l’amico, o peggio il compare. Lo dico con serenità e grande distacco: votate soltanto persone perbene e competenti che a vostro giudizio possono rendersi utili al territorio. Votate le persone che possono contribuire a recuperare un po’ di speranza per questa terra”.

Candeloro Imbalzano, candidato alle regionali nella lista di Forza Italia, si prepara all’ennesima battaglia, ad una nuova campagna elettorale.

Ma forse sarebbe meglio dire “continua” la sua campagna elettorale.

Da circa un anno e mezzo batte il territorio, incontra cittadini e professionisti, illustra il suo personale programma. Perché di programmi, in giro, non sembra esserci traccia.

CityNow lo incontra nella sua segreteria elettorale, a pochi passi da Palazzo San Giorgio, dal cuore della città. Segno che la mente è rivolta comunque e sempre verso Reggio Calabria.

“Noi stiamo facendo questa campagna elettorale con l’occhio rivolto anche al Comune e alla Città metropolitana, che non è mai decollata, salvo qualche impegno negli ultimi mesi” dice – che sarà impegnata nel rinnovo del Consiglio comunale in primavera.

Il suo appello al voto è accorato, ed è ispirato anche da quel cartellone che ha appeso alla parete, che ricorda il polverone alzato dall’inchiesta Rimborsopoli, dalla quale ne è uscito indenne.

Ci tiene Imbalzano a sottolinearlo. Idealmente vorrebbe rivolgersi a tutti i suoi concittadini:

“Modificate l’approccio al voto, rispetto al candidato. Siamo a un punto di non ritorno. La città, la provincia e la Regione, non si possono permettere un altro anno di questo scivolamento senza limiti, o si arresta questo declino o avremo un vero e proprio esodo biblico di giovani. Votate le persone che possono contribuire a recuperare un po’ di speranza, perché i giovani non credono più alla politica per i risultati disastrosi che ci sono stati, e non solo in questi ultimi 5 anni”.

Risultati disastrosi, certo, ma anche un modo troppo disinvolto di stare in politica da parte di molti che, oggi, hanno (ri)trovato un posto nelle diverse liste presentate per le regionali.

Quelle del centrodestra sono considerate liste “forti”, ma i detrattori accusano la Santelli di aver “imbarcato” transfughi, voltagabbana, cinghiali… tutte operazioni “porta voti” che confondono e sconfortano l’elettore medio.

Imbalzano lo riconosce e non si tira indietro:

“Certamente non si può negare che ci sono liste che hanno accolto di tutto e di più. È un problema di onestà intellettuale, perché quando si accolgono persone che stavano a sinistra, con tutto il rispetto per la collocazione precedente, e poi si salta sulla barca del possibile schieramento vincitore, non è una cosa piacevole ed ortodossa. Anzi, è una cosa che fa male alla politica in generale. Questo fenomeno andava certamente ricondotto in termini fisiologici. L’elettore può anche seccarsi, non votare queste liste. Da un anno e mezzo faccio incontri in cui illustro il mio programma, e non so quanti candidati di centrodestra e di centrosinistra lo stiano facendo. Sarebbe stato meglio, invece di accogliere questo frutto misto da tutte le parti, che fossero privilegiati i programmi. E questo vale anche per il centrosinistra di cui non vedo in giro candidati impegnati ad illustrare programmi”.

Il centrosinistra, chiusa la parentesi Oliverio, parla di “rinnovamento”. Il centrodestra di ritorno alla normalità… Chi dei due mente?

“Se per rinnovamento si intende un nuovismo di maniera, quello lo abbiamo già avuto, non aspettavamo a Callipo sicuramente. Lo abbiamo avuto cinque anni fa al Comune, alla città metropolitana ma anche alla Regione ed è stato un fallimento assoluto. La tragedia è che questo nuovismo ha prodotto soltanto grande incompetenza. E poi, se uno non sa dove sono le risorse, ovviamente non le può spendere. Oliverio ne ha spesi, nonostante qualche nostro suggerimento soltanto il 12,5% e sta per partire la nuova programmazione 2021/2027. Il Comune di Reggio aveva una montagna di risorse dalla Città metropolitana, e ne ha utilizzati soltanto il 10%, senza spendere quasi niente dei fondi comunitari, quando invece con Regione Pd, Comune Pd e Citta metropolitana Pd, avrebbero dovuto fare un’ira di dio per questa città. In realtà questo nuovismo ha prodotto solo incomunicabilità, e soprattutto una grandissima incapacità e scarsa conoscenza degli strumenti che potevano arrestare il degrado della città e dei comprensori provinciali. Ci vorrebbe un ‘nuovismo’ delle idee, delle passioni, dell’amore per i propri territori, per la città. Secondo me il rinnovamento è voltare pagina rispetto ad una inesperienza diffusa”.

Pochi i reggini in lizza per queste regionali. Ma la città soffre di una crisi di rappresentanza?

“Vero. La città non ha più i personaggi in vista che aveva prima. C’è una grande crisi di rappresentanza del territorio reggino, frutto dell’incompetenza. L’esperienza è anche conoscenza, percezione delle criticità. Noi sappiamo quali sono i problemi, ma offriamo anche le soluzioni, perché siamo in condizione di farlo. Un giovane a 32 anni che non ha esperienza amministrativa è chiaro che ha difficoltà anche a conoscere le cose”.

Programma: “mix di esperienza e competenza”

Nel suo personale taccuino, la scala dei valori e i problemi da aggredire subito sono quelli della sanità, dell’agricoltura, del lavoro che non c’è, e dello sviluppo.

“Certamente la prima grande questione è quella della sanità, che è un tema avvertito su tutto il territorio provinciale. L’idea nostra è quella di porre fine al commissariamento perché in dieci anni ha prodotto soltanto altri debiti, altri conti economici negativi, con il livello di assistenza che è drammaticamente calato. Tutte le strutture sono state depauperate, e tutta la domanda sanitaria si riversa su Reggio, con i pronto soccorso che scoppiano. C’è soltanto lo sforzo di medici e paramedici che tentano di sopperire a carenze ormai ataviche”. Se si parla di lavoro, poi, Imbalzano ha la sua personale ricetta: “Credo che questa regione abbia bisogno di grandi progetti di inserimento lavorativo, sulla scorta di progetti come Obiettivo occupazione”. Ripercorrendo i trascorsi da presidente della Commissione regionale Bilancio, ed avendo contribuito alla stesura della programmazione dei fondi comunitari 2014/20120, si dice convinto del fatto che “la Regione avendo una grandissima quantità di risorse europee destinate al sociale, alla lotta alla povertà, alla disabilità e quindi anche al lavoro, deve utilizzarli per creare occasioni di inserimento lavorativo. Penso a due, tre progetti che impegnano 150 milioni di euro. Non stiamo parlando di lavoro, quello lo creano le imprese, ma di inserimento lavorativo che ha una duplice funzione: da una parte permettono a tanta gente di inserirsi nel mondo del lavoro, dall’altra riducono il costo del lavoro di chi vuole fruire di questi progetti. Questa è una grande chance”.

Se dici sviluppo, per Candeloro Imbalzano, si deve parlare inevitabilmente di Zone economica speciale di Gioia Tauro:

“Sono stato relatore dell’unica vera legge in materia, perché quella di Oliverio non ha fatto altro che integrare l’area di Gioia Tauro con la Sibaritide, che non c’entra niente. Noi pensiamo invece di poter mettere in condizioni tanti gruppi nazionali ed internazionali di insediarsi nel retroporto, e di creare lavoro anche attraverso un grande progetto di logistica, che ci porti ad abbandonare il gommato”.

Ma sviluppo è anche turismo. Imbalzano è convinto che l’esperienza dei cinque anno targati Oliverio, sia stata disastrosa. Ancora una volta guardando al passato ricorda che c’è una legge del 2013 che riguardava tutto il complesso turistico regionale, che era stata pensata per valorizzare tutti i comparti, da quello religioso a quello dei prodotti tipici, da quello termale a quello prettamente vacanziero:

“Quindi – aggiunge – pensiamo di riprendere anche quella legge e mettere in piedi un vero progetto di sviluppo turistico fondato su grandi attrattori, come il waterfront per la città di Reggio, il quale progetto ahimè è stato ripreso solo ora dall’attuale amministrazione, o la nuova fiera internazionale progettata da Vittorio Gregotti per Arghillà, che è anche zona franca, che avrebbe consentito oggi di avere un turismo d’affari e congressuale importante”.