Fuga dalla Calabria. Tra speranza e realtà, i numeri sono implacabili

Prosegue l'esodo dalla Calabria, in particolare dei giovani. Con questi numeri, quale futuro per la nostra terra ?

Incubo senza fine. La solitudine dei numeri certifica ancora una volta il quadro impietoso relativo alla Calabria e al Sud in generale riguardo l’esodo (in particolare dei giovani) verso il nord o l’estero.

E’ di 1.894.110 unità, la popolazione censita in Calabria al 31 dicembre 2019, con una riduzione di 170.911 abitanti (-9,4‰) rispetto al 2018 e di 64.940 abitanti (-4,2‰ in media ogni anno) rispetto al Censimento 2011.

E’ uno dei dati delle prime due rilevazioni fatte nel 2018 e nel 2019 del Censimento permanente effettuato dall’Istat. In merito al 2011, i residenti diminuiscono in tutte le province. La riduzione è maggiore nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria (-6,8‰ e -4,6‰ in media annua).

Non si tratta dei soli numeri che inchiodano una realtà terribile. Secondi il Rapporto Svimez 2020 sul Mezzogiorno, la Calabria sembra letteralmente sprofondare. Il quadro che emerge da questo Rapporto è davvero preoccupante: nell’anno del Covid-19 la Calabria ha perso l’8.9% del suo Pil e al contempo è la regione con il più elevato tasso migratorio.

Secondo un recente studio dell’Osservatorio “Laboratorio economico-territoriale sulle politiche del lavoro” del Dipartimento regionale del Lavoro della Regione Calabria, si evince come nel periodo di riferimento 2004-2020, la Calabria ha registrato una contrazione di 104.682 mila residenti, passando dai 1.998.792 del 2004 ai 1.894.110 del 2020, con una variazione negativa del 5,2%.

Popolazione Residente

Diversi gli studi, numerose le ricerche, sempre uguale il triste esito: tantissimi giovani calabresi, subito dopo il diploma, fanno la valigia per cercare fortuna al Nord o all’estero. Un fenomeno che in generale coinvolge tutto il Mezzogiorno d’Italia, seppure è la Calabria a registrare il record percentuale di partenze con 7 calabresi su 1000 che si sono stabiliti altrove.

Negli ultimi 10 anni sono stati circa 1 milione 139mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centronord e circa 612mila quelli sulla rotta inversa. Il bilancio tra uscite ed entrate si è tradotto in una perdita netta di 527mila residenti che equivale alla perdita di un’intera regione come la Basilicata. La regione del Mezzogiorno da cui si parte di più è la Campania (29% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), seguita da Sicilia (24%) e Puglia (18%). In termini relativi, rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Calabria (oltre 7 residenti per 1.000).

Un tunnel che sembra essere senza via d’uscita, un esodo che anno dopo anno si ripete inesorabile. E’ la solita missione di politica ed istituzioni, che (a livello locale, regionale e nazionale) hanno l’obbligo di considerare questo drammatico tema come la prima delle battaglie da combattere e da vincere. Senza slogan o frasi fatte, evitando ad ogni costo promesse da campagna elettorale.

La Calabria vede il proprio futuro volare via, ad un passo doppio rispetto ai propositi di riscatto e sviluppo. La speranza, termine che in questo caso si eleva al livello più puro del proprio significato, rischia di essere un concetto superfluo, che sbatte come un tir su un muro di granito.