Giacchetta, la mia lunga storia con la Reggina. Da Ischia al Delle Alpi con la Juventus

"Sono legatissimo alla gente. Mi sento un reggino che vive fuori". Quanti aneddoti

L’attaccante Giacchetta arriva dal Taranto

Una lunga storia quella di Simone Giacchetta e la Reggina. E’ sul terzo gradino del podio in fatto di presenze, alle spalle di Gatto e Maurizio Poli. Si è raccontato ai microfoni di Citynow, percorrendo i suoi tantissimi anni in amaranto, prima da calciatore e poi da dirigente: “Sono arrivato alla Reggina nel 1991 come attaccante, per risolvere i problemi offensivi che quella squadra aveva. Insieme a me Mino Bizzarri ed Alberti, tutti dal Taranto. Ma alla fine non so se non sono stato abbastanza bravo da risolverli, oppure erano talmente tanti che non bastava solo l’attaccante Giacchetta.

Dopo Maradona, la dura realtà della C

Anni duri, difficili, la Reggina non navigava in buone acque dopo la retrocessione. Difficili anche per me abituato ad applausi e consensi, quelli ricevuti nel Napoli da giovanissimo al fianco di Maradona e Careca, ma anche in quelle due stagioni al Taranto. Un inizio complicato, poi quasi venti anni da giocatore prima e dirigente dopo che mi hanno formato anche come uomo. Tutto inizia da Ischia, in quella giornata in cui si ottenne una salvezza insperata e disperata. A loro serviva il punto per andare in Coppa Italia Vip, a noi per la salvezza. Ma non si giocò per il punto, una vera battaglia, fuori e dentro il campo. Arrivò una vittoria grazie al gol di Mariotto e quello del sottoscritto, oltre ad una vera e propria svolta per la Reggina squadra e la società.

La non convocazione, la svolta

Ma per me non è stato facile il dopo, almeno quello immediato. Mi sono ritrovato dopo qualche stagione quasi disoccupato. Pensavo di aver bruciato tutti i sacrifici fatti fino a quel momento, quel gol realizzato all’esordio in serie A con il Napoli, il percorso successivo. Ero tesserato con la Reggina, reduce da quella bella stagione con Enzo Ferrari in panchina, l’eliminazione nella semifinale play off contro la Juve Stabia e sette gol all’attivo. Ma la stagione successiva la società non mi aveva convocato per il ritiro. L’infortunio occorso all’attuale tecnico amaranto Mimmo Toscano, ha fatto si che si liberasse lo spazio per me che giocai senza aver fatto grandi allenamenti.

Pur non essendo titolarissimo in quella squadra, insieme ai compagni conquistammo quella straordinaria promozione in serie B con mister Zoratti, ma non fu sufficiente neppure quello per convincere il presidente Foti a confermarmi, mi voleva dare al Castel di Sangro per prendere Colonnello. Sono andato a Milano e dissi al presidente che avrei voluto giocarmi le mie possibilità con la Reggina, per una questione personale. Volevo dimostrare alla tifoseria di Reggio di essere un altro, fino a quel momento ero stato spesso massacrato. E’ stato quello il mio primo segnale di svolta, di cambiamento.

Da attaccante a difensore

Da quel momento inizia un nuovo percorso, subito in B da attaccante mi spostano in mezzo al campo, centrocampista, per poi arretrare ancora e diventare il difensore di quella squadra che ha conquistato la storica promozione in serie A. Il primo a dirmi che sarei diventato un difensore è stato Enzo Ferrari, con il quale ricoprivo il ruolo di attaccante: “Sarai il nuovo Tassotti, mi disse, la presi con un’offesa, poi a ridere”.

L’anno magico della serie A

Sulle immagini di Torino-Reggina, Simone Giacchetta commenta: “Guardando queste immagini direi che nulla c’è da aggiungere, rovineremmo tutto. Uno spettacolo puro, quel mix di amaranto e granata che rendeva il Delle Alpi quasi un unico colore. Si è realizzato il sogno del tifoso della Reggina, una marea umana festosa e gioiosa. Si è festeggiato non so per quanti giorni, in quel periodo sono successe cose indescrivibili e memorabili.

In quella stagione ogni giorno si incontravano i tifosi per strada che ci incoraggiavano, tutti ci spingevano verso quel bellissimo traguardo. E l’anno successivo sono stato il primo giocatore della Reggina a mettere il piede in un campo di serie A essendo il capitano di quella squadra. Un esordio pazzesco con il pareggio contro la squadra favorita per la vittoria del campionato, la Juventus ed il simbolo di quella sfida la maglia di Del Piero che indossavo al contrario a fine partita. Uno spettacolo.

Alla Reggina da DS

Poi ho fatto altre esperienza, sono tornato da calciatore per una breve parentesi fino al ritorno prima da responsabile del settore giovanile e poi da DS. Purtroppo, tranne la parentesi con mister Atzori che ci stava portando di nuovo al raggiungimento di un grandissimo obiettivo, era tornata la Reggina con una serie di problematiche fino alla conclusione di quel percorso nell’estate del 2015 che tutti conosciamo.

I tifosi amaranto nel cuore

I tifosi della Reggina li ho sentiti sempre molto vicini. Non me la sono mai presa anche quando veniva offeso pesantemente, ma negli anni successivi è stato bellissimo. Quando sono stato male, ho sentito la vicinanza di tutti in ogni attimo e quel ritorno allo stadio con quel lunghissimo ed emozionante applauso è ben impresso nella mia mente. Bellissimo. Tifo Reggina e sarò sempre grato alla società ed alla città”.