Il giornale inglese 'The Guardian' scopre la Calabria: "Terra di segreti, mistero e fascino"

di Eva Curatola - Dalla Calabria al The Guardian,

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di Eva Curatola – Dalla Calabria al The Guardian, il noto quotidiano britannico, il passo sembra molto distante. Ma così non è, grazie alla giornalista inglese Isabel Choat che lo scorso luglio ha visitato il piccolo centro di Belmonte Calabro sul Tirreno cosentino ed ha deciso, in seguito, di raccontarne al mondo le bellezze.

L’abbandonato centro storico di Belmonte Calabro è stato convertito in un posto magico in cui sostare. In questo angolo di Calabria si è infatti riusciti a creare un modello di turismo sostenibile.


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“La collina era in fiamme. Era agosto e dal finestrino della nostra macchina vedevamo il fumo salire dalla foresta – racconta la giornalista inglese – Una situazione drammatica, quasi quanto la strada che ci conduceva a Sud. L’Autostrada del sole, più prosaicamente nota come la A2, attraversa le montagne della Calabria attraverso una serie di tunnel e ponti fino alla punta estrema d’Italia”.

Molto prima di raggiungere la punta, l’autostrada vira a sud-ovest verso la costa, come se ne avesse abbastanza dell’entroterra. “Qui è dove la strada ci ha condotto – continua la Choatalla ricerca di EcoBelmonte, uno dei due soli “alberghi diffusi” in Calabria, nel centro storico di un villaggio chiamato Belmonte Calabro, dove le case ormai abbandonate sono state trasformate in alloggi turistici”.

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Quello della Calabria è un fascino non sempre ‘facile’ e accessibile a tutti, soprattutto ai turisti stranieri alla continua scoperta del nostro Paese. EcoBelmonte non fa eccezione, affacciato sulla costa tirrenica, l’albergo diffuso non è di certo semplice da trovare. Ma il viaggio sarà ricompensato dalla meta?

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A raccontarlo è sempre la Choat, che con le sue parole, induce il lettore ad immergersi totalmente nella nostra terra. Una regione sconosciuta ai più e “mal” conosciuta dai restanti. Perché quando si parla di Calabria nel mondo si fa sempre riferimento alla mafia, alla crisi economica, alla disoccupazione e si pensa alla nostra regione come quasi ad una parte morente del Bel Paese.

“La Calabria è una terra di segreti, una roccaforte della mafia, della ‘Ndrangheta, con villaggi assonnati e isolati nascosti nelle sue terre selvagge”.

La Calabria invece ha davvero tanto da offrire, non solo dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. La Calabria è una terra di arte e cultura. Crocevia di numerosi popoli, culla di antiche tradizioni tramandate di generazione in generazione.

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Belmonte è lo specchio di questa Calabria, terra in cui per 500 anni gli abitanti si sono dedicati ad attività umili, come la pesca e la coltivazione , cambiando ben poco le loro abitudini fino agli anni ’40, quando i gruppi di abitanti del villaggio si unirono ad un’ondata di emigrazione nazionale. La mancanza di posti di lavoro nel sud rurale ha visto l’esodo continuare per lungo tempo. Ancora oggi i più giovani fanno fatica a restare e così decidono di far i bagagli e abbandonare la terra che li ha visti crescere ma che non potrà dar loro un futuro.

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Il nucleo medievale di Belmonte Calabro è, ad oggi, quasi completamente abbandonato; la sua popolazione, una volta di 3 mila abitanti, si è ridotta a soli 30 e così di conseguenza le sue case sono cadute in rovina. Uno dei pochi giovani a rimanere è Gianfranco Suriano, che ha ricordi così felici del suo villaggio e di come si sentiva parte di “una grande famiglia” che vorrebbe riportare in vita.

Con l’aiuto di alcuni amici Gianfraco ha infatti dato vita ad un’associazione senza fini di lucro ed ha così dato inizio ad uno scrupoloso processo di ricerca dei proprietari che avevano abbandonato da tempo le loro dimore, per poterle trasformare in case di villeggiatura. Ci sono voluti quattro anni per ripristinare 14 case – riutilizzando materiali trovati per caso come tegole per tetti per creare un focolare e vernici e cemento non tossici.

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Il risultato di questo esperimento tutto calabrese è uno dei luoghi più magici al mondo.


“In questa luogo libero dalla tecnologia e privo di auto, le case sono saldamente accatastate e collegate da stretti vicoli caratteristici.. Gli archi di pietra rivelano improvvisamente piccoli cortili pieni di fiori e gradini dipinti conducono ad angoli ombrosi. I vecchi detti calabresi sono dipinti su pareti e porte, tra questi: “Il cielo limpido non ha paura di qualche piccolo tuono.”

“La nostra casa, A Parta, era piccola e semplice ma aveva tutto ciò di cui avevamo bisogno – racconta Isabel Choast – All’arrivo siamo stati accolti da Gabriella, la moglie di Gianfranco e responsabile del progetto, che ha organizzato la cena per noi nel loro ristorante “U Pimmiduoru e Bellimunti”. Su una terrazza abbellita da caratteristiche viti abbiamo mangiato antipasti, un gustoso piatto di pasta e ancora capperi, melanzane e, naturalmente, pomodori, seguiti da fichi d’india raccolti da tutto il villaggio”.

Un’esperienza che sembra avere dello straordinario per chi è abituato alla vita frenetica delle grandi metropoli ma che, per chi in Calabria ci è nato e vissuto, profuma di normalità.

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