Gli elefanti preistorici della Calabria: ritrovato antico fossile
06 Dicembre 2017 - 12:09 | di Vincenzo Comi
Sin dai tempi antichi la Sila è considerata l’area boschiva per antonomasia. “Qui il bosco sacro, protetto dagli alberi di una densa selva di abeti, ha al suo interno fertili pascoli”, scriveva Tito Livio inAb Urbe Condita.
Consacrata ad Hera Lacinia, il cui tempio sorgeva su un promontorio nei pressi dell’attuale Capo Colonna, questa foresta si estendeva per buona parte della Calabria, dalla Piana di Sibari al versante tirrenico, comprendendo anche l’attuale Catena Costiera, le Serre e l’Aspromonte.
In quello che è l’attuale territorio del Parco Nazionale della Sila stanno venendo oggi alla luce importanti scoperte paleontologiche che parlano di un passato remoto che va ben al di là dell’età romana e della Magna Graecia; ultima e inaspettata il ritrovamento di resti di un elefante del Pleistocene, Palaeoloxodon antiquus o Elephas antiquus, sulle sponde del Lago Cecita, in provincia di Cosenza.
Il ritrovamento dei resti di Elephas antiquus è ulteriore conferma dell’importanza archeologica, paleontologica e storica dell’altopiano silano di cui già si era a conoscenza grazie alla campagna di scavi del 2007, diretta sui tre laghi (Arvo, Ampollino, Cecita) dall’archeologo Domenico Marino e dal professor Armando Taliano Grasso.
In seguito a quella campagna venne infatti annunciata la scoperta del più antico insediamento umano d’altura della Calabria, datato tra il 3.600 ed il 3.350 a.C.. Questi insediamenti erano stagionali legati al fenomeno della transumanza dalle pianure costiere ai pascoli d’altura o ad attività di pesca fluviale o lacustre.
I resti dell’elefante sono stati ora portati presso l’Università del Molise dove verranno puliti, restaurati e consolidati in vista di un’eventuale esposizione al pubblico in territorio silano. Si procederà anche a una datazione precisa tramite ablazione laser e datazione radiometrica, in collaborazione con il Laboratoire de Géochronologie du CNRS francese.
La direzione del Parco nazionale della Sila si augura che queste novità possano costituire un valore aggiunto al rilancio della candidatura a patrimonio UNESCO del Parco.
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testo e fotografie di Giuseppe Intrieri per National Geographic