Isola Pedonale, la lettera di un disabile: 'Non possiamo stare in mezzo alla gente'

"Decapitata la nostra possibilità di accedere in alcune zone. Amministrazione comunale di scienziati"

Riceviamo e pubblichiamo:

“Caro Peppe (Ferranti, di Fratelli La Bufala, ndr), stimolato dagli ultimi accadimenti, ho deciso anch’io di scrivere qualcosa. Mi rivolgo a te privatamente, perchè sei un amico e so di esserlo anch’io per te. Se poi vorrai, sentiti pure libero di condividerlo pubblicamente. Non starò qui a parlare delle misure anti-Covid, bensì di un fattore a mio avviso ancora più grave. Grave perchè limita (anche se il termine corretto dovrebbe essere DECAPITA) le possibilità del sottoscritto e di chi, purtroppo, si trova maggiormente in difficoltà.

A causa delle SCELLERATE decisioni comunali, mi è stata letteralmente tolta la possibilità di venire a trovarti, gustare la bontà dei tuoi prodotti e godere dell’affetto che tutti voi mi avete sempre dimostrato. La chiusura della via marina alta è l’ennesimo colpo al cuore per i disabili, già costretti a combattere con le loro difficoltà quotidiane.

Secondo gli scienziati facenti parte dell’amministrazione, mai curatisi dei diritti e delle necessità delle categorie svantaggiate, tutelate per legge ma solamente sulla carta….per poter accedere alle locations di quella zona (in presenza oppure per asporto) dovremmo sostare A PAGAMENTO alla stazione oppure quasi all’ingresso del porto e farcela a pied…pardon, a ruote fino a destinazione.

Questi stolti disconoscono o fingono d’ignorare l’impraticabilità delle vie reggine, tra buche, smottamenti del manto stradale, marciapiedi divelti, radici degli alberi che affiorano dal terreno, scivoli e declìvii d’accesso completamente inesistenti: se il rischio degli autoveicoli è di danneggiarsi, quello per le persone in carrozzina (e non solo) è di finire in un letto d’ospedale.

Ed anche volendo mettere da parte le conseguenze gravi, un pericolo più che concreto è quello di forare lungo il tragitto e rimanere inchiodati sul posto, inermi. A quel punto, non solo bisogna rivolgersi ai vigili del fuoco per poter ritornare a casa, ma anche dover attendere che arrivino i pezzi di ricambio da fuori. Eh sì, perchè perfino due camere d’aria o due copertoni vanno ordinati…dal momento che in città non esistono rivenditori specializzati e le poche ortopedie presenti trattano soltanto merce comune non adattabile. Mettiamoci pure che siamo in periodo di ferie ed il quadro è completo.

Il delivery? No, grazie. Quella è una risorsa che può andar bene d’inverno se piove o fa freddo, come cena last-minute, oppure in situazioni d’emergenza come quella che abbiamo vissuto. La consegna a domicilio non può E NON DEVE essere considerata come un atto sostitutivo/compensativo per ghettizzarci ancora di più.

Non abbiamo bisogno di contentini: VOGLIAMO AVERE L’OPPORTUNITÀ, IL DIRITTO DI STARE IN MEZZO ALLA GENTE E GODERCI QUEL POCO CHE LA VITA AMARA HA DECISO DI LASCIARCI. Perdonami per lo sfogo e per essermi oltremodo dilungato, ma ritenevo giusto farti sapere perchè, mio malgrado, potrò rivedervi solamente in autunno. Sempre che questi geni del male al Comune non partoriscano ulteriori trovate, lesìve del rispetto e della libertà individuale.

Il tuo affezionatissimo
Andrea”.

A seguito della lettera, le considerazioni del Circolo P. Borsellino Gioventù Nazionale.

Come Circoli di Gioventù Nazionale avevamo già denunciato sia i disagi causati dalla chiusura della Via Marina alta (in data 7 maggio), che dal disastroso stato in cui si trovano marciapiedi, scivoli e aree di transito nella zona in questione (in data 20 luglio).

Abbiamo ricevuto in risposta solo un assordante silenzio. Il messaggio di Andrea racconta alla perfezione quello che alcune scelte provocano.

Prima ancora del Green Pass, delle aree pedonali, di tutti i provvedimenti e progetti, è bene pensare a rendere Reggio una città inclusiva e vivibile per tutti. Perché peggio delle barriere architettoniche c’è solo la mancata volontà di abbatterle.