La Calabria non è mafia. San Luca contro Saviano: “Hanno spento la speranza”
29 Giugno 2018 - 19:15 | di Eva Curatola
Storie ordinarie che, in Calabria, rientrano appunto nella normalità, ma normalità non sono.
Sono quelle di cui spesso sentiamo parlare ai telegiornali nelle ore di punta, o di cui si leggono i titoli in prima pagina sui giornali nazionali. Storie di mafia, di ‘ndrangheta, che vedono protagonista una regione spesso martoriata dai media.
A preoccuparsi di questa visione distorta della nostra amata terra questa volta è l’associazione “Adesso parlo io” con una lettera al ministro Matteo Salvini in cui viene chiesta l’immediata sospensione delle riprese in Aspromonte riguardanti il film tratto dall’ultimo libro di Roberto Saviano.
“llustre Signor Ministro,
la storica criminalizzazione della Calabria, che oramai si è naturalmente evoluta in una totale forma di demonizzazione oppressiva del popolo calabrese, ha raggiunto livelli di esasperazione incontenibili. L’indegna narrazione che segue da tempo logiche politicizzate è ogni giorno sempre più offensiva, urticante e lesiva della dignità e della storia di una comunità che, sebbene riconosce i propri lati oscuri, non si arrende ad essere catalogata tutta come “gente di malavita”. Questa martellante propaganda “antimafiosa” ha sviluppato logiche umanamente aberranti fondate sul contagio mafioso. Addirittura sull’esistenza di un DNA criminale che si sviluppa e si tramanda solo in Calabria. Ndranghetisti i padri pertanto ndranghetisti i figli. Senza alcuna possibile Speranza.
L’hanno spenta la speranza in questa madre terra, perchè i calabresi servono cosi: sporchi e mafiosi e sottomessi. Tutti.
Sulla nostra pelle e sul nostro sangue, persino a spese del buon nome dei nostri genitori sono state costruite operazioni spettacolari, anticamere di carriere di gran successo di personaggi che la Calabria l’hanno solo affossata, e mai curata ed amata come merita. Qui siamo porto di frontiera: in ogni senso. Trampolino di lancio per inarrestabili ambiziosi. Siamo numeri, carcasse, forse solo carne da macello, spesso sacrificati in nome di una legalità soubrette che non cura ma ammala. Di una legge che qui non è uguale per tutti.
Signor Ministro, nei giorni scorsi lo scrittore Roberto Saviano ha dichiarato che i bambini di San Luca, il paese in provincia di Reggio Calabria riconosciuto dalle cronache mondiali come l’epicentro della ndrangheta calabrese, hanno tutti un tatuaggio sulla mano a forma di scorpione. Una sorta di marchio di appartenenza, di omaggio al paese stesso e non in ultimo simbolo di un evidente patto di fedeltà con la malavita. E’ una storia orribile, che sporca la purezza di bambini ignari di qualsiasi dinamica criminale: innocenti che ancora una volta vengono strumentalizzati a titolo sensazionalistico, senza alcun rispetto.
Oggi, questo gruppo di liberi cittadini che Le scrive, organizzato in movimento culturale, può testimoniare e provare con fotografie documentate che nessuno dei bambini di San Luca, da dieci anni a questa parte, ha un tatuaggio sulla mano. Non hanno tatuaggi da nessuna parte.
Lo scrittore ha chiaramente imbrogliato gli italiani per alimentare una narrativa finalizzata all’enfatizzazione dei suoi prodotti editoriali. Addirittura Signor Ministro sono state manipolate con effetti grafici le cartine originali del paese aspromontano per creare a tutti i costi una forma che ricorda uno scorpione. Tutto questo per noi è davvero inaccettabile. Nelle settimane passate, una troupe di osservatori, compreso lo stesso Saviano, sono stati a San Luca per scegliere le locations in cui dovrebbe essere girato un nuovo film tratto da uno dei libri dello scrittore. Roberto Saviano distorce la verità. Mente senza pudore. La comunità locale è fortemente offesa e molto preoccupata sull’esito di questo nuovo racconto cinematografico che certamente andrà a squalificare ulteriormente sia il territorio che i cittadini. Chiediamo urgentemente un Suo energico intervento, affinchè le riprese di questo film vengano spostate in altro luogo. L’Aspromonte è un territorio in cui la natura esprime la sua indiscussa autenticità: non c’è posto per avidi imbroglioni e cantastorie. La comunità sanluchese e calabrese alza la testa con dignità e si ribella a questa bieca speculazione”.