“La cultura che cura”, all’Hospice la seconda rappresentazione teatrale


Dal mese di Gennaio scorso all’Hospice “Via delle Stelle” si è aperto il sipario: il ventaglio delle iniziative culturali dello “SpazioCultura…la Cultura che cura!” si è arricchito di una rassegna teatrale attraverso cui prendersi cura dei residenti, familiari ed operatori dell’Equipe di cura. Mercoledì 22 Febbraio p.v. alle ore 17:30 in Hospice andrà in scena la seconda delle cinque rappresentazioni teatrali che animeranno i pomeriggi dell’Hospice di Reggio Calabria – promosse dall’Associazione teatrale MalaUmbra Teatro di Gubbio (PG):  “JENNU BRIGANNU. Storia di briganti calabresi” di Vincenza Costantino, con Manolo Muoio, Ernesto Orrico e le musiche originali eseguite dal vivo da Paolo Napoli.

Due uomini, due sedie. Sullo sfondo potrebbe esserci una porta, la porta di una bottega in cui si vende vino (in una qualsiasi strada di paese). I due stanno davanti a questa porta immaginaria, e parlano di un tema a caduta libera: il brigantaggio. Ne parlano dispiegando le loro conoscenze e con i modi di cui sono capaci, ne parlano mischiando la Grande Storia dell’Unità d’Italia con le storie riportate da testimonianze inedite o inventate, intrecciando cronache agiografiche, calunnie, leggende, materiali fotografici e documentari e un po’ di spensierato “sentito dire”. Il testo è una polifonia che tiene in conto sia le voci contro e sia quelle a favore del brigantaggio, con l’obiettivo di svelare i limiti presenti in una lettura manichea del fenomeno.

I briganti non erano solo farabutti ma neanche solo eroi da leggenda, erano innanzitutto uomini che avevano scelto, o erano stati costretti a scegliere, di stare fuori della legge e dalla cosiddetta comunità civile, pagandone poi il prezzo più alto. Accanto a storie note e divenute parte della cultura popolare, ci sono storie di tanti senza nome, che si sono fatti briganti per seguire un sogno, un ideale, per una vendetta, un motivo d’onore, o solo per sfuggire la fame.

Il racconto dispiega così una storia frammentata e contraddittoria, che si sviluppa parallelamente a quella ufficiale e alle vicende della Calabria contemporanea. Il dialogo fra passato e presente è continuo, la cronologia netta degli eventi cede il passo alla poesia, i documenti storici sconfinano nei deliri e nei sogni di chi il brigantaggio l’ha vissuto per interposta persona, senza agire, senza scegliere, ma continuando a raccontarlo, in qualche maniera, a cantarlo. Lo stile della recitazione è semplice, privo di artifici, tutto si basa sulla parola, sulla capacità degli attori di dare corpo e voce a piccoli frammenti narrativi, in un continuo affastellarsi di stili, forme e dialetti, con una voglia di raccontarsi addosso e di togliersi il fiato a ricordare nomi, personaggi, luoghi, storie…        

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