La Reggina e la differenza fra il pensare e l’essere una grande squadra

Undici punti in 5 partite, secondo posto solitario e nessuna, apparente, intenzione di fermarsi. La B è ancora lontana, ma questa Reggina è davvero una big: ecco perchè

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La storia del calcio, spesso, non è caratterizzata esclusivamente dalle imprese delle grandi squadre. Certo, tifosi ed appassionati, tendenzialmente, finiscono col ricordare chi vince trofei, o chi ottiene promozioni. Finanche chi riesce a tagliare traguardi, alla vigilia, impensabili. Capita, però, che resti impresso anche chi fallisce, chi – da più o meno favorita – manchi, magari di molto, l’obiettivo.

Esempi opposti

Succede perchè il pallone non è mai, ed è qui che sta l’intrinseca meraviglia di questo gioco, una scienza esatta. Cosi come, in questo passaggio, risieda la sottilissima, ma fondamentale, differenza fra il pensare ed il dimostrare di essere una grande squadra. Prendete, ad esempio, i flop, negli ultimi anni, del Catania in Serie C, tanto per fare un esempio a noi vicino. Che, malgrado un organico apparentemente attrezzatissimo, continua ad annaspare in una terza serie sempre più paludosa per gli etnei. Sconfitti ieri 4-2 a Monopoli.

Prendete, poi, la Reggina. Ecco, la Reggina di Mimmo Toscano, in quest’avvio di stagione sta dimostrando di essere, ma davvero, una grande squadra. Basti pensare alla sfida di ieri contro la Vibonese. Turno infrasettimanale alle porte, peraltro in un campo difficile come Terni, con sullo sfondo anche un secondo scontro diretto, proprio contro il Catania. Aggiungiamo al quadro il forfait di Denis prima del match e quello di Doumbia a partita appena iniziata. Mixiamo il tutto ed il trappolone è servito.

Avversità

Gli amaranto, però, ieri pomeriggio, hanno dimostrato che la definizione di “big” la meritano davvero. Perchè, pur con gli uomini contati davanti, pur senza Denis, Doumbia e con alcuni uomini – De Francesco su tutti – non al top, pur non brillando come contro Cavese e Bisceglie, la vittoria è arrivata. E, ripetiamo, senza dar lo spettacolo visto contro campani e pugliesi. A dimostrazione che, a volte, il tanto chiacchierato – vedi la Juve di Sarri – bel gioco può latitare, purchè si metta un pallone in più dietro le spalle del portiere avversario. Specie, poi, se si ha la fortuna (o meglio, la bravura) di avere una difesa semplicemente mostruosa: dopo 450 e rotti minuti sono ancora 0 i gol subiti su azione da Bertoncini e soci.

Dimostrazione

2-0 secco, Vibonese ko e secondo posto in solitaria, a -1 da quella vetta che fa sognare tutti, dalla società ai tifosi, agli stessi giocatori. Perchè, alla fine dei conti, se una squadra riesce a dimostrare d’esser grande è, fondamentalmente, merito anche e sopratutto loro: spirito di abnegazione, lavoro e impegno hanno fatto della Reggina un’isola felice. 

E, dopo anni di vacche magre, un’autentica, vera, dimostrata, big del tostissimo girone C.

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