La Viola è stata di chi non la ama. Adesso basta, serve ripartire da zero

La Viola deve tornare a chi la ama davvero, non rimanere nelle mani di chi l'ha ridotta in questo stato

Titoli di coda. Sulla Viola cala nuovamente il sipario. Nel giro di dodici mesi si è consumato il più triste dei deja-vu in casa neroarancio: alle fortune sportive, regalate da due squadre allo stesso modo dannate dal destino, è seguito il finale drammatico.

Se errare è umano e persevare è diabolico, serve una terza definizione per provare a raccontare (e capire) quello che è accaduto negli ultimi due anni alla Viola. Difficile trovarla. Più semplice rintracciare nelle stagioni che hanno preceduto l’ultimo biennio parte delle motivazioni che hanno portato al doppio tonfo, ma non è sufficiente per giustificare le vergogne successive.

La gloriosa storia della Viola è stata lordata, così come la dignità di giocatori e staff tecnico. Così come la passione dei tifosi neroarancio, che per primi e in modo concreto si erano mossi nel corso dell’ultima stagione (attraverso la raccolta fondi e la creazione di un trust) per provare a salvare il salvabile.

Potrebbe essere il momento adatto per individuare i responsabili della disfatta. Operazione semplice, anche se i diretti interessati provano in tutti i modi a complicarla in rimbalzo di responsabilità e accuse. Ultimo esempio lampante, la tragicomica pantomima andata in onda nel corso dell’ultima puntata di ‘Momenti Neroarancio’.

Quella che sembrava una classica riunione di condominio, con tanto di invettive da piazza di paese, querele annunciate e ‘scuse registrate’, in realtà aveva per oggetto il presente e l’immediato futuro della Viola. Sarebbe più corretto dire ‘in ostaggio’, considerati i risultati portati dalle ultime gestioni.

Accanirsi in modo scientifico provando a rianimare un soggetto sportivo che non può dare segnali di vita è quanto di più lontano si possa fare per rispettare la storia del club neroarancio.

Per rispettare l’impegno di tutti i protagonisti che hanno contribuito a scriverne pagine importanti, dell’affetto dei tifosi che hanno fatto esplodere negli anni lo Scatolone, il Botteghelle e il PalaCalafiore.

Non deve essere vissuto come uno scempio azzerare e ripartire. Dare vita ad una Viola 2.0, consegnata finalmente a soggetti che abbiano ‘passione e sentimento’ sufficienti per guidare la rinascita, è la via maestra da percorrere.

Quello che poteva essere scelto e in un certo senso ‘accompagnato’ due anni fa, sembra essere adesso l’unica opzione sul tavolo. Dagli errori del recente passato però bisogna imparare. Parafrasando il motto del club neroarancio, la Viola deve tornare a chi la ama davvero, non rimanere nelle mani di chi l’ha ridotta in questo stato. Nessun ‘piano B’ o alchimia per resuscitare con nuove vesti.Andate semplicemente via, per favore.