Talenti Reggini, la iena Marco Maisano: "Voglio raccontare qualcosa di bello della mia terra"

di Pasquale Romano - Un 'Ar-Reggino' di successo.

di Pasquale Romano – Un ‘Ar-Reggino’ di successo. Nato e cresciuto in provincia di Reggio Calabria (precisamente a Cittanova) Marco Maisano si è trasferito con la famiglia ad Arezzo, all’età di 10 anni.

Non potevo discutere la cosa. La mia infanzia in Calabria è stata felice, spensierata. Facevo una vita ‘di campagna’, giocavo correndo nei prati. Sembra un’epoca lontanissima pensando alla realtà di oggi, cosi dominata da smartphone e internet“, racconta ai microfoni di Citynow.

Degli anni trascorsi a Cittanova, Maisano assicura di avere ‘ricordi indelebili‘, oltre ad un intenso legame con la nonna, motivo che lo porta a tornare periodicamente in Calabria:

Quando possibile vado a trovarla, non dimentico ovviamente da dove vengo, le mie origini. Il sentimento nei confronti della Calabria è ambivalente, un misto di amore e odio“.

Il ‘raccontastorie‘ di origini reggine (“Non mi sento un giornalista, questa definizione non mi rappresenta pienamente. Sono una persona curiosa, che sceglie storie particolari e le racconta, sperando che piacciano al pubblico”) spiega nel dettaglio il motivo di un rapporto con la propria terra che presenta lati di sofferenza: “Non voglio usare un termine forte ma penso alla Calabria come una terra ‘struprata’ e mi si spezza il cuore a vederla in questo stato. I calabresi per primi dovrebbero avere più rispetto per la propria terra, invece purtroppo non è cosi“.

Antichi e noti i mali di una terra che non riesce ad estirpare una mentalità troppo spesso radicata: “L’omertà è uno dei problemi principali, è un sentimento forte, che spesso anima anche chi non sa di averlo. Chi denuncia la ‘Ndrangheta viene emarginato, questa è una cosa che mi incupisce. Come uscire da questo tunnel? Solo con l’educazione, spiegando alle future generazioni quale deve essere il percorso da intraprendere, i principi da rispettare“.

Proprio ai ragazzi, ai giovani che popoleranno la Calabria di domani, è legato uno dei servizi curati da Maisano nella nostra regione: “Si trattava di un ragazzo omosessuale, ghettizzato e preso in giro dai compagni di scuola. E’ un qualcosa di incredibile, talvolta anche i professori fanno finta di non vedere. Occuparmi di queste cose nella mia terra fa doppiamente male, perchè le prendo troppo sul personale“.

Tanti i calabresi costretti ad emigrare. Il problema dell’occupazione un altro male endemico, che troppo spesso costringe i giovani a ripiegare le proprie speranze in una valigia:

Ho tanti amici che sono andati via, purtroppo la Calabria offre poco. Credo però non sia una condanna eterna, ci sono i margini per credere in futuro migliore. Bisogna costruirselo però, senza abbattersi o piangersi addosso. Io ad esempio le prime esperienze da giornalista l’ho fatte per nulla, qualche rimborso e nulla più. Mi sono finanziato i primi viaggi all’estero lavorando nei call-center“.

Fame di conoscenza. Proprio la passione per altre culture, mondi diversi, ha portato Maisano ha girare in lungo e in largo. Tutto è iniziato nel 2011, con un viaggio in Marocco: “Avevo pochi soldi, ho pensato ‘vado li, la vita non è cara’. E’ stata un’esperienza fondamentale. Andavo in giro curioso, interrogavo, provocavo. E’ sempre stato questo il mio ‘metodo’, ho capito da subito che era quello che mi piaceva fare. Al contrario di Giurisprudenza, che ho odiato sino al giorno della laurea…“, racconta sorridendo.

In Marocco Maisano impara a parlare fluentemente l’arabo, si tratta di una conoscenza che ne influenzerà in modo decisivo il percorso professionale. Tanti i paesi visitati, diverse le culture scrutate da vicino: “Il Nepal mi ha lasciato dentro qualcosa di particolare, Israele è una terra che amo come lo stesso Marocco. Una vita senza viaggi ? Non riuscirei a immaginarla“.

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Il giornalista di origini reggine rientra in Italia, ma i viaggi all’estero sono sempre più frequenti, intervallati dagli ultimi esami prima della laurea in Giurisprudenza. “Gli occhi della guerra“, reportage girato in Kurdistan per il ‘Giornale.it‘, è una delle esperienze che hanno lasciato maggiori tracce: “Ho visto tante cose, un paese in mano ai terroristi. C’è una Siria da ricostruìre, ma non parlo solo di strade e palazzi. Mi riferisco proprio ad una civiltà rasa al suolo“.

Arriva il momento del grande salto (in termini di visibilità), Maisano riceve la chiamata inaspettata delle ‘Iene‘, programma televisivo tra i più longevi e conosciuti. Lo stile d’assalto, lo smoking, il modo di fare libero e sfrontato tipico delle Iene si sposa perfettamente con le caratteristiche di Maisano, che inizia a girare un servizio dopo l’altro, sino a diventare un punto fisso della trasmissione in onda su Italia 1. La paura, senza filtri. Il dover girare servizi sui terroristi dell’Isis, zone di guerra e molti altri argomenti scottanti, porta Maisano a fare i conti con timori comprensibili.

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Servono attenzione e rispetto ai massimi livelli. Capita di sentirsi a rischio, in particolare in Libia ho vissuto momenti di terrore. La passione però si mescola all’adrenalina e ti fa superare tutto. Anche perché nella vita di tutti i giorni sono un fifone, ho paura anche del buio…” Ammette sorridendo. La passione si è accesa, assieme alla telecamera, in particolare quando si è trattato di intervistare alcuni terroristi islamici.

Cosa passa per la loro testa? Bella domanda….sicuramente tante fesserie. Credo però ci sia anche una responsabilità dell’Occidente, una certa politica ha alimentato la rabbia, poi cavalcata dagli estremisti. L’Occidente ha le sue responsabilità in termini di gestione e di accoglienza. E l’Islam dovrebbe a sua volta riformarsi al proprio interno, scegliendo la laicità. Anche se per ora, guardando al mondo islamico, sembra un miraggio. Oramai il problema è diffuso, i terroristi sono ovunque e non come anni fa confinati nei loro paesi“. Del programma ultra decennale di Italia 1, quali le prerogative alla base del successo?

E’ una redazione dinamica, libera, che ti stimola e lascia libero. Credo che le Iene siano molto seguite perché si tratta di un programma trasversale, adatto a tutti. Ci sono inchieste serie e servizi leggeri e spiritosi, mix che attrae un vasto pubblico“.

Diversi, ma tutti scomodi, i temi affrontati dal giornalista reggino, capace di passare dal terrorismo al problema della tossicodipendenza, al bullismo nelle scuole.

Sono temi che mi interessano e scatenano la mia curiosità, serve la giusta sensibilità a seconda dell’argomento trattato. Mi vorrei cimentare però anche con qualcosa di più leggero, spiritoso, sono molto meno serio da quello che si evince guardando i miei servizi“.

L’affetto per la Calabria, terra che lo ha visto nascere e crescere prima del trasferimento ad Arezzo, emerge sincero in coda alla chiacchierata: “Un servizio da girare nella mia terra? Certo, potrebbe capitare in futuro dopo aver affrontato il tema dell’omosessualità nelle scuole. Ma stavolta non vorrei evidenziare qualcosa di negativo, parlare di ‘Ndrangheta e vicende simili. Voglio raccontare qualcosa di bello“.