MArRC, mitologia, Nettuno e Posidone al centro del primo incontro targato CIS


Nella Sala Conferenze del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, lo stesso Museo e il Centro Internazionale Scrittori hanno promosso la conferenza “Nettuno e il mare: la salvezza, la tempesta, l’oblio”, primo incontro del ciclo “Vita morte e viaggio nella mitologia classica: letteratura, iconografia, musica”. Sono intervenuti il Direttore del Museo, dott. Carmelo Malacrino e Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria. Con il supporto di video proiezioni ha relazionato Paola Radici Colace, prof. Ordinario di Filologia classica, Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, presidente onorario e direttore scientifico del Cis.

Nella mitologia il dio Nettuno è il simbolo delle forze oscure e pericolose della natura, irascibile e vendicativo. Creatore di esseri mostruosi, il dio può scuotere la terra, muovere le maree, provocare terremoti e maremoti, inghiottire uomini e navi ma, nella sua versione benigna può salvare i marinai in viaggio, far giungere sani e salvi i viaggiatori, far attraccare le navi in una terra sicura creando nuove isole come approdo per i naviganti e offrendo un mare calmo e senza tempeste. La relatrice ha precisato che Nettuno è una divinità trasformista, la cui potenza rivela alcune caratteristiche peculiari dell’Acqua, elemento ad un tempo dissolvente, fecondante e capace di aggregare gli elementi in essa disciolti in nuove forme, Posidone/Nettuno può assumere qualsiasi forma per conquistare ciò che l’impulso gli suggerisce o per giungere nei meandri più lontani e reconditi dell’Universo.

L’ambizione di conquistare le terre emerse e il carattere impulsivo mettono il dio del mare, come farà la tradizione astrologica, in connessione con la forza della psiche e gli impulsi inconsci in essa sono nascosti. Per questo il mito fa di Posidone/Nettuno il padre del leggendario destriero alato Pegaso, archetipo dell’Immaginazione, sovrano della profondità, la cui potenza può innalzare l’uomo verso le cime più alte dell’Illuminazione, o farlo precipitare nei più profondi abissi, dove la ragione si perde avviluppata dai mostri dell’inconscio e dalle loro forme ibride e promiscue, pronte ad emergere a forme definite. Misurandosi con la grande potenzialità creativa della psiche, il mare non solo diventa nell’immaginario occidentale il contenitore di ricordi ed impressioni presenti, passati e forse anche futuri, ma anche il luogo dove essi si rimescolano in continuazione, giocando con le immagini e le visioni che aprono la mente al simbolo, alla percezione, alla corrispondenza e all’analogia.

Ed è proprio la capacità del dio/mare sia di decontestualizzare situazioni e oggetti, sia di allacciare rapporti tra cose, luoghi e fatti lontani, che ne fa una potentissima realtà comunicativa, capace di mettere in contatto ciò che è infinitesimamente piccolo con ciò che è incommensurabilmente grande. Non a caso – ha concluso la relatrice – proprio nell’acqua, insieme principio di vita (nascita, liquido amniotico) e di morte (il fiume Ade, il diluvio universale), si compie quel ‘viaggio per mare’ che è metafora della stessa vita dell’uomo.

 

 

logo community