Metrocity, l’opposizione si schiera coi sindacati e attacca Falcomatà: più fatti e meno parole

Dattola, Lamberti, Zampogna e Zavettieri: Decisioni e atteggiamenti funzionali ad una vera e propria campagna elettorale

“E’ davvero seccante vedere attribuirsi meriti, come si potrebbe fare quando utilizziamo risorse personali,  mentre si elargiscono fondi pubblici, oggi per iniziative culturali, domani per l’acquisto di presidi sanitari piuttosto che per interventi di edilizia, senza nemmeno consultare il Consiglio preventivamente, ciò compete certamente alla P.A. che rappresentiamo e rappresentate, ma ciò che contestiamo è la roboante pubblicità e l’amplificazione data ad un gesto che sarebbe stato opportuno fare in silenzio, senza attribuirsi meriti, quando trattasi di doveri specifici e per di più con spese…..a carico della comunità”.

Parole e musica dei consiglieri Luigi Dattola, Eduardo Lamberti Castronuovo, Giuseppe Zampogna e Pierpaolo Zavettieri, che a Palazzo Alvaro fanno da opposizione al sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà.

“Opposizione non precostituita – assicurano i quattro – e, talvolta, forti della nostra onestà intellettuale, abbiamo manifestato consenso allorquando sono state prese decisioni in favore della popolazione. Ora, però, la misura è colma. Stiamo assistendo ad una serie di atteggiamenti, decisioni, delibere dei vertici della Città Metropolitana, che non solo non ci convincono ma, sembrano funzionali ad una vera e propria campagna elettorale”.

Dopo aver stigmatizzato la vicenda complicata e complessa di Villa San Giovanni, i consiglieri metropolitani giudicano “senza alcun desiderio di fare polemica, molto triste questo atteggiamento, volto chiaramente ad una forma di recupero di quella popolarità persa in cinque anni di assenza nella gestione delle problematiche del territorio metropolitano ed oggi nel mondo della sanità che non siano state intitolazioni di strade e piazze, per recuperare consenso”.

Nel mirino di Dattola, Zampogna, Lamberti e Zavettieri ci finiscono gli ultimi provvedimenti assunti dalla Città metropolitana e annunciati dal sindaco Falcomatà, finito nella polemica delle Rsu di Palazzo Alvaro:

“Apprendiamo – si legge nella nota – in regime di prorogatio per cause di forza maggiore e in un momento in cui ci stiamo tutti affannando per vedere come fare per difendere e difenderci da un pericolo reale che sta falcidiando mezzo mondo, che l’ineffabile amministrazione si appresta a concedere posizioni organizzative per diverse migliaia di euro a una sparuta minoranza di graziati fedelissimi”.

Un’accusa chiara e molto circostanziata quella dei consiglieri che ricordano anche come quello appena denunciato è un progetto già stigmatizzato dal sindacato Cisl, in un documento chiaro sottoscritto anche dalla Cgil, “notoriamente e ideologicamente vicina alla amministrazione”, riportante una serie di ragioni che gli stessi consiglieri sposano.

“Prima fra tutte che, in regime di prorogatio forzato, durante il quale gli uffici operano a scartamento ridotto, non si comprendono le motivazioni di tali ventilati provvedimenti ed in base a quali norme siano stati assunti. A questo argomento, per il quale rimandiamo al documento sindacale, di cui abbiamo preso visione, va ad aggiungersi un’altra trovata che – invece – andrebbe a ledere i legittimi interessi dei lavoratori e, guarda caso, solo della Città Metropolitana e non già del comune o meglio dei 97 comuni.  Si tratta dell’utilizzo dei buoni pasto che, senza alcuna contrattazione sindacale prevista dalla legge, verrebbero, sic et simpliciter, dirottati altrove. Sia pure fosse per l’emergenza coronavirus, andrebbero discussi senza la possibilità di attribuirsi meriti donatori con la tasca altrui. Una nota di protesta veemente va anche scritta contro il maldestro uso delle casse della Città metropolitana, utilizzate per sopperire a quelle del Comune di Reggio che è pur sempre una delle 97 componenti l’ex provincia ma non certamente l’unica: prova ne è l’assoluta mancanza di provvidenze per gli altri comuni.”.

Da qui la richiesta al vertice dell’amministrazione di “desistere dai prospettati provvedimenti coinvolgendo il Consiglio Metropolitano e chiedendo più fatti e meno parole”.