Mosorrofa al buio, a secco e con la spazzatura. La lettera di Sorgonà a Falcomatà

"Vivere qui, oggi, significa vivere in un territorio ferito, un nobile borgo della periferia Reggina annichilito da un’assenza amministrativa lacerante", le parole di Sasha Sorgonà

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Egregio Sindaco, Assessore, Dirigente,

Sentirsi parte di una comunità significa partecipare, attivamente, alla quotidianità ed anche alle difficoltà percepite dai cittadini. Michel De Montaigne disse “Se la vita è un passaggio, in questo passaggio almeno seminiamo fiori”.

È con questo spirito che intendo scriverVi questa lettera aperta. Sento l’esigenza di farlo senza veli, come se ci stessimo confrontando di fronte ad una tazza di caffè nudo di ogni qualsivoglia incarico che mi onoro di ricoprire. Spero possiate apprezzare questo approccio e fare altrettanto. SCRIVO PER RAPPRESENTARVI LE DIFFICOLTÀ DI UN TERRITORIO: MOSORROFA.

Vivere qui, oggi, significa vivere in un territorio ferito, un nobile borgo della periferia Reggina annichilito da un’assenza amministrativa lacerante.

Per essere liberi bisogna poter non chiedere ciò che dovrebbe essere dovuto per una mera questione di umanità, di salvaguardia dei diritti essenziali e della dignità di ogni cittadino anche vivesse nel posto più sperduto di qualsiasi democratica periferia.

Da anni (ancor prima di questa parentesi amministrativa che vi onorate di rappresentare) agli abitanti di Mosorrofa la libertà viene negata. Viene negata quando tornando a casa si rischia di investire perché i lampioni sono spenti ed il manto stradale difficilmente percorribile, quando ti accorgi che è diventata la discarica a cielo aperto di chi non rispetta il “porta a porta” ma soprattutto quando al ritorno da una giornata di lavoro non hai la libertà di farti una doccia perché non c’è più acqua.

Non c’è più tempo perché se è vero che vale la pena seminare, è ancor più vero che per far crescere i fiori bisogna annaffiarli.

Sono certo che, ab imo pectore, ripenserete a quel vecchio cortile dove da piccoli giocavate, a Mosorrofa c’è il mio, rispettatelo.

Buon lavoro,

Sasha Sorgoná