'Ndrangheta, operazione 'Malefix': le accuse alla cosca Libri

Le accuse alla cosca Libri nell'ambito dell'operazione Malefix

In relazione alla cosca LIBRI – pienamente organica alla ’ndrangheta calabrese ed operante all’interno del territorio urbano di Reggio Calabria [in particolare nei quartieri di Cannavò, Vinco, Pavigliana, Modena, San Cristoforo, Spirito Santo, Gallina] – dalle complesse investigazioni è emerso in modo chiaro come, attualmente e soprattutto dopo la carcerazione di Filippo CHIRICO ed Antonino CARIDI, il reggente del clan sia Antonio LIBRI. Attraverso le intercettazioni è stato possibile accertare che egli ha di fatto preso in mano le redini della cosca LIBRI, soprattutto attraverso l’incessante azione estorsiva in danno di operatori economici. Al riguardo, occorre evidenziare come – in alcuni casi – privati esercenti si rivolgessero ad Antonio LIBRI per avere da lui – in qualità di dirigente della cosca – il placet ad aprire nuove attività commerciali. In qualità di leader del sodalizio, Antonio LIBRI incontra i vertici delle altre cosche per definire strategie criminali comuni; è lui che, di persona, esercita un pressante controllo del territorio; ed è sempre lui che si preoccupa, direttamente, di garantire la sussistenza economica della cosca ed il mantenimento dei familiari dei soggetti arrestati.

Analogamente, rileva – come soggetto di vertice dei LIBRI – la figura di MANGIOLA Edoardo, il quale, stando alle risultanze investigative, ha condiviso con il LIBRI la responsabilità della gestione delle risorse umane e di quelle economiche del sodalizio. Il ruolo di MANGIOLA all’interno della cosca è stato confermato da alcuni collaboratori di giustizia [DE ROSA e PAVIGLIANITI], tanto da essere ritenuto il referente dei LIBRI sul quartiere cittadino di Spirito Santo. Anche i fratelli BERNA Francesco e Fabio, hanno riferito che MANGIOLA Edoardo è un appartenente alla cosca LIBRI, indicandolo come soggetto che gestisce il controllo del territorio con modalità mafiose, su mandato di CHIRICO Filippo, garantisce la mutua assistenza agli altri sodali e provvede al pagamento delle spese processuali di altri esponenti del sodalizio criminale.

Altro esponente della cosca LIBRI è da ritenersi BRUNO Domenico sulla scorta delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia [DE ROSA] e delle risultanze delle attività tecniche, tanto da essere messo a conoscenza di alcune attività estorsive del sodalizio criminale.

Ritenuto responsabile di associazione di stampo mafioso, in quanto intraneo alla cosca LIBRI, è Cosimo BEVILACQUA. L’attività di intercettazione ne ha rivelato, nel corso del tempo, i contatti e le cointeressenze con esponenti della cosca. Il collaboratore di giustizia LIUZZO lo ha indicato espressamente come affiliato ai LIBRI, anche sulla base delle confidenze ricevute dal diretto interessato. BEVILACQUA era, inoltre, punto di riferimento delle ‘ndrine per la restituzione di veicoli rubati, occupandosi anche, talvolta, di impartire punizioni [con pestaggi] agli autori di delitti commessi contro il patrimonio di soggetti vicini ai LIBRI.

L’attività di indagine ha dimostrato come le cosche DE STEFANO TEGANO e LIBRI siano dedite al controllo del territorio ed all’intimidazione funzionale all’accaparramento di proventi estorsivi da parte di imprenditori e commercianti che operano nei territori in cui esse esercitano l’egemonia mafiosa.

Giorgio DE STEFANO, come detto in precedenza, ostentando il suo ruolo apicale all’interno della consorteria di famiglia e minacciando gravi ripercussioni alla vittima, aveva costretto un imprenditore reggino titolare di alcuni locali di intrattenimento ed esercizi di ristorazione [in occasione delle festività natalizie del 2017] a consegnare un’imprecisata somma di denaro, che poi è stata trattenuta dal fratello Carmine DE STEFANO. La somma doveva essere suddivisa tra le quattro famiglie di ‘ndrangheta operanti nel centro cittadino [DE STEFANO, TEGANO, LIBRI e CONDELLO] ma, come detto, così non è stato.

L’inchiesta ha portato alla luce un’estorsione posta in essere da esponenti della cosca DE STEFANO-TEGANO ai danni degli imprenditori Francesco e Fabio BERNA, indagati nell’ambito dell’operazione Libro Nero. Dalle loro dichiarazioni è emerso che Carmine POLIMENI aveva costretto, intorno al 2010, BERNA Francesco – allorquando questi stava costruendo il complesso immobiliare “Nettuno” sito in Via Pentimele – a corrispondere la somma di 100.000 euro come tangente, nonché a servirsi, per la realizzazione degli impianti elettrici, delle forniture d’opera della I.CO.GE.VA. Sud. S.r.l., di proprietà di VAZZANA Francesco. Non solo, dopo la sua scarcerazione [tra il 2017 ed il 2018] – nel frattempo era stato tratto in arresto per altra causa – il POLIMENI aveva intimato a BERNA Francesco la corresponsione di ulteriori 200.000 euro.

A LIBRI Antonio è contestata una tentata estorsione ai danni di un imprenditore edile di Reggio Calabria che si era aggiudicato, la fornitura di calcestruzzo alle ditte appaltatrici dei lavori per il completamento del Palazzo di Giustizia e la realizzazione dell’adiacente parcheggio multipiano, nel quartiere S. Anna di Reggio Calabria [storicamente “controllato” dai LIBRI], nonché il subappalto relativo allo sbancamento ed al conseguente movimento di inerti. L’imprenditore era stato costretto a consegnare – su richiesta di Antonio LIBRI – una percentuale sui guadagni percepiti dai predetti rapporti economici [liquidati in euro 12.000,00 con riferimento alle sole attività di sbancamento].

A LIBRI Antonio e a BRUNO Domenico è contestata una tentata estorsione ai danni di un imprenditore reggino che forniva detergenti industriali e prodotti affini a un’impresa impegnata nei lavori di pulizia presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. I due indagati, forti dell’appartenenza alla cosca LIBRI e paventando eventuali gravi ripercussioni, avevano chiesto alla vittima una “regalia”, ovvero una somma di denaro a titolo estorsivo.

LIBRI Antonio e MANGIOLA Edoardo sono ritenuti responsabili di un’estorsione perpetrata ai danni di un imprenditore non individuato che veniva costretto, con la prospettazione di implicite ripercussioni, a promettere la consegna di 5.000 Euro – di cui 1.000 venivano consegnati subito – che servivano per pagare l’onorario ai difensori del boss CHIRICO Filippo nel giudizio innanzi alla Corte di Cassazione, avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che, in seno al procedimento penale denominato “Teorema Roccaforte”, aveva confermato la misura cautelare nei confronti del CHIRICO.

Dalle attività tecniche è altresì emerso che l’imprenditore della ristorazione vessato da Carmine e Giorgio DE STEFANO, era stato vittima di un’analoga condotta estorsiva in occasione delle festività natalizie dell’anno precedente [2016] ad opera di LIBRI Antonio che l’aveva costretto a consegnare una somma imprecisata di denaro da suddividere tra le cosche che esercitano l’influenza criminale nel centro cittadino di Reggio Calabria.