‘Ndrangheta, cassazione assolve ‘boss dei due mondi’

Dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura Generale


Per gli inquirenti era “il boss dei due mondi”, il capo della potente famiglia di ’Ndrangheta “Commisso” di Siderno, ai vertici della cupola calabrese con propaggini in Canada. L’altro ieri, però, la Corte di Cassazione dopo 27 anni dall’arresto, dei quali 26 trascorsi in carcere, ha definitivamente assolto con la formula “per non aver commesso il fatto” Cosimo Commisso, classe 1950, per gli inquirenti appartenente alla famiglia di Siderno intesa “quagghia”, accusato e condannato all’ergastolo nel 1998 quale asserito mandante di 5 omicidi e 3 tentati omicidi commessi tra il maggio del 1989 e il luglio del 1991, nell’ambito della “Faida di Siderno”.

Lo riporta questa mattina il quotidiano “Gazzetta del Sud” in un articolo di Rocco Muscari che ricostruisce l’intera vicenda giudiziaria del 70enne Commisso, dalla condanna all’ergastolo, quale mandante di otto fatti delittuosi perché ritenuto “persona collocata in posizione verticistica della gerarchia mafiosa del clan”, alla revisione del processo attraverso gli avvocati Sandro Furfaro e Francesco Commisso, con la definitiva assoluzione.

I Giudici della V sezione penale hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura Generale di Napoli avverso la sentenza di assoluzione emessa nel gennaio dello scorso anno dalla Corte di Appello Partenopea che ha accolto la revisione del processo a carico di Commisso, mandato assolto con formula piena.

La storia giudiziaria della “Faida di Siderno” deve essere, in pratica, riscritta.

Cosimo Commisso al momento si trova detenuto perché attinto da una nuova misura custodiale nell’ambito dell’inchiesta “Core Business”. Ad accusarlo è, in particolare, un collaboratore di giustizia che ha riferito come il 70enne Commisso avrebbe mantenuto “la mano del comando” anche in carcere: «Il suo obiettivo principale e di cui parlava sempre – ha raccontato tra l’altro il collaboratore – era quello di ottenere la revisione del suo processo».