Nessun uomo è un'isola: il dramma sociale scatenato dal Covid-19

"La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità"

“Nessun uomo è un’isola completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”.

Non è forse così che ci si sente ai tempi del Covid-19? Chi l’avrebbe mai detto che nel 2020 ci saremmo trovati a dover far fronte ad un’emergenza sanitaria globale?

Forse è la pena creata per l’uomo, per essersi sentito invincibile. Forse è la punizione della società per aver abusato di un pianeta sull’orlo del collasso. Non avremo, purtroppo, mai risposta ai mille interrogativi che scandiscono i nostri giorni di quarantena. Ciò che abbiamo è la nostra umanità. Quella che ci permette di piangere le vittime di questa pandemia, quella non ci fa dormire la notte per la mancanza delle persone a noi care. Quella stessa umanità che ci sussurra, a più riprese, che se vogliamo evitare l’estinzione dovremmo restare a casa.

“Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa”.

Non importa il colore della pelle, la religione, adesso, in questo preciso momento, siamo tutti un unico fronte contro un nemico invisibile che ha già fatto troppe vittime.

L’Italia sta pagando un prezzo, forse, troppo alto a causa del Coronavirus ed oggi, più che mai, ci si sente soli, impotenti. Ci si sente inermi di fronte all’impossibilità di uscire, partecipare attivamente alla battaglia. Ma un contributo, in fondo, lo possiamo dare. Possiamo rispettare le regole che ci sono state date e sperare, sperare che il peggio passi il più in fretta possibile.

“La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità”.

Sono tempi duri da cui però non possiamo sottrarci. Anche se a mancarci sono le cose più piccole. Una stretta di mano, una carezza, il doppio bacio sulla guancia, la famiglia. Tanti di voi sanno cosa voglia dire dividere il proprio cuore in più città. Tanti hanno figli, fratelli, genitori, nipoti, zii, nonni lontani. Pezzi sparsi qui e la in giro per l’Italia, l’Europa, il mondo. Ma, ora, anche il più “vicino” sembra essere infinitamente lontano. Adesso, tutti siamo un pò più soli e, tutti, vorremmo esserlo un po’ di meno.

Usciremo provati da questa tempesta, probabilmente nessuno sarà più lo stesso. Ma, forse, avremo imparato qualcosa da essa: il valore dei rapporti umani.

“E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”.