Omicidio Rosarno, confessa Bersano: 'Non volevo uccidere'

Il Gip ha tempo fino a domani per la decisione sulla convalida del fermo

Avrebbe confessato Carmelo Bersano, l’uomo accusato di avere ucciso a colpi di pistola il cognato Antonio Pupo e di avere ferito in modo grave il figlio di quest’ultimo, ancora ricoverato nell’ospedale di Reggio. Durante l’interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo, Bersano – imbianchino incensurato – tra le lacrime avrebbe ricostruito al Gip del Tribunale di Palmi, le ore immediatamente precedenti alla sparatoria: Bersano è accusato di omicidio premeditato con l’aggravante dei futili motivi oltre che di ricettazione per la pistola con matricola abrasa utilizzata nella sparatoria;  l’operaio era stato individuato dopo poche ore dalle forze dell’ordine come possibile esecutore di quello che comincia a delinearsi come l’ennesimo dramma nato tra le mura familiari e finito nel sangue.

Da quanto emerge, tra i due cognati vi sarebbero stati precedenti contrasti legati alla separazione dell’indagato dalla moglie. Dal racconto dell’imbianchino spunterebbero fuori minacce pregresse tali da averlo convinto a trovare un arma sul mercato illegale. Fino alla notte del delitto, sotto casa della vittima, a due passi dal campo comunale, quando Bersano sarebbe salito sull’auto dell’operaio del porto di Gioia Tauro forse per una discussione presto degenerata e finita a pistolettate.

«Non volevo uccidere – avrebbe raccontato Bersano agli inquirenti – avevo paura che potesse succedermi qualcosa e ho tentato di sparare in alto per mettergli paura ma il proiettile lo ha colpito». Una versione che è al vaglio degli investigatori, anche perché Bersano – difeso dall’avvocato Maria Angela Borgese – dopo avere esploso il primo colpo, avrebbe nuovamente premuto il grilletto ferendo in modo grave il figlio della vittima.

Il Gip ha tempo fino a domani per la decisione sulla convalida del fermo.