Operazione Alibante, indagato il direttore di LaC Pasquale Motta

La Dda di Catanzaro accusa il giornalista direttore del network calabrese LaC di concorso esterno alla cosca Bagalà

C’è anche il nome di Pasquale Motta tra i 43 indagati dalla distrettuale antimafia di Catanzaro nell’operazione Alibante. Motta, direttore editoriale dell’emittente televisiva regionale LaC ed ex sindaco di Nocera Terinese è accusato dai magistrati coordinati da Nicola Gratteri di concorso esterno in associazione mafiosa con la cosca Bagalà. La procura aveva richiesto nei confronti di Motta una misura cautelare che è però stata rigettata dal Gip.

L’INDAGINE

Secondo l’ipotesi accusatoria, Motta

«si sarebbe colluso con Carmelo Bagalà per formare una coalizione elettorale in vista delle elezioni del consiglio comunale di Nocera Terinese e, sfruttando la sua influenza mafiosa su quel territorio ed il conseguente apporto in termini di voti, avrebbe assicurato una penetrante infiltrazione del sodalizio criminoso all’interno dell’amministrazione comunale».

Secondo il Gip, che non condivide l’ipotesi ci collaborazione diretta con gli uomini della cosca Bagalà ma «del cui intervento in campagna elettorale sembrava comunque essere a conoscenza» scrive il giudice «il vero obiettivo perseguito da Pasquale Motta, politico di lungo corso da sempre orbitante intorno al comune di Nocera Terinese, era quello di continuare ad ingerirsi in maniera occulta nell’amministrazione comunale non potendo più candidarsi in prima persona essendo ormai bruciato politicamente».

FIDUCIA NELLA MAGISTRATURA

«Ho appreso che sarei indagato nell’operazione giudiziaria denominata Alibante – scrive in una nota il direttore di LaC – prendo atto di tale notizia con sconcerto e presumo per fatti riferibili alla mia precedente attività politica nel comune di residenza. La notizia mi amareggia in considerazione del fatto che il mio nome venga associato a presunti soggetti criminali con i quali non mai avuto alcun tipo di rapporto. Proseguirò il mio lavoro con la massima fiducia nella magistratura».