Ordinanza Punta Pellaro, D’Aleo: ‘Solo quei 150m risultano balneabili. Troviamo un compromesso’

Il dott. D'Aleo sostiene che gli sport acquatici causano una perturbazione degli habitat, causano il disturbo di rettili e volatili e delle stazioni floristiche


Caso ordinanza di Punta Pellaro. La querelle tra alcuni bagnanti difesi dal consigliere di maggioranza avv. Giuseppe Marino e gli sportivi di uno degli spot più belli al mondo continua. La decisione adottata dopo lungo tempo dallo stesso Comune di Reggio Calabria di regolamentare quel piccolo fazzoletto di sabbia non va giù all’esponente del PD che chiede ai suoi stessi uffici di “rivedere la ‘sua’ posizione”.

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Sul caso di Punta Pellaro l’ultimo intervento è del dott. Francesco D’Aleo, biologo presso il GOM di Reggio Calabria. Di seguito la sua nota inviata al giornale:

“Desidero rispondere brevemente all’articolo apparso sulla vostra testata giornalistica locale in merito alla querelle che ha investito la comunità pellarese. Ringrazio gli scriventi o lo scrivente per avermi accostato all’Avv. Marino, persona che stimo come uomo di cultura e come professionista, tuttavia insiste un vizio di forma: l’Avv. è un politico dell’attuale maggioranza che governa questa città da dieci anni, ed ha -politicamente- la piena responsabilità di ogni decisione politica ed amministrativa. Non può esistere “il non sapevo”. Di contro, io sono un cittadino, un professionista, che solleva perplessità e dubbi circa alcune azioni politiche ed amministrative e ne ho pieno diritto.

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Ci tengo a precisare, per onor di cronaca, che probabilmente per un vizio comunicativo, mai e poi mai né io né altre persone hanno sostenuto o sostengono, o affermano che la spiaggia “deve” essere di unica pertinenza dei bagnanti. Ben venga lo sport, ben vengano gli sportivi, ben venga l’indotto -che io non vedo, ma ammetto che sarà un problema mio- ma dubito che lo stesso aumenti su base logaritmica ad ogni comunicato; ben vengano le iniziative prese dagli sportivi a tutela della zona interessata.

Detto questo, per tornare al vulnus quaestio ritengo e ho sempre ritenuto che quanto affermato giochi sulle parole. È vero che oltre quei 150m insiste una spiaggia di quasi un km, peccato però che chi lo asserisce si dimentichi di dire che su quel tratto insiste un divieto di balneazione con qualità delle acque definita “scarsa”, da dieci anni, e che dunque, solamente quei 150m, insistenti proprio a Punta Pellaro, risultino ad oggi balneabili. Lo scrivente è un professionista che si è formato sui libri, dopo anni di università (vera); dunque, quando affermo che il pericolo rappresentato dagli sport acquatici rispetto alle evidenze naturalistiche è concreto, lo faccio con cognizione di causa, tanto è che nei precedenti articoli -in cui palesavo la mia perplessità- ho portato i riferimenti a studi scientifici, non numeri a casaccio sparati senza alcun riferimento bibliografico. Gli sport acquatici causano una perturbazione degli habitat? Sì, questo è scientificamente riconosciuto. Causa il disturbo di rettili e volatili? Sì. Causano il disturbo delle stazioni floristiche? Sì.Dunque, vietiamo gli sport? Assolutamente no. Ma, troviamo un compromesso.

In fondo è questo che si tenta di dire da ormai quasi venti giorni, probabilmente a causa di reciproche incomprensioni e prese di posizione non è stato possibile capirci reciprocamente.Sono stato invitato più volte a prendere lezioni così da poter usufruire anche io di quella zona di mare -affermazioni paradossali-; oggi, invece, invito io i signori che lo vorranno a una lezione di ecologia e biologia a patto che, come regolarmente accade in una società civile, mi si ascolti in silenzio e al termine della lezione mi si ringrazi per il tempo e le nozioni. Funziona così e lo stesso sarebbe, a parte inverse, se io dovessi decidere di fare kite. Io allievo loro maestri.

Per ultimo, ma non ultimo, vorrei riportare ad un confronto “normale” per quanto possibile, che esuli da insulti e minacce, purtroppo anche questo è successo. È stato affermato più volte dai signori sportivi che lo sport è condivisione, passione, unione -affermazioni che condivido senza se e senza ma- ma, mi chiedo come sia possibile tollerare da parte di chi dice questo -credendoci? – persone, iscritte ai propri circoli (?) che inviano messaggi privati dandomi del pagliaccio, del circense, scrivendo pubblicamente che debbo far attenzione a non affogare o insultare la mia famiglia. Perché non prendono le distanze da questa violenza? Perché non esprimono le proprie ragioni con un’arma che ci appartiene: l’eloquio e la parola?

Io, da parte mia, tendo una mano affinché si raggiunga un compromesso che possa essere utile e funzionale per tutti”.