Sgombero ad Arghillà: l’appello di Ancadic per i diritti delle famiglie
Arghillà, emergenza casa: Ancadic chiede una risposta istituzionale rispettosa dei diritti fondamentali delle famiglie coinvolte.
05 Aprile 2025 - 17:38 | Comunicato Stampa

La legalità non può e non deve essere interpretata come un atto di pura forza, ma deve tenere conto delle necessità primarie dei cittadini, in particolare di quelli più vulnerabili. Lo dichiara l’avv. Francesco Nucara presidente di Ancadic in un comunicato stampa pervenuto alla nostra sede.
Famiglie senza alternative e richieste ignorate
“Il quartiere di Arghillà, da tempo teatro di problematiche legate all’emergenza abitativa, sta vivendo una situazione che rischia di aggravarsi ulteriormente con l’ordinanza di sgombero emessa per gli alloggi popolari occupati abusivamente da numerose famiglie.
Molte delle persone coinvolte, infatti, sono state costrette a occupare gli appartamenti per rispondere a necessità primarie legate alla sopravvivenza quotidiana: garantire un tetto a minori e persone con disabilità, che non trovano risposta nei bandi ordinari. La realtà è che le famiglie hanno atteso per troppo tempo, senza avere a disposizione alternative concrete, con i tempi di attesa per una casa popolare che risultano inaccettabili.
Oltre a questo, non possiamo ignorare che molte di queste famiglie avevano già fatto richiesta di sanare l’occupazione abusiva, rivolgendosi all’Aterp, ma senza esito, nonostante i requisiti di legge fossero stati rispettati. La mancanza di certificati di collaudo, che si riferisce direttamente a responsabilità del proprietario degli appartamenti e non degli inquilini, non può essere imputata a chi ha cercato solo una soluzione per garantire un diritto fondamentale”, le parole di Nucara.
L’ordinanza e i rischi sociali dello sgombero
“L’ordinanza di sgombero si basa su presunti rischi per la sicurezza degli alloggi, senza considerare che, in realtà, sarebbe sufficiente il completamento dei collaudi per garantire la piena sicurezza degli edifici. Un’azione che potrebbe essere svolta in tempi rapidi, senza dover ricorrere a soluzioni drastiche e penalizzanti per chi, da anni, vive in quelle abitazioni.
L’ordinanza, quindi, non tiene conto di questi aspetti, né delle gravi conseguenze sociali che il provvedimento comporterebbe, come la messa per strada di decine e decine di minori e centinaia di persone prive di un reddito stabile e, soprattutto, di ogni forma di tutela.
Appello per una soluzione concertata e rispettosa
Chiediamo pertanto un ripensamento, con la speranza che si arrivi a una soluzione concertata tra l’Aterp, le istituzioni locali e le famiglie, una soluzione che rispetti i diritti e i bisogni di chi, oggi, vive una condizione di vulnerabilità e fragilità. La legalità, per noi, non è una questione di formalismo burocratico, ma di giustizia sociale e di rispetto per la dignità di ogni persona.
Confidiamo che venga data una risposta concreta, che tenga conto della necessità di tutelare i diritti fondamentali di chi non ha alternative e che oggi si vede ancora una volta abbandonato a sé stesso”, conclude Nucara.