‘Pao Spiti (Go home)’ Festival, fino al 31 agosto a Cataforìo

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Si è inaugurato il 24 agosto nel piccolo borgo grecanico di Cataforìo (RC) il Festival ‘Pao Spiti (Go home)’ – organizzato dall’Associazione culturale no profit  CatArTica Care –, concentrato sulle tematiche dell’emigrazione e dell’immigrazione, su come questi fenomeni influiscano sul territorio contemporaneo e sul modo di viverlo e abitarlo.

La prima serata inaugurale è stata dedicata all’apertura delle due mostre d’arte contemporanea dislocate all’interno del paese e allestite in diverse case, alcune abbandonate ma concesse per l’occasione dalle stesse famiglie residenti a Cataforìo: la mostra “Casa, Territorio, Spostamenti. Dov’è una casa? (Home, Territory, Moving. Where is a home?)”, con le opere di sei giovani artisti italiani e stranieri, e la mostra “Identità Migranti” in collaborazione con la ONG Médecins du Monde.

Il percorso della prima mostra, guidato dal team di CatArTica, inizia con l’installazione scultorea dello scultore egiziano Mohamed Ziada che per il Festival ‘Pao Spiti’ ha realizzato appositamente una scultura in gesso raffigurante un’antica Dea egizia, a cui si rivolgono e che accoglie le anime migranti in cerca della speranza – e della realtà – di una terra, una casa e una vita migliore. Seguono dentro la “casa di cartone” le serigrafie e le piccole installazioni (anch’esse realizzate in cartone ed elementi vari) di Nausica Barletta ‘Luoghi’ e ‘Case (Identità)’, nate da una riflessione sul periodo storico e culturale che stiamo vivendo, segnato da una ridefinizione dei concetti di spazio, di confine, di ‘abitare’.

locandina_PAO SPITI (GO HOME) FESTIVAL

La napoletana Carolina Ciuccio presenta una suggestiva installazione dal titolo ‘Culture migranti’, sull’identità «sospesa» propria delle popolazioni in movimento: sono mostrati i volti rappresentativi di sei gruppi di popolazioni emigrate principalmente in Europa e in Italia, attraverso uno studio dei tratti somatici delle popolazioni e la successiva selezione di tessuti tradizionali dei paesi. A metà percorso c’è la seconda mostra, curata in collaborazione con Médecins du Monde, “Identità migranti” che raccoglie una serie di disegni e collage dei ragazzi minori che ‘vivono’ all’interno dei centri di prima accoglienza nella provincia di Reggio Calabria; e due proiezioni video realizzati dal team di CatArTica Care che documentano un happening concepito al Cimitero dei Migranti di Armo (RC) in commemorazione dei migranti che hanno perso la vita in mare, e il progetto delle ‘Piccole biblioteche per i ragazzi migranti’ sviluppato nei centri di accoglienza della provincia di Reggio.

Troviamo poi ‘Archivio Siriano – 6 anni dopo’, una videoinstallazione del filmmaker Marco Perri che riflette sulla situazione politica siriana e in generale sul medio oriente anche attraverso la riproduzione di immagini d’archivio. La chiesetta di ‘Gesù e Maria’ accoglie le opere di Sergej Tikhnov, iconografo russo che attualmente vive a Reggio Calabria. I lavori esposti all’interno della Chiesa – in cui è custodita un’imponente statua di San Basilio risalente al XVI secolo – sono ispirati alla tradizione dell’icona russa e ai suoi più celebri iconografi fino a interpretazioni che attingono, invece, agli stilemi di un linguaggio artistico russo costruttivista, più contemporaneo. Chiude il percorso l’interno di un grande garage allestito con il lavoro del fotografo camerunese Patrick Wokmeni il quale, attraverso un approccio molto crudo e nudo («non esistono set, composizioni o cornici»), presenta la serie fotografica ‘Purgatoire Rabat’ che ci racconta le condizioni di vita – o, meglio, di sopravvivenza – quotidiana dei migranti che arrivano in Marocco per intraprendere il viaggio in mare verso l’Europa e non riuscendo ad attraversare il continente finiscono bloccati nella città di Rabat, come in uno stato di ‘limbo’.

Da domenica 27 agosto si inizierà, invece, con il corollario delle iniziative che accompagneranno le due mostre fino al 31 agosto: ovvero, in primis (domenica 27 alle 21,30), la presentazione del corto vincitore dell’edizione 2017 del ‘Riace in Festival’ (‘BANKO’ di Daniele Cappello) e la proiezione esclusiva di “Un paese di Calabria” (regia di Shu Aiello e Catherine Catella), film girato a Riace, che documenta il modello di accoglienza e integrazione dei migranti sviluppato in questi ultimi anni dal Sindaco Domenico Lucano, già vincitore di vari premi e prodotto per l’Italia da Bo Film.

Poi, i due talk organizzati si concentreranno sulle trasformazioni territoriali e urbanistiche e sulle problematiche annesse, rispetto ai fenomeni migratori e a contingenze geografiche, ambientali, culturali e sociali nel corso del tempo fino ai giorni nostri. Il primo talk – in programma per il 28 agosto – è curato da Giuseppina Cassalia, Architetto Conservatore dei Beni Architettonici e Ambientali, e introdotto da Giuseppe Crucitti, presidente dell’Associazione Conservatorio Grecanico e fondatore della manifestazione di musica e danza tradizionale della Vallata del Sant’Agata ‘U Stegg’. Si tratterà di un talk itinerante, un percorso guidato a piedi per le vie del paese, sul rapporto tra passato e presente nel borgo di Cataforìo attraverso il contatto con la materia – pietra, legno, calce, mattoni, ferro e cemento – parlando di forme, significati e dinamiche dell’abitare. Il secondo talk, il 29 agosto, vedrà la presentazione della rivista Essenziale, ideata dal duo artistico {movimentomilc} e da Martina Mauro, con un contributo importante di Giovanna Vadalà (Architetto e Dottore di ricerca in Architettura del Paesaggio) dal titolo ‘People escape_Paesaggi confinati’. Il festival si chiuderà nelle sue ultime due giornate con i contributi delle compagnie teatrali Don Cosciotti Senza Mancia e Pagliacci Clandestini con gli spettacoli “Dal Cairo con furore” e “Greece – Persone che incontrano persone”.