Falcomatà vs Irto, lo scontro arriva a Roma. Pd come PsicoDramma: tensioni dopo il terzo ko
Manovre per mettere il senatore alle corde dopo il flop alle regionali. Tra malumori e richieste di dimissioni: Irto-Falcomatà, uno dei due è di troppo dentro il Pd?
09 Ottobre 2025 - 19:16 | di Pasquale Romano

La ‘Legge’ di Murphy afferma laconicamente che “Se qualcosa può andar male, lo farà”. La fragorosa discesa in campo di Giuseppe Falcomatà quale candidato al consiglio regionale, da abbinare al mancato passo indietro dell’ex fedelissimo Giovanni Muraca e alla volontà del senatore Nicola Irto di sostenere -e far sostenere ai dirigenti locali dem- il sindaco di Palmi Giuseppe Ranuccio, era già una sorta di Legge di Murhy formato bonsai.
A prescindere da quello che sarebbe stato l’esito delle urne regionali, la resa dei conti (abbondantemente anticipata) era cosa già fatta. Il day after ha visto esultare entrambi: Ranuccio ha preceduto di qualche centinaio di voti Falcomatà, guadagnandosi l’immediato accesso a Palazzo Campanella, l’Highlander sindaco di Reggio Calabria invece ha prima temuto l’esclusione, poi esultato con l’elezione figlia della ripartizione degli ultimi seggi.
Un’elezione sofferta e -alzi la mano chi può sostenere il contrario- avvenuta sostanzialmente senza nessun contributo dal suo partito, ovvero il Pd. Un paradosso per chi è sindaco metropolitano da 12 anni e non ha mai cambiato casacca politica, ma le fazioni e gli scontri interni hanno portato a questo, con Falcomatà che è riuscito ad ottenere l’accesso a Palazzo Campanella grazie al supporto di pochi consiglieri e assessori, oltre che di alcuni amministratori in provincia.
Lo stesso dicasi anche per esponenti di maggioranza di altri partiti, i quali hanno preferito sostenere altri candidati al consiglio regionale. Un dato che Falcomatà ha memorizzato bene e che porterà presto alle ‘riflessioni’ (leggasi, rimpasto) del primo cittadino, con novità attese sia al Comune che alla Città Metropolitana.
Il dato rilevante da rilevare nelle ultime ore è che lo scontro tra Nicola Irto e Giuseppe Falcomatà non è più solo una questione calabrese. Dopo le elezioni regionali e l‘elezione di Falcomatà al Consiglio, il duello tra i due esponenti democratici si sposta a Roma, con tensioni arrivate fino ai vertici nazionali del Partito Democratico.
È la resa dei conti dentro un partito che, in Calabria e specie in riva allo Stretto, appare sempre più spaccato e privo di una rotta comune. A testimonianza di ciò, anche il fatto che la costola del Pd reggino riferibile al sindaco Falcomatà, vorrebbe rovesciare il segretario provinciale Giuseppe Panetta, eletto soltanto pochi mesi fa. Il sostegno elettorale palese di Panetta a Ranuccio -ma non solo, secondo alcuni rumors ci sarebbero anche possibili violazioni dello statuto dem- tra i motivi che hanno causato scintille.
Le accuse dal fronte Stasi
Ad alimentare il dibattito interno ci sono anche le parole durissime del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, che parla apertamente di fallimento politico e chiede un azzeramento della classe dirigente regionale.
“Diverso è il discorso per il centrosinistra, alla terza sconfitta consecutiva, con proporzioni inaccettabili, strutturalmente impreparato. Spero che nessuno, da Roma a Reggio Calabria, abbia il coraggio di inventarsi bicchieri mezzi pieni: non c’è rimasto nemmeno il bicchiere”, ha attaccato Stasi.
“Una classe dirigente totalmente impegnata a tutelare le proprie posizioni personali e che ha creato un danno enorme alla Calabria: più che da rinnovare è da azzerare”.
Parole che molti, tra gli ambienti del centrosinistra, leggono come un messaggio diretto al gruppo dirigente regionale guidato da Nicola Irto, ritenuto responsabile di un Pd “fermo”, poco radicato e privo di capacità di attrazione.
Questo in sintesi l’attacco di Stasi (da ricordare che non è un tesserato del Pd) ai vertici del centrosinistra regionale. Critiche sono arrivate però anche da esponenti calabresi dem. “Senza giri di parole subiamo la terza sconfitta consecutiva in Calabria”, le parole dell’ex consigliere regionale Raffaele Mammoliti, ricandidato e non eletto in questa tornata elettorale.
Più criptico e sibillino invece Domenico Bevacqua, capogruppo Pd in consiglio regionale e non ricandidatosi.
“L’esito delle urne ha segnato la vittoria del centrodestra, con uno scarto sinceramente inaspettato. Così come è necessario aprire, all’interno del Partito Democratico, un confronto serio, non per individuare colpe o colpevoli, ma perché il contesto e lo scenario politico ce lo impongono. Rispondendo infine alla mia riflessione di quelle ore, credo che lo scopriremo nei prossimi mesi se il mio passo di lato abbia già dato i frutti sperati”, le parole di Bevacqua.
Il senatore e segretario dem Nicola Irto, messo sotto pressione in questi giorni, ha dalla sua -e non è roba di poco conto- alcuni pezzi dei vertici nazionali del Pd.
La difesa romana di Bonafoni
Ad esempio, a smorzare i toni ci ha provato Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale del Pd, che in un’intervista al Corriere della Sera ha invitato alla calma e a un’analisi più ampia del voto.
“Non si possono fare i conti guardando soltanto la lista del Pd. In Calabria avevamo due liste: Pd e Democratici e Progressisti. La somma ci porta al 20%, cinque punti in più rispetto all’ultima tornata”, ha spiegato Bonafoni.
Chi invece ha una linea diversa e critica all’interno del Pd calabrese, sostiene che nella lista satellite Dp sono stati inseriti troppo esponenti provenienti o attualmente collocati in altri partiti: Giuseppina Incarnato e Francesco De Cicco nel collegio Nord o Nino De Gaetano e Carmelo Versace nel collegio Sud giusto per fare qualche esempio.
La dirigente dem ha poi difeso l’operato della segreteria Irto e chiesto di evitare processi sommari:
“Chi è al governo parte avvantaggiato. Occhiuto ha anticipato il voto e ci ha costretto a una campagna in affanno. Ma dobbiamo costruire l’alternativa alla destra, uniti e con un progetto vero”.
Le due correnti: Boccia con Irto, Decaro con Falcomatà
Dietro la tensione calabrese si muovono quindi anche equilibri romani. Il senatore Nicola Irto può contare sull’appoggio di Francesco Boccia, figura di riferimento dell’area riformista e legata alla segreteria nazionale.
Dall’altra parte Giuseppe Falcomatà, rafforzato dall’elezione al Consiglio regionale, si muove in asse con Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e oggi eurodeputato, con cui condivide rapporti politici e personali consolidati.
Un legame, quello tra Decaro e Falcomatà, che potrebbe diventare decisivo nei prossimi mesi. Il sindaco reggino, sentendosi escluso da Irto nella fase di designazione della candidatura alla presidenza (poi assegnata all’ex presidente Inps Pasquale Tridico), vive ora la sfida come un atto di rivalsa politica.
Un Pd spaccato e un futuro incerto
Alle tensioni locali si aggiungono le fratture aperte nei territori. Irto ha scelto di puntare su Giuseppe Ranuccio, sindaco di Palmi, sostenuto da gran parte del Pd reggino, arrivato davanti a Falcomatà per poche centinaia di voti nel collegio Sud. Una mossa che ha incrinato (definitivamente?) i rapporti tra i due leader reggini del Pd e ha acceso lo scontro tra le rispettive aree di influenza.
Falcomatà, dopo anni di frizioni e scontri come ad esempio in occasione dei rimpasti ‘individuali’ di Giunta, punta ora a rientrare da protagonista nel dibattito regionale e – secondo fonti interne a Palazzo San Giorgio – guarda già al futuro con un obiettivo preciso, ovvero prendendosi quanto mancato in questa circostanza: diventare, alla fine del prossimo mandato, il candidato alla presidenza della Regione Calabria per il centrosinistra.
Il Pd calabrese rischia una frattura insanabile
In questo clima, parlare di ricuciture appare oggi poco realistico. Le tensioni sembrano ormai arrivate al punto di non ritorno ma la politica è materia che riesce costantemente a sorprendere: non sarebbe da escludere una pace, o quantomeno tregua momentanea, tra Irto e Falcomatà, in attesa di capire cosa riserverà il futuro.
Al momento, un dato sembra chiaro: nel Pd regionale uno tra Falcomatà e Irto rischia di essere di troppo. La partita, da qui alle comunali reggine in programma nella primavera del 2026, sarà tutta giocata su questo equilibrio instabile.