Il “Piano per il Sud 2030” vuole proporsi come un’azione pubblica di investimento da sviluppare nell’arco di un decennio, che sia in grado di garantire un tempo congruo alla buona programmazione e una portata finanziaria ampia per gli interventi, per recuperare il lungo processo di disinvestimento al Sud.
Seguendo questo schema, il Piano avrà bisogno, nel biennio 2020/2022 di una immediata mobilitazione di risorse, finanziarie, amministrative e umane, “senza gravare – si legge nella relazione – di maggiori oneri la finanza pubblica e agendo sul riequilibrio della spesa ordinaria e l’accelerazione della spesa aggiuntiva, l’attuazione delle misure previste nella Legge di Bilancio 2020”. Parte integrante del Piano sarà anche l’attività di programmazione delle risorse europee e nazionali per il periodo 2021/2027.
Ma vediamo in soldoni qual è la proposta del Governo relativamente al prossimo triennio 2020/2022.
La stima è di aumentare del 65% le risorse che sono state destinate al Mezzogiorno nel triennio precedente 2016/2018. L’imperativo è massimizzare l’impatto delle misure nella Legge di bilancio per aumentare gli investimenti pubblici. La spesa ipotizzata è +5,6 miliardi di euro con recupero del 34% sulla spesa ordinaria in conto capitale; +2 miliardi con l’obiettivo del 34% su nuovi Fondi dalla legge di Bilancio; + 6,5 miliardi attraverso il recupero della capacità di spesa sul Fondo di sviluppo e coesione (FSC); + 3 miliardi derivanti dal salvataggio della spesa dei Fondi strutturali europei (SIE) 2014/2020; + 3,9 miliardi di euro operando un anticipo dell’avvio del Fondi SIE 2021/2027.
Ma la grande occasione, per il Governo, è il nuovo ciclo che si aprirà tra il 2021 e il 2027. Fino al 2030 sono infatti previsti qualcosa come 123 miliardi per il Mezzogiorno: 30,75 dai Fondi strutturali europei; 23,4 dal cofinanziamento nazionale; 5,2 dal cofinanziamento territoriale 2021/2027 e infine 5 miliardi dalle risorse aggiuntive del Fondo di sviluppo e coesione 2014/2020.
I passaggi necessari
Il premier Conte ha anche illustrato i prossimi passi che il Governo compirà per rendere tutto questo possibile: il prossimo 31 marzo sarà stilato un Decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri per l’attuazione della cosiddetta clausola del 34%, con la presentazione della relazione al CIPE sulla riprogrammazione del Fondo di sviluppo e coesione; il 10 aprile il Documento di Economia e Finanza (DEF) dovrà contenere la quantificazione finanziaria della politica di coesione nazionale per il ciclo 2021/2027; il 30 aprile successivo saranno presentate le proposte dei Piani di sviluppo e coesione proprio al CIPE; e infine il 30 giugno, la condivisione con la Commissione europea dello schema di accordo di partenariato per la programmazione 2021/2027.